Riina il maestro dei burattinai

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Una grande trovata: la migliore!

 

Su tutti i giornali rimbalzano le ultime intercettazioni di Riina che in questo momento sta scontando i suoi ergastoli nel carcere di Opera, nel milanese.
“Io ho vinto proprio, ho vinto da strafare, ho vinto a Capaci, in via d’Amelio, con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e il giudice Rocco Chinnici”.

E adesso l’ultima sua grande trovata, la migliore, così come lui stesso la definisce: “Fu Borsellino ad azionare il telecomando della bomba che uccise e travolse chiunque gli stava intorno”.

Nelle intercettazioni delle conversazioni in carcere che risalirebbero allo scorso novembre, si sentirebbe Riina raccontare al suo compagno di ora d’aria, il boss pugliese Alberto Lorusso, che fu lo stesso Borsellino ad azionare il congegno della bomba piazzata nella Fiat 126 parcheggiata davanti al palazzo, poiché il telecomando era posizionato nel citofono del palazzo dove abitava la madre del procuratore.

Sembrerebbe quindi servita sul piatto una delle verità sui tanti misteri di via d’Amelio. A oggi, non si conosce il nome di chi abbia attivato la bomba. La rivelazione è ora al vaglio degli inquirenti.

Decidiamo di intervistare Vincenzo Calcara, ex uomo d’onore ‘riservato’.


Durante la nostra lunga chiacchierata si racconta e ci racconta, con parole semplici, tutta la sua storia dal 1991, l’anno del suo arresto. Fu proprio lui a confessare a Paolo Borsellino che gli era stato ordinato di ucciderlo e lo avrebbe fatto se non fosse stato arrestato.  Gli rivelò, inoltre, i modi con cui era stato deciso di farlo. Con lui in carcere, non restava che l’esplosivo. E così fu.

Oggi, Calcara è un uomo diverso e lo è grazie all’incontro con Paolo Borsellino. Questo strano magistrato dall’apparenza assente e che fumava, forse, troppe sigarette, aveva la capacità di cambiare e restare indelebilmente impresso a chiunque avesse l’onore di incontrarlo.

 “Io ero una grande spina pungente, ma sono cambiato, adesso dedico la mia vita ai miei figli, a loro insegno a essere persone migliori”.

 

Che cosa pensi delle ultime intercettazioni di Riina sulla strage in via d’Amelio?

“Riina sa dove si trova e non è di certo uno sprovveduto chiacchierone che si lascia scappare confidenze gratuite. È lì e continua a muovere i fili dei suoi compagni di galera, i poliziotti, i giornalisti, i magistrati, si prende gioco perfino delle intercettazioni. Quello non è un uomo, è un diavolo. I suoi sono messaggi. Ha ottant’anni ma la mente di un cinquantenne. Ancora una volta sta cercando di nascondere la verità.
Non è stata solo Cosa Nostra l’artefice delle stragi ma forze occulte, ancora più potenti”.

 

 

Parli delle cinque entità?

Sì le cinque entità. La mafia da sola non è nulla! Ci sono delle prove che confermano quello che io ho sempre sostenuto. Il Vaticano è un’entità, lo Stato è un’entità, servizi deviati, massoneria. La massoneria è la chiave, senza di essa non si fa nulla.
Adesso, le cinque entità sono ancora più potenti di prima. Si sono civilizzate, sono parti di uno stesso corpo, hanno gli stessi interessi. Per sopravvivere si aiutano l’uno con l’altro.
Le mafie
si sono raffinate, hanno capito che le stragi e le morti ritornavano indietro come un boomerang. Non uccidono più fisicamente, lo fanno in un altro modo. Hanno in mano l’Italia, il potere economico, politico. Tutto ciò che rimaneva di pulito, adesso è sporco.

Le cinque entità, sono uno stato dentro lo stato.

 

Hai mai avuto paura?

“Tutti abbiamo paura, ma non bisogna farsi sopraffare da questo sentimento. Come mi diceva Paolo Borsellino: Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta”.

 

Secondo te, perché durante alcuni processi non sei stato chiamato a testimoniare, nonostante, nelle tue confessioni e memoriali fai riferimenti precisi a fatti e persone?

“Perché la verità fa male, molto male, ma quando un uomo dichiara la verità il mondo si muove intorno a lui. Hanno cercato di calunniarmi, ma non ci sono mai riusciti, perché dietro le mie confessioni ci sono i riscontri giudiziari”.

 

Che cosa resta del vecchio Vincenzo Calcara?

“La verità! Ho pagato per i miei errori. Adesso metto a disposizione le mie verità all’antimafia. A breve a Torino, al salone del libro dall’8 al 13 Maggio, sarà presentato il mio libro, scritto in collaborazione con Simona Mazza, dal titolo: “Le cinque entità rivelate a Paolo Borsellino”. Ringrazio Manfredi Borsellino, Salvatore Borsellino, Luigi Furitano per la pazienza dimostrata in questi mesi. Loro ci hanno aiutato e consigliato. Ho inoltre creato tre gruppi facebook di cui vado particolarmente fiero: ‘Uniti nel nome di Paolo Borsellino, nel fresco odore di libertà’, in onore di Agnese e Paolo Borsellino che ad oggi conta 20.925 membri; ‘Vincenzo Calcara le mie verità’, amministrato da me, Chiara Borsellino, Roberta Gatani, Selmo Barbara e le mie figlie Lucia e Fiammetta, 20.522 membri e ‘LE 5 ENTITA’: mafia è anche politica,vaticano, massoneria, servizi deviati’ gestito solo da me e le mie figlie, 6.544 membri”.

E non può che tornarci alla mente quella telefonata alle 14,35 di quel 19 luglio 1992, al 113.

Una voce maschile.

 “Tra mezz’ora esploderà una bomba sotto di voi”, con una relazione di servizio ad attestarlo. Di quel nastro non c’è più traccia.

Che ci dicesse, Riina, lasciandoselo sfuggire in un’altra accorata confidenza dov’è finito quel nastro.

 

 

Per approfondimenti vai al link/ Continua su:  http://ilcarrettinodelleidee.com/sito/il-punto-di/item/2418-un-uomo-destinato-a-vivere.html

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