RELAZIONI DI COPPIA: TRA LIBERTA’ E LEGAME

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Nel peregrinare nei meandri della mente, mia e degli altri, ho percorso sentieri che mai avrei immaginato potessero esistere. Sono curiosa, di natura, e quando vedo qualcosa di nuovo, mi appassiono.
Le relazioni sono il mio argomento preferito. Cerco di capire come funzionano. Osservo attentamente. Prendo nota. Faccio collegamenti. Trovo punti di contatto. Mi dò spiegazioni che spesso poi, in itinere, rettifico e perfeziono.
Stare in relazione con qualcuno è una delle avventure più difficili e allo stesso tempo più entusiasmanti che la vita ci regala…..ma ora vorrei soffermarmi sulle relazioni di coppia, attraverso alcuni interrogativi che ci riguardano da vicino poiché tutti, in qualche modo, abbiamo sperimentato la difficoltà nel mantenere libertà equilibrio e armonia nello stare insieme a qualcuno.

“Liberta’” e “legame” possono sembrare due termini in totale contraddizione tra loro. Viviamo in un’epoca di iper valorizzazione dell’individualismo e di narcisismo imperante, e diventa difficile, soprattutto per i giovani, pensare di essere liberi all’interno di un legame. Eppure questo e’ il paradosso della nostra esistenza: “diventiamo liberi solo dentro i legami” .

Tutte le teorie psicodinamiche dello sviluppo si basano sull’idea basilare che i bambini nascono completamente dipendenti dalle loro figure di riferimento affettivo, una dipendenza che quando si sviluppa in modo flessibile consente ai piccoli di autonomizzarsi, di muoversi nell’ambiente con quella giusta dose di libertà che gli consentirà di sperimentare il proprio se’ indipendentemente dalle relazioni con i caregiver ( figure di riferimento)
Questo vissuto permetterà ai bambini di acquisire sicurezza in se stessi e, se il processo andrà’ a buon fine, di poter poi appartenere ad altre realtà relazionali continuando a vivere il senso di libertà .

**In coppia però si cambia?

Si, è vero ed è fisiologico ma cambiare, all’interno di una relazione, non significa recidere parti di se’, ma negoziare e rivedere quelle parti di se’ che possono non rispondere a esigenze relazionali specifiche, accompagnando tale percorso alla capacità di costruire un progetto evolutivo che sara’ pensato e costruito da entrambi’.
Ma non è un’acquisizione scontata. In realtà, sempre più coppie si separano e si rivolgono a noi specialisti per risolvere le loro difficoltà. A volte questi legami diventano lacci strettissimi per uno o entrambi i partner. La sensazione è proprio quella della costrizione.
Tra le difficoltà che le coppie portano in terapia durante i nostri incontri sono le difficoltà di comunicazione; la sensazione di non essere visti e riconosciuti dall’altro come persone portatrici di bisogni e sentimenti specifici; l’impossibilità o l’incapacità di gestire il conflitto; le difficoltà nel fare fronte comune come genitori. Spesso si rimane figli non differenziati pur diventando genitori, generando dinamiche molto confusive e conflittuali all’interno della coppia. Ecco che le relazioni diventano delle arene, in cui l’altro si usa per finalità non indirizzate al benessere relazionale e individuale.

**Da cosa dipendono questi incastri non funzionali?

Sono spesso il frutto dell’ incapacità’ di non avere più’ un contatto autentico con stessi e con l’altro, sono dinamiche che possono avere alle spalle storie personali dolorosissime, di non riconoscimenti, non accudimenti e non contenimenti, che poi si riversano nella coppia per cercare di compensare tali bisogni antichi, di affetto e di controllo.

**Come evitare, dunque le frustrazioni?

Più’ che evitare le frustrazioni, si può’ aiutare le coppie a viverle. In questo edonismo imperante che ci porta a pensare che tutto debba essere sempre perfetto, arriva prima o poi il grande trappolone: i problemi, le piccole variazioni nella tabella di marcia che fanno crollare tutto’.
Proviamo a comprendere che le coppie si costruiscono sia sull’ individualità’ dei partner (i loro bisogni specifici e le rispettive storie familiari) che sulla base di un progetto creativo, qualcosa di nuovo: un ‘”terzo’” che emerge dall’incontro con l’altro.
Il ‘terzo’ ( …e non è ciò che molti penseranno ) e’ ciò’ con cui i partner dovranno costantemente porsi in dialogo perché’ rappresenta la natura profonda del loro legame, quello che insieme hanno contribuito a creare: c’e’ chi lo chiama patto, chi contratto o incastro, chi assoluto di coppia. In ogni caso, e’ a questo terzo, alla sua natura, che bisognerebbe guardare quando si vuole capire da dove originano le frustrazioni, ancor prima di pensare a come risolverle e gestirle’.
Bisognerebbe essere capaci di comprendere che spesso i problemi che insorgono sono frutto di un lavoro di squadra e non sono ascrivibili semplicisticamente all’uno o all’altra, alle mancanze dell’uno o dell’altra o ai sintomi dell’uno e dell’altra. Certo poi mi rendo conto che sia più’ facile dire ‘sei un imbecille’ o ‘sei una pazza”

**Quali sono i segreti dei legami di lunga durata?

La durata non e’ un indicatore di qualità’ della relazione.
Le coppie più’ soddisfatte non sono quelle che non hanno crisi, ma quelle che riconoscendole mettono in campo risorse per gestirle in modo funzionale. Le crisi sono un ingrediente costante nella vita della coppia, perché’ hanno a che fare con eventi critici che fisiologicamente si presentano nel corso del ciclo di vita e che devono essere attraversate: la nascita di un figlio, l’adolescenza, il momento in cui la coppia affronta lo svincolo dei figli. Poi ci possono anche essere crisi di natura traumatica: una malattia, lutti importanti, oggi più’ che un tempo, la perdita di un lavoro.
Ecco che i fattori che favoriscono le relazioni di coppia sono :
-La capacita’ di adattamento, ovvero di rivedersi nei propri ruoli in funzione dei cambiamenti che la vita porta;
-La capacita’ di coalizzarsi e far fronte comune di fronte alla crisi, riconoscendo l’altro come capace di offrire un supporto con la sua unicità’;
-La capacita’ di tollerare le emozioni negative che le crisi portano;
-La capacita’ di esprimere i propri sentimenti, il vivere la sessualità’ in modo sano e di continuare a incontrarsi anche quando viene meno la passionalità’ iniziale;
-La capacita’ di comunicare chiaramente e mettere in circolo parole positive per favorire l’espressione dell’altro e dei propri sentimenti, definendosi chiaramente la relazione.

** E’ quindi aumentata la conflittualità nell’era post moderna?

In realtà e’ aumentata l’incapacità’ della coppia di guardare alla crisi e di gestirla, questo accade perché anche i ruoli e i rapporti tra i generi stanno cambiando.
C’e’ molta meno voglia delle donne di adeguarsi, nuove aree di fragilità’ del ‘maschile’ e c’e’ meno capacita’ di guardarsi e di incontrarsi in modo autentico, perché’ tutti siamo troppo impegnati a fare altro. Il conflitto diventa cosi’ più’ frequente e non gestito, ma il “terzo” ha bisogno di cura. Infine, i cambiamenti sociali si ripercuotono sul sistema familiare e sul sistema di coppia. Ciascuno di noi deve gestirsi all’interno di tante relazioni differenti che spesso sono in conflitto tra loro: i tempi di lavoro che non corrispondono ai tempi di vita; i tempi della genitorialità’ che non corrispondono con quelli della coniugalità’’…. tempi di non libertà in cui nostro malgrado “diventiamo schiavi dentro i legami”.

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