Roma, Ostia e l’ombra delle mafie

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Un tentativo di analisi in tempo reale tutt’altro che semplice in merito ai fenomeni mafiosi sul territorio e sulle istituzioni di Roma. Occorre innanzitutto distinguere i diversi soggetti provando ad utilizzare gli strumenti sociologici. Istituzioni nazionali e romane locali, Roma Capitale, i municipi, popolazioni autoctone locali romane da un lato, dall’altro, la sfera complicata delle mafie. Il primo, principale errore storico, ma anche il più superficiale e pericoloso, nonché numeroso nel quale cadono praticamente quasi tutti i soggetti sopra elencati come minimo dagli anni ‘90, consiste nel trattare i diversi livelli di mafie e terre originarie come un’unica grande entità. Solamente superando quest’approccio primordiale sarà possibile procedere a tentare di capire fenomeni complessi come questi ed ancorarsi al presente e alla realtà. Se di fenomeno complesso si tratta, come tale va affrontato, altrimenti si rischia di rimanere indietro incagliati in maglie e meccanismi superficiali datati, precludendosi la possibilità di stare al passo con chi il fenomeno lo vive e tenta di darne risposte e soluzioni praticamente da sempre.

Secondo stadio, i soggetti della cosiddetta “mafia”. Anche in questo caso, è un errore madornale racchiudere in un unico organismo od organizzazione questa parola. Studi universitari sociologici in tema, fanno osservare le distinzioni fra borghesia mafiosa, clan malavitosi ed il cosiddetto in termini precisi “esercito criminale di riserva”. Nella borghesia mafiosa rientrano i livelli più alti in assoluto, imprenditori altisonanti perfettamente presenti all’interno dei circuiti capitalistici più elevati, S.p.a. etc dalle cifre esorbitanti e riciclaggio, soggetti intermediari altrettanto pienamente immersi nei luoghi istituzionali più disparati, dalle amministrazioni alla politica etc. I clan territoriali sono quelli che più fanno breccia nell’immaginario mainstream collettivo, legati ad affari elevati quali appalti, traffici illeciti oltre alle attività classiche già conosciute quali controllo del territorio, estorsioni etc. Il denominato “esercito criminale di riserva” invece riguarda tutta quella sfera territoriale operativa, i bracci ultimi manuali, la parte più esterna presente sul territorio. E’ in questo senso che dai tempi di Falcone e Borsellino e oltre, chi si trovava in Sicilia o ad osservare essa, vedeva solo grigio, non riuscendo a distinguere il bianco dal nero, oltre che dai colori. E’ effettivamente difficile antropologicamente identificare e distinguere questi svariati livelli già a livello teorico, figuriamoci nella pratica dove si è già al terzo stadio.

Dimensione Roma. Son risultate presenti sul territorio dai tempi della prima Repubblica determinate organizzazioni malavitose quali la storica “banda della magliana”, organizzazione romana doc alla quale non è però mai stato riconosciuto il 416 bis, vale a dire “associazione di stampo mafioso”, oltre che la presenza di diversi clan malavitosi di “formato classico” insediatisi nel vicino municipio di Ostia, cittadina del lungomare di Roma, sciolto recentemente e commissariato a causa di “infiltrazioni mafiose”. L’ancora più recente “Mafia capitale”, livelli elevati di politici e imprenditori in affari nella Capitale. Da uno sguardo a livello locale, purtroppo si ha quasi l’impressione che sia le istituzioni nazionali che quelle locali, oltre che gli enti e le popolazioni del luogo, fatichino non ben poco a comprendere, distinguere ed affrontare il fenomeno, facendo quasi intuire come posseggano ancora a stento strumenti risalenti agli anni ‘90. Purtroppo, parola da ripetere, è da osservare tristemente come testate nazionali utilizzino la parola “Sicilia” come conformante, non essendo difficile scorgere nella realtà antropologica locale, difficoltà di identificazione e comportamento dei soggetti ultimi da “esercito criminale di riserva” dai cittadini comuni in piena età cosmopolita in istituzioni e luoghi storici ed internazionali come Roma, Roma città, Roma Capitale ed Italia.

L’evidenza sembra sia che esiste una mafia ancor prima nella mente degli italiani, la prima da abbattere, e successivamente che “romani”, “italiani”, e “siciliani” si siano frequentati davvero poco negli ultimi periodi.

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