Oggi non è facile definire la figura del Magistrato, anni e anni di attentati, di guerra alle mafie, di film e di libri e soprattutto una profonda crisi della società civile e dei suoi valori costituzionali ci hanno tanto confuso la mente e la coscienza tanto da non avere più il senso della proporzione. Come bambini confondiamo libertà con liberismo e uguale con uguaglianza. Io e la maggior parte di voi non siamo uguali ad un Magistrato anche se possiamo avere la stessa “condizione”, quella di Uomini.
Per questo motivo abbiamo deciso che era il caso di cambiare metodo e in un certo qual modo di superare la solita e classica intervista condizionata dalla contingenza del fatto criminale quotidiano per andare a sentire, a vedere e vorrei dire a riconquistare quei valori costituzionali che attraverso le funzioni degli uomini che le applicano quotidianamente e le esercitano nelle aule di giustizia sono alla base dei nostri valori sociali.
Per essere più chiari e comprensibili ascoltiamo le parole di Roberto Di Palma, Magistrato della Dda di Reggio Calabria e da anni sotto scorta: “E’ evidente che nella domanda c’è una realtà. Una realtà che comunque va avanti da qualche anno. E pur non volendo avere la sindrome d’accerchiamento è indubbio che vi è nei confronti della Magistratura una forma d’attacco, più o meno sistematica, di alcune frange anche molto ampie dell’informazione e altrettante frange, forse ancor più ampie e maggioritarie , della politica. Questo è un dato di fatto. E questo riverbera nelle esperienze di tutti i giorni, anche nelle più banali come possono essere quelle dei processi”.
Io ricordo che quando ho incominciato la mia attività di Pubblico Ministero, e non era un secolo fa ma nemmeno ieri perché era 21 anni fa; anche il contegno degli uomini c.d. “d’onore”, gli uomini del disonore, gli uomini di ndrangheta: era in qualche modo anche molto rispettoso di chi rappresentava la pubblica accusa. E’ chiaro che tra i denti se mi avessero potuto, e magari lo hanno anche fatto, augurarmi le peggiori disgrazie…erano ben contenti di farlo, però formalmente c’era una forma di rispetto.
“Ultimamente, invece, ricordo che in occasione di un processo fatto ad un “boss” condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso. Quindi lo chiamo tale (mafioso) non perché lo è “giornalisticamente” ma perché una Sentenza ha accertato che lo era. Si chiamava Rocco Gioffrè di Seminara (I Gioffrè insieme ai Santaiti sono le ‘ndrine egemoni di Seminara. Si occupano di traffico di immigrati, di armi, droga, sigarette, prostituzione, smaltimento di scorie radioattive, infiltrazioni negli enti locali e riciclaggio) – fra l’altro morto in carcere, il quale prima di essere condannato prese la parola durante l’Udienza Preliminare e sedutosi sul banco degli imputati, e additandomi con un modo di fare assolutamente sgarbato e senza alcun tipo di contegno ed educazione…( Nda per capire le parole del Dott. Di Palma basta riferirsi ai nostri ricordi televisivi, si sarebbe trattato del famoso oltraggio alla corte dei film Americani) …Ah, perché questo è un processo politico perché lei Di Palma, senza nessun rispetto per il titolo e la funzione…Insomma, un modo di fare che fa trasparire come determinati esempi si siano diffusi in maniera capillare a tutti i livelli”.
Un mese fa ho sentito a Messina un pentito reo di molteplici omicidi che rivolgendosi alla Corte diceva: Lei sa come funziona la legge in Italia, Signor Giudice…
Si. Ma se lo chiama Signor Giudice ci siamo ancora, questo continuava a chiamarmi per cognome…lei Di Palma, ei Di Palma…ma quello che mi è rimasto impresso e che insistesse sul fatto che quello era un processo politico, politico ma di che cosa ? Cioè, ormai tu fai un processo ad una persona ed automaticamente è un processo politico ? Ripeto, ne possiamo parlare serenamente perché c’è una Sentenza cha ha chiuso definitivamente ed in maniera tombale la vicenda, dicendo che sono dei mafiosi. (Il 3 maggio 2013 la Corte di Cassazione riconosce per la prima volta e in via definitiva l’esistenza della ‘ndrina Gioffrè di Seminara. La sentenza giunge al termine dell’iter giudiziario iniziato nel 2007 con l’operazione topa). Ed erano quei mafiosi che hanno condizionato quelle elezioni politiche tanto è vero che è stato sciolto quel comune e non solo, sono stati tutti condannati in via definitiva. Sindaco, Vicesindaco, un Assessore e il gruppo dei mafiosi che li sostentavano. (-Il 17 novembre 2007 viene arrestato il sindaco di Seminara Antonio Pasquale Marafioti, il vicesindaco Mariano Battaglia e l’assessore allo Sport Adriano Gioffrè -lista civica- per associazione a delinquere di tipo mafioso. Coinvolti presunti esponenti della ‘ndrina Gioffrè di Seminara. Il Comune di Seminara era già stato sciolto una volta per infiltrazioni mafiose).
Quello che il Dott. Di Palma con le sue dichiarazioni fa emergere è un dato di fatto che difficilmente può essere contestato e cioè che da circa vent’anni a questa parte abbiamo sempre più spesso confuso l’uomo con la funzione che esercita. Certo, gli esempi che abbiamo avuto dalla società e dalla classe dirigente non ci aiutano a spiegare bene quello che vogliamo intendere ma forse un riferimento alla dottrina della Chiesa può aiutarci. Un prete che pur subendo le limitazioni che l’umana condizione impone è pur sempre l’unico contatto con Dio che ci rimane. Allo stesso modo il richiedere rispetto per la funzione che si esercitano, come fa il Dott. Di Palma, non è solo una questione di forma ma è anche una questione di sostanza, quella che ci mette in contatto con la costituzione e con la legalità.
Preso atto della cortesia e della disponibilità dimostrata dal Dott. Di Palma, abbiamo deciso di dividere la lunga intervista concessaci in diversi momenti e che ci permetteranno di affrontare molti e diversi aspetti di quello che oggi appare un mondo sempre più complicato. Il Mondo della giustizia.
Dino Sturiale