Si chiamano “Circolo degli Abbracci”, un gruppo di donne che ama la letteratura e la scrittura. Sono affiliate all’Andos[1] che tutela le donne operate al seno, con l’informazione e la prevenzione, ma anche con le attività culturali svolte dalle socie; non occorre essere o essere state malate per aderire all’Andos e per sostenerlo.
Dal 2005 organizzano nella città di Chioggia, corsi di letteratura e di scrittura aperti a tutti – donne e uomini – perché desiderano far circolare la gioia che viene dalla lettura, dalla scrittura, dalla conversazione libera tra donne.
E’ fonte di stupore riflettere sulla motivazione che spinge questo gruppo di donne a misurarsi con la scrittura, valutando che, nell’appiattimento degli individui troppe volte nella nostra società considerati solo come membri di un folto e acritico gregge di consumatori, essa è sottovalutata, se non vilipesa e messa ai margini da uno stile di vita che tutto contempla tranne che la riflessione serena e pacata sul valore e sulla pratica della parola. Scrivere in questo contesto sociale equivale dunque ad un atto di coraggio, al passo di chi si muove controcorrente e vuol simboleggiare il rilievo che il gruppo intende attribuire alla scrittura, persino quando essa appare ai più improduttiva e fuori dall’ordine del mercato.
Lo stupore si accresce, qualora si consideri il percorso impervio ed incerto per quante vi si dedicano e soprattutto per chi, da adulta, avendo abbandonato la scuola da molti anni, riprende in mano la penna di propria spontanea volontà.
La scrittura nella storia della civiltà è stata troppo a lungo espressione aristocratica di capacità e talenti, e perciò di fatto elitaria ed escludente. E’ per questo entusiasmante e, oserei dire commovente, assistere alla violazione di questo recinto sacro: saltano antiche, incrostate consuetudini e vengono smantellati ruoli sociali rigidi e legati al privilegio.
La difficoltà per questo gruppo non sta tanto nella insufficiente familiarità con la grammatica e la sintassi.
Sta, invece, soprattutto nel sentirsi inadeguate rispetto all’attività in sé della scrittura, come le stesse persone si sentirebbero se dovessero aver a che fare con un’attività artigianale che non hanno mai praticato.
E allora, a ragione, ci si può chiedere per quale motivazione la affrontano.
Fanno questa scommessa, sia pure con timidezza, per rivendicare in primo luogo di fronte a se stesse il diritto a possedere e ad esercitare la propria capacità espressiva.
Praticare la scrittura dal loro punto di vista, infatti, è utile all’equilibrio psico-fisico di ciascuna, perché fonda e intensifica il dialogo interiore, sollecita la consapevolezza del valore della propria esperienza alla luce della identità soggettiva, permette di acquisire strumenti che accrescono la capacità di esprimere le proprie ragioni personali e sociali nei confronti del mondo.
In altre parole la pratica paziente della scrittura lentamente crea ed autorizza una maggiore libertà e sicurezza che a loro volta non possono che produrre benessere emotivo.
La maggiore conquista che questo gruppo di donne ha compiuto sta, infatti, nell’aver compreso che i pensieri, gli eventi della vita, le emozioni hanno un profondo significato per se stesse e per gli altri e non sono così irrilevanti e indegni di nota, come un tempo credevano.
Adesso, nella loro semplicità, ma anche nella loro autenticità, pensano che i sentimenti come gli avvenimenti, anche microscopici, che nascono dal proprio vissuto quotidiano meritano di essere narrati e condivisi, perché rappresentano i fili che innervano la trama dell’esistente, di un presente che domani si farà storia.
Il grande passo che hanno fatto, perciò, è riconoscersi come soggetti che possono produrre sapere a partire da se stesse. Passo né semplice, né banale, che ha richiesto fatica e fiducia, attenzione ed esercizio umile e costante.
I loro scritti e i loro pensieri parlano di riscatto personale e sociale, di emancipazione, di autonomia. Forte è il desiderio di dar parola e senso al loro vissuto.
Le donne, nell’impatto con la parola della lettura e della scrittura, hanno sperimentato un incontro che le ha segnate.
Pur con le loro esitazioni, le timidezze, gli impacci e, perché no, i dubbi che afferrano i non addetti ai lavori, si sono permesse di aprire un nuovo percorso, un percorso davvero insolito, soprattutto nel panorama della loro città.
Queste donne abitavano un paese che stava al di là della frontiera. Un paese ignoto ai più e senza neppure un nome, anche se abitato da tanta gente.
E’ un paese dove le parole – troppe, aggrovigliate, gridate, confuse – fanno un gran frastuono e sono incapaci di veicolare un chiaro messaggio. Queste donne sentivano di avere un vero bisogno di parole limpide e di trasparenti messaggi. Per tentare di rispondere a questa loro necessità, le appartenenti a questo gruppo, quantunque non sembri, sono migrate, attraversando una frontiera invisibile e non tanto facilmente oltrepassabile. Adesso si trovano in un paese nuovo e pian piano hanno iniziato ad esplorarlo, tentando di condividere le loro scoperte con chi ha voglia di ascoltare, al di fuori di ogni pregiudizio.
Lo hanno già fatto dal luglio 2006 mettendo in scena i loro testi, rendendo così visibile l’ordito di una trama, di una storia più complessa della singola storia personale e partecipandovi in veste di interpreti.
L’iniziativa, che ha riscosso un notevole successo di pubblico, ha incoraggiato il gruppo a proseguire e ad alimentare il percorso dentro la realtà cittadina.
Le partecipanti, consapevoli di svolgere un’attività dalla ragguardevole ricaduta sul piano del benessere psichico personale e collettivo e quindi della prevenzione sociale e sanitaria (di qui anche la scelta di operare dall’interno dell’associazione Andos), altro non chiedono che di essere messe in grado di esprimere al meglio la propria soggettività e la propria creatività nel confronto e nello scambio con altri soggetti che abitano il nostro stesso territorio.
Queste donne, che hanno già aperto autonomamente un loro itinerario, rappresentano obiettivamente un modello culturale ed organizzativo del tutto originale.
La loro istanza di formazione ed espressione, congiunta al loro vivo desiderio di essere protagoniste, ridisegna l’idea tradizionale di cultura, la amplia ed esplicita un desiderio di conoscenza che emerge direttamente dai bisogni delle persone, in particolare da quella fascia della popolazione femminile ritenuta socialmente svantaggiata.
La storia qui narrata dimostra come proprio le donne, con le loro proposte e le loro autonome attività, costituiscano una fonte preziosa di stimoli per una più elevata qualità della vita nell’ambito della comunità cittadina.
La loro prossima iniziativa?
Un nuovo spettacolo per presentare il proprio lavoro alla città, dal titolo “Donne allo specchio”.
Seguitele sul sito dell’A.N.D.O.S.onlus ASS. NAZ. DONNE OPERATE AL SENO!
Ringraziamo per il materiale relativo a quest’articolo la Prof.ssa Annamaria Pambianchi – responsabile culturale A.N.D.O.S. e la dott.ssa Donatella Tiozzo presidente A.N.D.O.S. Onlus – Chioggia.
Un grazie particolare a Lia Tiozzo del “Circolo degli Abbracci”, che ci regala il testo seguente, tratto dallo spettacolo “Penelope fili e parole” in cui si immagina una corrispondenza con Penelope, alla ricerca delle emozioni, dubbi e riflessioni di una donna senza tempo, parlando della propria “Odissea”.
Carissima Penelope,
ancora una volta mi chiedi perché scrivo. Ancora una volta ti rispondo che il motivo è semplicissimo: mi piacciono il candore del foglio, i movimenti della mano, il momento magico che si crea intorno a me, la fantastica solitudine carica di profondo benessere.
Più scrivo e più sto bene.
E’ un peccato non poterlo fare ogni giorno. Se lo facessi, credo che mi spunterebbero le ali. Credimi: scrivere è soprattutto tanta, tanta libertà.
Vuoi sapere se desidero essere letta? Non sempre.
Mai quando ci sono le parole dei giorni difficili. Quando un sottile male di vivere mi spinge a riempire fogli e fogli di delusioni inespresse, di speranze sfumate, di desideri impossibili.
Sono questi i momenti in cui scrivo solo per me: sono le stagioni più intime e personali con le quali ho un legame di tenerezza. Conservo pochi di questi scritti. Sto crescendo. Ne sono certa.
Ora, però, ho un grande desiderio: vorrei scrivere sul serio e bene.
Vorrei trovare quella che si chiama la magia delle parole. Vorrei saper raccontare in modo trasparente del mondo quotidiano delle donne, così semplice e così complicato. Del mondo degli sguardi, dei moti dell’anima, delle gioie profonde. Vorrei scrivere di tutte le emozioni che mi fanno vivere. Vorrei scrivere della speranza.
Oh, se sapessi scrivere! Mi rivolgerei alle donne. A quelle che so rassegnate.
A quelle che non sognano più. A quelle che danno tutto per scontato. Alle madri preoccupate. A quelle che si pensano indispensabili. A quelle che tacciono sempre perché è meglio così.
Cara Penelope, come senti, la presunzione non mi manca. Ti ripeto che scrivere mi piace, mi piace davvero tanto. Mi sono accorta che ci sono molte persone che come me si dilettano con la scrittura a vari livelli. So di donne che nascondono fogli e diari in fondo ai cassetti e sognano un giorno di farli pubblicare. Io credo di scrivere per rispondere ad un bisogno intimo, personale, che non ho alcuna intenzione di reprimere. E non credo sia importante il valore letterario che raramente si riscontra negli scritti dei non addetti ai lavori digiuni di tutto, come me. Importa, invece, il piacere di annotare, raccontare, comunicare un sogno, un segreto desiderio, anche solo per me stessa.
Scrivere per gli altri rivolgendosi ad un lettore reale, penso sia un’aspirazione che arriva forse molto più in là nel tempo e ci vuole coraggio e anche qualcuno che conforti i timori e chissà quanto altro ancora! Inoltre ci vuole esercizio e tanto, non credi?
A me piace anche parlare, ma anche questo, come lo scrivere, non mi riesce troppo bene! Un poco invidio chi adopera le parole in modo armonioso, piano e ordinato: una parola dietro l’altra, senza irruenza e con chiarezza. Io sono spesso una vera frana. Ho paura di perdere il treno se non butto giù tutto in fretta, rischiando così di non farmi capire. Ma questo è già un altro discorso.
Ciao a presto,
Testo di Lia Boscolo
DONNE ALLO SPECCHIO
Al ritmo della Musica
al rintocco del cuore … filigrana di parole
con la partecipazione straordinaria di
ALBERTO DE MEIS al violino
Roberto Rossetto al pianoforte
Gianfranco De Lazzari alla fisarmonica
Ingresso libero
Venerdì 10 dicembre 2010 – ore 21.00
Auditorium S. Nicolò Chioggia
A.N.D.O.S.onlus
ASS. NAZ. DONNE OPERATE AL SENO
[1] Da sito A.N.D.O.S.: A.N.D.O.S. onlus nasce, come Centro Riabilitazione Mastectomizzate, nel 1976 da un’intuizione della Signora Luisa Nemez suffragata dal Prof. Piero Pietri , per offrire alle donne operate al seno un’assistenza specifica più ampia e più attenta per aiutarle a superare i molti traumi legati a questa patologia.