SCALZI A MESSINA COME A VENEZIA

Dovrebbe esserci tutta la città oggi, ma Messina rimane un paesello che difficilmente si lascia coinvolgere in queste iniziative; partecipare mi fa sentire parte del tutto” ci dice un manifestante poco prima della partenza; in effetti oltre al sindaco e qualche consigliere comunale, meno di cento persone, qualcuno scalzo molti no, a marciare oggi a partire dalle 16.45 in occasione della  marcia delle donne e degli uomini scalzi;  nata per esprimere chiaramente da che parte stare contro la possibilità di nuove barriere nei confronti dei flussi migratori e per rimarcare il diritto della persona; marciare con i migranti e per i migranti.

La mobilitazione, portatrice di un messaggio solidale e totalmente apartitico, è stata lanciata a livello nazionale da un gruppo di esponenti del mondo della cultura, della politica e del volontariato ed unisce idealmente il cammino di circa sessanta città italiane ma anche di Lipsia, Parigi e Friburgo; a Venezia l’appuntamento principale:  alle 17 da Piazza Santa Maria Elisabetta il corteo si è spostato fino alla  Mostra Internazionale di Arte Cinematografica con il red carpet calpestato non da scarpe griffate ma da piedi nudi.

“Una camminata a piedi scalzi come segno di vicinanza e solidarietà per ricordare chi attraversa i nostri territori sperando di approdare in un posto più sicuro” ci dice una manifestante; e Maria Baronello, garante dell’infanzia aggiunge: “ Esserci vuol dire, essere presenza e testimonianza. In questo particolare momento storico le istituzioni dovrebbero avere una particolare attenzione in modo particolare nei confronti dei minori, mandati spesso da soli con un dolore sicuramente indescrivibile per i genitori, con la speranza di potersi salvare”

Uno di questi giovanissimi, tra i pochi presenti alla manifestazione, in realtà un futuro migliore lo ha trovato entrando nella famiglia di Dinah Caminiti responsabile del progetto Ai.Bi Sicilia nato per rafforzare il sistema di accoglienza a favore dei minori non accompagnati, che con passione ci racconta la sua esperienza di Casa Mosè: “Omar nel 2013 è stato tra i minori ospiti a Casa Mosè, tutti di origine egiziana come il liberatore Mosè salvato dalle acque, ed è tra i ragazzi dati in affido, oggi infatti è mio figlio.”        

Il popolo scalzo che oggi si è messo in marcia chiede in quattro punti i cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali da effettuare subito: corridoi umanitari certi e sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti; creazione di  un vero sistema unico di asilo e protezione dignitosa in Europa superando il regolamento di Dublino.

Alla chiusura della manifestazione non al Ringo come previsto ma alla passeggiata a mare un ragazzo esprime il senso della sua marcia“Scalzi per connetterci alla terra, a quel pianeta che appartiene a tutti ed a ciascuno e che non possiamo compartire a nostro piacimento, scalzi per ribadire la connessione umana con ogni individuo”.