Voce piena e sicura, carica di quella potenza tanto viva da essere contagiosa. Ciuffo biondo, stendardo di una vivacità che non cela la sua giovane età.
Roberta Macrì, 26 anni, nata e cresciuta a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). La sua è una vita piena e frenetica, articolata tra la danza, la recitazione, l’interesse per il sociale, la sua gatta combina guai … e la sua sedia a rotelle. Nel 2011 un incidente le tolse l’uso delle gambe, avvenimento del quale parla con una tranquillità che potrebbe sorprendere. Con la voglia di essere un esempio e un sostegno per quanti condividono la medesima condizione, Roberta non ha paura di ripercorrere quella che per lei è stata una vera rinascita: “ho saputo subito che non avrei più potuto camminare. Nei sei mesi di ricovero al centro di riabilitazione di Montecatone – Bologna n.d.r. – ho vissuto immobile su un letto. Dipendevo in tutto e per tutto dagli altri. Quando mi comunicarono che avrei potuto utilizzare la carrozzina, non vidi in questo un ostacolo, tutt’altro. Il poter tornare a muovermi da sola, a non dipendere più dagli altri per svolgere le azioni più naturali, fu una gioia. La carrozzina divenne per me vita, nuovo inizio”. Con l’entusiasmo di chi non ammette la resa, Roberta non si risparmia nel rivelare quelli che sono stati i momenti di difficoltà: “il primo periodo non fu certo facile. Ho dovuto imparare tante cose. Salire e scendere i gradini, con la naturale paura di cadere. Vestirmi, mangiare, lavarmi, salire e scendere dal letto, tutti gesti quotidiani ma fatti in modo completamente diverso. La voglia di farcela da sola e la curiosità di vivere una vita nuova mi hanno dato la forza di provare. Non bisogna mai dire ‘non ce la faccio’ senza aver provato. Io ho voluto provare, e ce l’ho fatta! In questo periodo la figura di mio padre fu importantissima. Per sei mesi ha abbandonato il lavoro, gli amici, tutto e tutti per starmi accanto, ripetendo continuamente: ‘ce l’abbiamo sempre fatta insieme e continueremo a farcela insieme’. Ora sono spesso io a dar forza a lui. Per un padre è difficile, ma la mia energia a la mia voglia di vivere fanno bene anche a lui!”. Così la determinata giovane di Barcellona racconta la sua nuova vita, con la gioia di chi dice di aver avuto fortuna: “aver vissuto il ricovero insieme a ragazzi più giovani di me, ridotti allo stato vegetativo per incidenti meno gravi del mio, mi ha fatto capire quanto sia stata fortunata. Ho imparato che dobbiamo comprendere quanto sia importante ciò che abbiamo, e apprezzarlo sempre di più. C’è chi sta molto peggio di noi, non dobbiamo mai dimenticarlo”. Una forza e una maturità straordinarie per una giovane ventiseienne che ama la vita ogni giorno di più: “sarò pazza, non lo so. Ho sempre amato la vita, ma non quanto la amo adesso. Sono del parere che nel momento in cui perdi qualcosa, di fisico o personale, ti rendi conto di quanto sia importante questa vita. E a me è successo così. E’ scattata quella scintilla che mi ha fatto comprendere quanto sia importante godere la vita e rispettare tutti senza limitazioni. E le prime limitazioni di cui dobbiamo liberarci sono le nostre”.
Per Roberta è vietato dire ‘non ce la faccio’, non è ammesso arrendersi senza aver provato. Questo è uno dei tanti messaggi che questa giovane donna vuole trasmettere, con un’energia che sembra voler cambiare il mondo. Però non è il mondo che Roberta vuole cambiare, ma le false convinzioni che lo inquinano, ogni giorno. “Ogni cosa che faccio serve a sdoganare l’idea comune della gente che pensa che le persone in carrozzina non possano far nulla – spiega Roberta – Questo è un problema di presunta superiorità nei confronti di chi è diverso, sia sotto il punto di vista fisico che sociale. Altro problema è il pietismo. Una cosa che odio, perché partiamo da una nostra idea, senza un confronto. Meglio chiedere, prima di avere un’opinione affrettata. Chiedimi prima come mi sento in carrozzina, non dire subito ‘poverina’! Molto spesso mi capita che qualcuno mi spinga. Ma a voi capita mai che qualcuno vi spinga o vi sposti? Non vi darebbe fastidio? Non sarebbe meglio chiedere agli altri come si sentano più a loro agio? E’ vero che vivo tante limitazioni, ma le limitazioni le crea l’uomo! Se per noi fosse tutto più agibile, se ci fossero più rampe, percorsi idonei e meno macchine parcheggiate sugli scivoli, non ci sarebbero ostacoli.”
Una determinazione invidiabile quella che porta Roberta a diffondere quotidianamente i propri messaggi di parità e rispetto. Pronta a mettersi in gioco per dimostrare che una persona con diverse abilità possa fare tutto. Davvero tutto. La passione per la danza che la accompagna dall’età di 4 anni l’ha portata ad interessarsi della danza in carrozzina, eseguita con coreografi e ballerini professionisti, dando vita a spettacoli che uniscono arte e comunicazione. “La danza è una passione, ma è anche un modo per trasmettere emozioni. E’ un messaggio per dare forza e fiducia alle persone che non si accettano, a chi è come me su una carrozzina, e a quanti non riescono a superare gli ostacoli che la vita quotidianamente riserva. Ma è anche un invito al rispetto, perché siamo tutti diversi, abbiamo tutti delle abilità che usiamo in modo diverso”.
Al mondo della danza si unisce quello del teatro, della recitazione, del canto. Attualmente impegnata nella sua seconda esperienza all’interno del cast di in un musical che vedrà la collaborazione di Enrico Pittari, allievo dei maestri di recitazione Fioretta Mari e Patrick Rossi Gastaldi. “Lui stesso mi ha aiutato a coltivare la mia passione, nata come un gioco ma diventata una sfida, per dimostrare anche questa volta che le persone in carrozzina non sono destinate a vivere tra quattro mura, ma possono salire su un palco, ballare, recitare, trasmettere, far ridere ed emozionare”.
E l’incontenibile energia di questa giovane donna non si ferma all’arte scenica, va oltre. A qualche mese dal suo rientro dopo il ricovero, fonda un’associazione che chiama ‘Contro tutte le mafie. Paolo vive’. Dedicata alla memoria del giudice Paolo Borsellino, espande l’idea di mafia: “lo scopo dell’associazione è la lotta contro tutte le tipologie di mafia. Anche il non rispetto delle regole è una forma di mafia.” Un’associazione dal nome importante, ambizioso, come ambiziose le numerose iniziative organizzate, tra cui spicca Una giornata in carrozzina. Evento pensato sia per le scuole che per le piazze, con modalità differenziate, punta a coinvolgere e a sensibilizzare le persone nei confronti della disabilità: “L’idea è di mettere le persone nella mia stessa condizione – spiega Roberta – affinché possano realmente comprendere che le difficoltà proprie dei diversamente abili sono dovute al mancato rispetto delle regole, a delle barriere create dall’uomo. Facciamo percorrere in carrozzina un tragitto quotidiano: slalom tra le macchine, marciapiedi non a norma, rampe inesistenti o occupate dalle macchine. Ricordo che la prima manifestazione si interruppe perché una macchina occupava una rampa. Ci fu anche chi disse che avevamo organizzato ad hoc l’imprevisto. Ma servì a far vivere per un attimo, anche a chi era coinvolto, quel senso di impotenza che chi vive su una carrozzina vive quotidianamente.
Una lotta contro le barriere architettoniche, e non solo. Una battaglia contro le barriere mentali, contro il pregiudizio, il pietismo e la mancanza di rispetto. Un percorso che per Roberta non si ferma mai, arrivando a sfruttare anche la potenza dei mass media: radio, conduzioni televisive locali e molto altro. Due cortometraggi: “Un’altra vita”, storia di una ragazza che prova a vivere una giornata su una carrozzina per comprendere la propria amica disabile, e “Devi solo pensarci”, sul rispetto delle norme civiche. Di inizio febbraio l’uscita del film “Angeli”, di Salvo Bonaffini, in cui Roberta interpreta un personaggio che spinge la giovane protagonista a non arrendersi mai e a godere dell’unica vita che abbiamo. Quasi contemporanea l’uscita della canzone “Lei che” , un pezzo dal sapore folk che invita al rispetto e alla comprensione della disabilità, nel cui videoclip compare una splendida Roberta in veste di ballerina. “Ho avuto questa proposta dal gruppo musicale Atmosfera Blu, delle splendide persone. Essendo una canzone molto forte sarebbe stato facile ricevere molte polemiche. Abbiamo quindi cercato supporto dalle varie associazioni nazionali che si occupano di disabilità, con successo. Non vi è alcun pietismo. Il pezzo è piuttosto giocoso. Ma fa riflettere. Lei è una persona, non solo Roberta, ma qualunque persona che affronta le difficoltà della vita in carrozzina. Insegna ad abbattere non solo le barriere architettoniche, ma anche quelle mentali. La mia strofa preferita recita: l’indifferenza della gente è forse la barriera più evidente”.
E in tutto questo la nostra Roberta trova spazio anche per l’amore. “Una grande gioia arrivata da un anno. Non ne parlo molto perché abbiamo deciso di tenerlo per noi, per non incorrere nella strumentalizzazione. Ma voglio comunque rompere quest’altro pregiudizio: una persona in carrozzina può anche amare, ed essere amata”.
Gaia Stella Trischitta