Riflessioni on air

Un po’ di tempo fa, credo di aver avuto sette anni o giù di li, ho trovato un vecchio libro a casa, di cui a dirla tutta non ricordo nemmeno il titolo ma raccontava di sette fratelli che vivevano in un vecchio scantinato di un palazzo grigio londinese.

I sette fratelli avevano solo una piccola finestra che dava sulla strada e a turno si affacciavano per capire cosa stesse succedendo fuori. Da quella piccola finestra – appoggiati al davanzale – i piccoli disegnavano e raccontavano storie incredibili e inventavano personaggi fantastici prendendo spunto solo da piccoli dettagli. Che so, una scarpa, il rumore dei passi di una coppia di ragazzi.

Verosimilmente anche io, tra le quattro mura della radio – RadioStreet – vivo le stesse sensazioni. In realtà – pensandoci – le mura della radio sono sei, otto, dieci e si moltiplicano tutte le volte che questo spazio piccolo piccolo si riempie di gente e di storie. Ogni giorno, incrocio sguardi diversi, ogni giorno stringo mani di persone che probabilmente non rincontrerò più ma che in quel momento mi raccontano la loro storia o hanno semplicemente voglia di parlare.

La radio non è solo un luogo di incontro, diventa – quasi per magia – un luogo di condivisione, di scambio. Esperienze diverse si intrecciano tra di loro. Diventa un luogo di riflessione, di chiacchiera, di conoscenza. I muri non sono ostacolo, anzi prendono forme diverse in base alle persone che incontri. In sei anni – quasi sette – sono stata fotoreporter, rappresentante di classe, assistente sociale, consigliere comunale, fashion blogger, artista, musicista, film-maker, professoressa. Ho ascoltato le storie degli altri come se ci fossi anch’io. I muri diventano punti di vista, orizzonti, idee e anche se passiamo le nostre giornate qui, tra queste mura – spesso senza neanche accorgerci che fuori sta piovendo – apriamo la porta e veniamo investiti da un’energia incredibile, la stessa energia che si vive andando in giro per strada, passeggiando per il mercato o semplicemente stando seduti in un bar a parlare con un amico davanti ad un caffè. Non è cosa semplice raccontarsi e mettersi dall’altra parte ma è come se fossi appoggiata anch’io al davanzale a guardare i passanti e immaginarmi mirabolanti avventure e personaggi incredibili.

Qualsiasi persona venga, che rimanga o che sia solo di passaggio, antipatica o simpatica, accigliata o solare, aggiunge qualcosa, ti parla della sua realtà, delle aspettative nei confronti del futuro, degli obiettivi e spesso scopri che coincidono esattamente con i tuoi. Ed è a quel punto che riesci a comprendere la bellezza di queste quattro mura.