Sembra destinato a chiudere un altro pezzo di storia, di cultura di questa città. Poco meno di due mesi per evitarlo, per mettere in campo una soluzione per questo luogo di incontro e di confronto, un luogo dal profumo di carta dove le pareti sono nascoste dai volumi, circa 30mila i libri. Una libreria indipendente, fornitissima, una presenza storica fin dagli anni ottanta nel centro storico di Rovereto (TN) quando era Cooperativa Libraria, l’unica vera e propria libreria della città. La prima. Oggi “Blulibri“, (di proprietà di Job’s coop) e a rischio chiusura.
Cura in particolare piccole case editrici e il settore bambini con editoria scelta ma l’offerta compre praticamente ogni settore, svolgendo un importante ruolo culturale e sociale in città. Negli anni è diventato il punto di approdo di una vita intera per molti della mia generazione e non solo. Alla Blulibri trovi quello che dalle altre parti non si trova, dai titoli delle piccolissime case editrici alla competenza di chi vi lavora, due dipendenti preparate e disponibili. Uno spazio vivace dove si organizzano incontri, letture, proiezioni e altri eventi. Una libreria che si è fatta molto spesso promotrice di autori locali. Una ‘rete’ tangibile in città, un luogo di inclusione da cui quasi ogni roveretano è passato.
Come molti miei coetanei ho iniziato a frequentarla da bambina, ancora oggi passo vicino e non riesco ad evitare lo spazio dedicato ai più piccoli, colmo di libroni e libricini in cui trovi sempre un bambino seduto che sfoglia qualcosa con gli occhi pieni di fantasie, sbarrati su colori e forme. Ho acquistato ogni genere di libro lì, da quelli di cucina, quando la parola ‘chef’ non era su tutte le copertine, a quelli che raccontano della nostra terra, le nostre montagne. Dai classici ai piccoli volumi introvabili di paesi ed editori lontani, le fiabe dialettali e i libri d’arte. Tradizione e innovazione. “Ti posso assicurare che l’inverno qui a volte si fa sentire”, avevo raccontato al mio editore trapanese parlandogli di questa libreria, “ed è sempre piacevole trovare conforto fra le pagine al calduccio in un luogo familiare”. “Ti farai cacciare prima o poi”, diceva in dialetto strettissimo ridendo al telefono. Entrambi amanti della carta, proprio per tutto questo ribollire di idee che si crea intorno a delle realtà simili. Incontri, storie, strette di mano, risate e dibattiti. Persone, occhi e rughe di vite che, forse, solo lì si possono sfiorare, anche se per poco, il tempo di qualche parola scritta o raccontata. Tutto gratis, tutto grazie alla volontà di alcune persone. Persone speciali.
Un luogo come molti altri, in molte altre città italiane che di questi tempi faticano a sopravvivere nonostante gli sforzi e la qualità offerta. Una qualità che rischierebbe di scomparire. Soffocati dalla crisi, dalle grandi catene, dagli sconti, dalle pubblicità, dalle librerie aperte successivamente in città e da internet.
Un capitolo a parte andrebbe scritto per i lettori molto probabilmente, colpevoli anche loro di non essere ‘abbastanza’, in svariati sensi. Eppure il capitolo più importante è quello delle politiche del settore, la stessa editoria, quella fetta che introduce molti autori e che riserva spesso delle piacevoli sorprese. Quella fetta rischia davvero di sparire, di rimanere esclusa. Ad ogni piccola e indipendente libreria che chiude, corrisponde una porta chiusa in faccia ad un altrettanto piccolo e indipendente editore ed i suoi autori. Non è una questione da affrontare con leggerezza e non è nemmeno una questione locale o puramente economica. Perchè se è importantissimo salvare un pezzo di questa città e della sua cultura, è obbligatorio salvare quella fetta di ‘operatori’ e volontari meno conosciuta al grande pubblico ma di grande importanza per l’innovazione in campo editoriale, letterario ed artistico. Una fucina di talenti, di continua sperimentazione, esposta ad un pubblico attento e critico.
Da giorni gli appelli in internet si susseguono. Dalla pagina facebook “Salviamo la Blulibri” si arriva facilmente alla petizione scritta da Mario Cossali e firmata dallo scrittore Carmine Abate, (petizione che è possibile firmare anche presso la stessa libreria di via Portici a Rovereto, TN, e che verrà presentata in Comune, alla Comunità di Valle e in Provincia). Chiunque voglia esprimere solidarietà può anche scrivere alla mal [email protected].
Al momento si contano centinaia di adesioni, la città sembra mobilitarsi. Le due dipendenti, che vedono a rischio anche il loro posto di lavoro, raccontano di clienti preoccupati giunti in libreria. Confesso: io sono stata una di quelle. Lacrime agli occhi per molti, tutti a chiedere come possono rendersi utili, tutti a raccontare aneddoti scongiurando la chiusura di un luogo caro, quasi una stanza di casa, un cortile condiviso, una memoria ch rischia di sbiadire. Qualcosa si muove. Il giornale da notizia che il sindaco Andrea Miorandi vuole incontrare il promotore della petizione, M.Cossali. Tutti ad incrociare le dita con occhio vigile sui prossimi avvenimenti,. Preoccupazione tanta ma anche speranza che, magari proprio la città, trovi il modo di non spegnere questa rete di esperienze, professionalità e relazioni non solo economiche.
Patrizia Belli, giornalista e scrittrice, ha sposato l’appello con queste condivisibili e significative parole: “Le librerie hanno una funzione sociale e culturale che non si esaurisce nella sola vendita dei libri: le librerie diffondo idee, custodiscono memorie, regalano emozioni, fantasie. Sono luoghi del ”dentro’.”