RED CARPET

 

Alla fine i lavori di imbellettamento annuale,  marmi lucidi, lampadari lustri,  red carpet ben disteso e senza pieghe,  picchetto d’onore alle prove sotto lo sguardo severo di statue mute e seminude.

 

Tutto è pronto.

 

Un grande velo di plastica copre per metà la facciata del Grande Palazzo, quello sopra il quale scalpitano svettando i cavalli possenti che spingono il carro della Giustizia.

 

Deve essere proprio un privilegio lavorare in un Palazzo così bello, come tanti altri in città a dire il vero, ma questo ha un fascino tutto particolare , sarà per i volumi elegantemente distribuiti,  i giardini da cui è circondato , mi dicono che all’interno ce ne  siano persino alcuni in cui scorrono canali e cascate d’acqua, i motti in latino che sovrastano i portoni, i bassorilievi di insigni giuristi …., e certamente deve essere così, spesso chi lavora dentro il Palazzo si trattiene fino a sera  tardi in quelle stanze  che sicuramente saranno dotate di ogni confort.

 

D’altra parte , mica è una cosa di ordinaria amministrazione l’Amministrazione della Giustizia, eh no! Ella, la Giustizia, si amministra in nome del Popolo Italiano , con solennità, tutti in piedi , i giudici  e gli avvocati con le toghe e i fregi d’oro e d’argento, i criminali i fregi di ferro e piombo incapsulati nel cuore, a c’è anche Lui , il figlio del falegname, il Giudice Sommo a dar suggello di verità ad una Giustizia che dovrebbe autonomamente reggersi senza aiuto divino.

 

I N   N  O M E   D E L   P O P O L O   I T A L I A N O

 

Qualcosa non torna, dov’è il Popolo dentro questo Palazzo, possibile che il Popolo sia costituito soltanto dai buoni per legge e dai cattivi per malasorte?

 

Il Popolo lo trovi in questo palazzo ammassato dentro i fogli su fogli su fogli dentro faldoni pazienti  e affettuosi e compiacenti, lì in attesa che finalmente sia posto l’ultimo e definitivo timbro sui  propri diritti , oppure lo trovi per i corridoi a metà mattina abbracciato alle inferriate in   attesa che il  proprio  figlio marito padre esca dal cellulare della penitenziaria e finalmente appaia nella gabbia dell’aula, oppure lo trovi per i corridoi o nell’androne strusciante in attesa della notizia fuoriuscita da qualche chiacchiera al bar.

 

Un Popolo curioso. O forse no.

 

Questo Popolo così curioso non si chiede come si possa lavorare in un posto così bello e tuttavia lagnarsene.

 

Questo Popolo così curioso non si chiede come certe cose all’improvviso divengano Legge  che cancella misfatti.

 

Questo Popolo dovrebbe sottoporre ad una verifica obiettiva ciò che si intende per Amministrazione della Giustizia.

 

Dovrebbe diventare curioso fino allo sfinimento per poter finalmente capire perché fino a tarda sera le luci del Palazzo rimangano accese ma la Giustizia rimane la bella addormentata d’Italia.

 

E sarà forse per questo titolo ambito che ogni anno sfilano sul red carpet  i sogni e i bisogni di un Popolo che attinge da numeri e statistiche la consapevolezza del proprio malessere.