Ricordando Enrico Trucco, amico e artista della cinematografia a scuola

 L’incontro  con  Enrico Trucco e  con la sua arte cinematografica a scuola  sono per me e per tanti comuni amici  dono prezioso del  Marano Spot Festival.

Svettava in tutto Enrico. Aveva uno sguardo diverso sul mondo, capace di stupire sempre, uno sguardo alto e benevolo.

  Ogni anno al Festival di Marano ci sorprendeva  con i suoi spot impegnati e insieme leggeri, intelligenti,  mordenti,  ricchi di allusioni colte che ci piaceva scoprire. Ci faceva pensare e sorridere, anche ridere. Ci sono tanti momenti dei suoi cortometraggi che restano nel cuore e nella mente: il sacerdote  che, agitando un barattolo di senape, invita con sacro furore i fedeli a pentirsi e a non peccare; il critico d’arte che descrive con sapienza certosina “gli effluvi di negatività” nel ritratto di donna; il professore  che incalza i passanti con la domanda “lei che farebbe?” di fronte al bullo incappucciato esposto alla gogna.

Sempre diversi i suoi spot, ma con un segno stilistico unico, chiaro: l’ironia capace di destrutturare il caso drammatico.  Enrico Trucco, infatti,  raccontava e denunciava con la grazia e la forza dell’umorismo amaro le tragedie del nostro tempo, del nostro mondo: la violenza sulle donne, l’omofobia, il bullismo, la perdita del valore della conoscenza, l’omologazione, l’intolleranza verso tutte le differenze.

Da dieci anni continuo a riproporre a scuola nelle mie classi come modello di analisi e riflessione sul bullismo, di cinematografia a scuola il suo corto-candid camera sul bullo nella Piazza di Ciriè. Antonio Risoluto l’ha definito una “genialata”: mille sguardi e prospettive s’incrociano sul bullo ed  emerge tutta la problematicità  di un fenomeno devastante  che nessun altro ha saputo raccontare  con la  leggerezza ironica di Enrico.

L’anno scorso, al Festival di Marano, ha ricevuto il premio alla carriera: l’ha accolto con il suo sorriso gentile di sempre, con la grazia timida e la commozione che solo un artista vero e nobile, quale lui era,  sanno esprimere. Partiti da Marano, ci  raccontava i suoi progetti futuri da neo-pensionato: la cinematografia ci sarebbe sempre stata, in un  orizzonte ancora indefinito che si allargava anche oltreoceano, seguendo i successi  sportivi della figlia Valeria.

Tra due mesi avrà inizio il Festival internazionale dello spot sociale di Marano, Enrico ci mancherà ma ci sarà sempre: il suo sorriso gentile, i suoi racconti cinematografici  restano con noi.

Pina Arena