Religioni diverse ma obiettivo comune: migliorare il mondo in cui viviamo

Ricordare ma dimenticare!

Così si potrebbe sintetizzare il messaggio scaturito dalla Giornata del dialogo ebraico cristiano svoltasi giovedì 17 gennaio all’Istituto S. Tommaso.

Un incontro che, per la prima volta ha visto riuniti il rabbino di Siracusa, dott. Stefano Di Mauro, lo ieromonaco p. Alessio Mandanikiota del Patriarcato di Costantinopoli, che cura la comunità greco ortodossa della provincia di Messina, ed il rev. Andreas Latz, che è stato chiamato a mettere a disposizione della comunità evangelico luterana della provincia di Messina e Catania la sua esperienza e la sua preparazione filosofico-teologica.

Presenti anche mons. Carmelo Lupò vicario generale della Diocesi, il rev. Alessandro Roma, della comunità Chiesa Cristiana Avventista del 7° giorno, p. Petro Voicu Bogdan pastore della comunità ortodosso romena, il rev. Canon Bruce Duncan, della comunità anglicana, ed i rappresentanti del SAE (Segretariato attività ecumeniche) e Commissione Ecumenica Diocesana, da cui è nato il progetto di questo incontro.

In un clima di cordialità e confronto, il rabbino ha messo in luce come sia necessario che le grandi religioni affrontino un comune cammino spirituale che possa indurre ad un miglioramento della nostra società.

La questione del dialogo tra i credenti non è ormai più una questione interna alle diverse comunità di fede, ma concerne l’intera umanità con le sue grandi questioni e le rapide trasformazioni in atto – ha detto altresì Suor Tarcisia Carnieletto, direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo ed il Dialogo -Confrontarsi, a qualunque livello, presuppone l’abbandono dell’autosufficienza, nella consapevolezza che la verità è sempre più grande di noi ed è meglio cercarla insieme che da soli”.

Incisivo anche l’intervento di p. Mandanikiota, che ha posto l’accento sulla necessità di “ricucire il rapporto con l’ebraismo, religione che è alla base del cristianesimo; l’assenza di comunità ebraiche rappresenta per la nostra regione una pesante mancanza di cultura. I momenti di dialogo devono essere più assidui, perché più riusciamo a confrontarci con serenità ed equilibrio, e più possiamo riuscire a realizzare quello che è un obiettivo comune, ossia migliorare il mondo in cui viviamo”.

“Il trionfalismo cristiano che per un lungo tempo ha gravato sul rapporto con gli ebrei – ha aggiunto il rev. Latz – non è conciliabile con l’idea di un serio incontro. Si tratta di una “mania di superiorità” che , purtroppo, nel corso dei secoli è servita a giustificare oppressioni e persecuzioni. Auspicabile, invece, che i cristiani approfondiscano la loro conoscenza della bibbia ebraica (Antico Testamento) per ottenere una visione non distorta dell’ebraismo e superare ogni forma di antisemitismo e antigiudaismo”.

Ricordare il passato, dunque, non per fare ammenda di quanto è successo ma, come sottolineato da mons. Lupò, per voltare pagina nell’ottica di affrontare un percorso comune e costruttivo.

(Maria Cristina Rocchetti)