<<Siamo convinte che fare i conti con il pensiero della morte sia un modo per farci dei doni, al livello personale, individuale. Rapportarsi alla mortalità, al limite dell’esistenza, ci offre la possibilità di godere qui, ora. Godere di ogni singolo momento che attraversiamo e riuscire a stare nel presente.>>
Infine Onlus nasce nel 2014, con sede in Via Santa Giulia 76, a Torino. Ha l’obbiettivo di promuovere e realizzare attività di risocializzazione attorno ai momenti ardui dell’esistenza, generalmente relegati alla sfera privata di ognuno, quali la malattia, la vecchiaia, il lutto e la morte. La Presidente, Marina Sozzi, vanta 20 anni di studi accademici e sul campo, alle spalle la direzione di un’altra associazione che trattava temi analoghi, ed un master in raccolta fondi.
<<Gli enti pubblici non suppotano le onlus, non com’era anni fà. Si va avanti solo grazie alla sostenibilità. Avendo imparato a gestire questo aspetto ho deciso di fondare una mia associazione, mi sono guardata intorno e l’incontro con Giusi che possiede le competenze sul versande della bioetica e dell’etica della cura, è stato decisivo, perché l’intenzione era quella di mettere assieme più teste con formazioni affini, sovrapponibili.>>
La mission del progetto è stratificata a più livelli, la prima parte, fondamentale, è il supporto, il lavoro sociale previsto per tutta quell’area dell’esistenza che và dall‘invecchiare fino al morire, passando per il lutto fino all’estrema vecchiaia, l’Alzheimer e le demenze, che rappresentano tutta un’area socialmente molto scoperta.
Andranno delineandosi nei prossimi mesi i percorsi di sostegno per i parenti di malati di Alzheimer attraverso gruppi condotti e seguendo il modello americano, l’inserimento della figura del bioeticista all’interno delle strutture ospedaliere locali.
<<Stiamo operando un’analisi di supporto con le Asl, per capire dove il Servizio Nazionale Sanitario non arriva per mancanza di fondi o di organizzazione e dove possiamo arrivare noi, magari con dei progetti supportati da fondazioni di erogazione, per riuscire ad asempio a formare persone che in questo momento non hanno lavoro e far si che possano “sollevare” per un certo numero di ore al giorno le famiglie che hanno un malato di Alzheimer, il ricovero crea un fortissimo senso di colpa che subito non c’e, ma ci sarà. L’etica della cura in ospedle è un discorso diverso che nasce dall’attestazione della mancanza di etica all’interno degli ospedali, che non vuol essere un’imputazione, ma come sappiamo abbiamo creato un sistema universitario che punta ad una eccellenza di tipo tecnico scientifico e che non guarda alla condizione dell’umano in quanto tale, prova della povertà del nostro tempo>>
Intanto dal mese di febbraio il via ai percorsi di sostegno al lutto, attraverso la metodologia dell’Auto Mutuo Aiuto (AMA), basata sulla solidarieta fra pari che scelgono volontariamente di incontrarsi ed elaborare insieme il loro malessere che ha origine dalla perdita di una persona cara per cercare di andare oltre la perdita “scrivendola” nella loro esistenza.
<<Non si tratta di cancellare il ricordo, si tratta di capire come ha senso andare avanti essendo consapevoli che non si torna indietro, è un esperienza, non si cancella, fa parte della trasformazione>>
A questi si aggiungono i laboratori sull’invecchiare, coordinati dalla Dott. Giusi Venuti, filosofa, Dottore di ricerca in Scienze Cognitive all’Università degli Studi di Messina, durante i quali gruppi di 12 partecipanti, a partire da un testo sul tema, esprimeranno sensazioni e riflessioni che porteranno alla nascita di un nuovo elaborato.
<<Il vestito pratico della filosofia di questi laboratori è il teatro e la connessione con l’etica, determinata dalla similarità delle loro strutture. Lavoriamo sul concetto di etica come prospettiva di accordo tra i molti, prospettiva particolarmente fragile in una società liquida, povera, assoggettata dai condizionameti culturali.>>
Infine Onlus risponde ad un bisogno del nostro tempo: costruire una cultura della morte, in una società che la nega e che lascia soli gli individui davanti ad essa, ricostituendone l’appartenenza al ciclo della vita.
<<La possibilità di accordo, di narrazione con altri, rispetto a quello che singolarmente stiamo vivendo, permette ad ognuno di andare incontro a queste situazioni di fragilità. Perché il corpo cambia, non siamo solo mente, non siamo solo quello che pensiamo di fare e le cose belle che abbiamo da raccontare, abbiamo un corpo che è soggetto alla forza di gravtà, che si stanca, che non ci obbedisce più e che è soggetto alla malattia e alla mortalità.>>
A sostenere ed incrementare il potenziale artistico di tali iniziative, Daria Piccotti, fotografa e parte integrante dello staff di Infine.
Il rinnovato incontro con la Dott. Venuti mi da l’opportunità di ritrattare la sconfortante vicenda del progetto di ricerca e formazione “Il sapere del corpo”, ragguardevole proposta per la quale al tempo la nostra redazione aveva teso interesse, finita nel dimenticatoio del Messinese.
<<Quando si mettono in campo degli aspetti che innegiano alla necessità di soffermarsi, fare qualcosa rispetto alla tristezza dei tempi, a tutti interessa. Ma a fronte della bellezza, allora era la possibilità di portare il sapere del corpo in carcere, nessuno è disposto a mettere niente del proprio, anche in termini economici. In una terra che mi diceva continuamente ‘bello, ma non ti aiuto’ ho fatto i conti con i miei limiti, con la mancanza di solidarietà. Ho chiesto cinquemila euro per far partire un progetto in carere con diversi professionisti e per tutta risposta volevano sapere se io fossi della cordata della bioetica laica o cattolica. Alle istituzioni posso dire: non avete dato niente a tutta una classe che ha studiato per fare questo lavoro.>>
Oggi nel Torinese le prospettive sono ben più ampie, il supporto morale mirato di queste iniziative consiste nell’offerta di contenuti alle menti quanto alla realizzazione di questi per combattere la resistenza fisica dei corpi, tutto grazie alla condivisione e al teatro, tentativo di mettere un pò di “addensante” in questa società liquida.
Giovanna Romano