Roma, si spengono i nasoni

Er Sindaco Pianciani, er primo de Roma
Me mise a ‘sto monno pe’ da’ l’acqua bòna
Dall’anni settanta der milleottocento
Resto e resisto, cor sole e cor vento
So’ amato e invidiato, nun è certo un caso:
Co’ tutti i romani ce sto naso a naso…
E voi che me dite: “Sei zozzo e sprecone”
Sciacquateve ‘a bocca: io so’ ER NASONE!

Er Bestia

(Poeti der Trullo)

 Trenta al giorno, dal 3 luglio per tutta l’estate. Questa la tabella di marcia messa a punto dalla giunta capitolina per la chiusura dei nasoni, le storiche fontanelle romane, per far fronte all’emergenza idrica e limitare gli sprechi. Accanto al provvedimento, che dovrebbe anche ridurre i prelievi idrici – fino a 1800 litri nel mese di luglio – dal Lago di Bracciano in forte sofferenza, e all’attività di ricerca dei prelievi abusivi e delle perdite occulte, la giunta cinquestelle ha inoltre presentato una mozione per prevedere una forma di pagamento nelle “Case dell’acqua” pubbliche.

Non senza polemiche la decisione presa dalla sindaca Raggi di concerto con Acea e il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. Decisamente contraria la Croce Rossa romana che lancia un appello affinché si trovino misure alternative poiché rappresenterebbe un grande rischio per i circa 10 mila indigenti (migranti, senzatetto e rom in emergenza abitativa) che abitano a Roma, troppo spesso dimenticati dalle istituzioni e dall’opinione pubblica, per cui – soprattutto durante la stagione estiva – costituiscono l’unica fonte di approvvigionamento di acqua per svolgere funzioni quotidiane vitali: bere, ma anche cucinare, igienizzare alimenti o indumenti e lavarsi. «Aumenteremo – si legge in una nota – nelle uscite serali e notturne la fornitura di acqua per chi vive per strada. Ma non può essere questa una soluzione».

Per ricordare l’importanza dell’acqua e il diritto all’accesso alla stessa, riconosciuto dall’ONU con risoluzione 64/292 del 28/7/2010 come “diritto umano fondamentale”, l’Associazione 21luglio scenderà in piazza nuovamente con un’azione di Duran Adam davanti al Campidoglio venerdì 7 e sabato 8 per protestare in maniera silenziosa e simbolica contro l’attuazione del piano Acea. Mentre dal Codacons arrivano, attraverso il presidente Carlo Rienzi, minacce di esposto alla Procura della Repubblica contro il Comune per interruzione di pubblico servizio.

Dello stesso avviso Ecoitaliasolidale che reputa quella di Virginia Raggi una scelta che, accanto al danno di immagine vista la notorietà in tutto il mondo dei nasoni romani, potrebbe rivelarsi inconsistente se non addirittura controproducente per l’ambiente. I nasoni, infatti, «hanno una funzione di pulizia delle fognature e 350 di loro destinano l’acqua per innaffiamento, quando il problema più serio riguarda invece la dispersione, con picchi che toccano il 45% a Roma mentre le fontanelle diffondono appena l’1,1% dell’acqua messa in rete dall’Acea». 

Meno fontanelle pubbliche, più bottiglie di acqua minerale. L’equazione è ovvia quanto costosa – l’aumento della richiesta causerebbe, infatti, un innalzamento smisurato dei prezzi – e rischiosa per l’ambiente poiché comporterebbe un maggiore incremento di diffusione e smaltimento di bottiglie di plastica, che rappresentano grande inquinamento ambientale.  «Davvero una brutta pagina quella scritta in queste ore dall’amministrazione pentastellata al Governo di Roma» commenta la consigliera regionale di Art. 1, Movimento democratico e progressista, Marta Bonafoni. «Una brutta pagina – continua – scritta da chi, di fatto, ha scelto di non intervenire sull’emergenza idrica ma di avvalersi di una misura inefficace e dannosa. Inefficace perché la chiusura delle storiche fontanelle porterebbe a un risparmio idrico di appena l’1% di tutta l’acqua potabile che viene consumata in città; dannosa per gli effetti devastanti che avrà su una popolazione di circa 10 mila indigenti (e tra loro ci sono anche anziani, bambini e neonati), per i quali le fontanelle con acqua potabile rappresentano l’unica fonte di approvvigionamento per svolgere funzioni quotidiane vitali».

L’acqua insomma non più bene comune, in barba ad ogni esito referendario. Mentre si fa avanti da più parti l’ipotesi di installare dei rubinetti alle fontane capitoline, dal Campidoglio ricordano di aver «dato mandato all’Acea di intervenire sulle reti idriche che sono un colabrodo e che i romani non vedranno nessun aumento in bolletta poiché gli investimenti sono già integralmente coperti dalle tariffe. Saranno risparmiati dal piano di chiusura temporanea soltanto 85 nasoni, ossia tutte le fontanelle pubbliche usate dall’Asl e da Acea per i campionamenti necessari al controllo della potabilità dell’acqua erogata.  Ogni due o tre giorni, assicura la giunta di concerto con la presidenza di Acea, sarà effettuato un controllo per verificare i benefici della chiusura e delle riparazioni e per valutarne le successive riaperture.