Se solo pregassimo di più

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1 Gennaio 2011, Alessandria d’Egitto, quartiere Sidi Bishr. Mezzanotte e venti minuti, un’auto si avvicina alla chiesa cattolica copta di Al-Qidissin, la tradizionale messa cristiana per l’anno è quasi terminata. Mezzanotte e trenta. Boom! E ad uno ad uno cadono a terra, davanti alla loro chiesa, di fronte ai loro simboli, con i rosari, fino a poco prima ben saldi dentro i palmi delle mani, che ora scivolano via dai corpi senza vita di chi festeggiava il nuovo anno, di chi sperava che questo 2011 potesse essere diverso dall’anno precedente, con più rispetto, più libertà, più fratellanza, più democrazia, meno odio. I sogni, le speranze, i desideri. I sogni, le speranze, i desideri, che non appartengono a nessuno Stato, a nessuna etnia, a nessuna razza, a nessuna religione. Solo agli uomini, agli uomini tutti, e solo in virtù del loro corpo, del loro cervello. Forse della loro anima mortale di uomini. Maryam Fekry è felice questa notte, felice dell’anno che sta per concludersi, e felice di festeggiarlo liberamente in comunione con la sua religione. «Ho così tanti desideri per il 2011. Per favore, Dio, stammi vicino e aiutami a realizzarli». Ma il boom più forte del nuovo anno non ha risparmiato nemmeno lei, né tantomeno i suoi sogni, le sue speranze, i suoi desideri.

21 i morti, circa 100 i feriti. Il bilancio del capodanno alessandrino.

Ed ancora una volta nessuno – in Occidente come in Oriente – riesce a cogliere l’occasione di limitare le proprie analisi ai fatti, estraniandosi da ogni prospettiva faziosa e, perciò, inevitabilmente sproloquiale. Sulla confusa vicenda rompe lestamente gli indugi il quotidiano israeliano Yedioth Ahronot, tramite il suo sito internet. L’attentato è rivendicato da Al-Mujahidin, gruppo fondamentalista islamico strettamente legato ad Al-Qaeda. Falso. Al 3 Gennaio l’attacco terroristico non è ancora stato rivendicato da nessuno, e, oltre le tesi legittimiste dell’imam mauritano Abu Al-Mandhar Al-Shanqiti pubblicate dal forum del giornale di cultura islamica Al-Tawhid e la pubblicazione da parte del sito internet Shumukh Al-Islam – ritenuto vicino ad Al-Qaeda – , il 2 Dicembre 2010, di una lista includente 50 chiese copte egiziane individuate come bersaglio di possibili attacchi terroristici da programmare, tra le quali figurava appunto la chiesa alessandrina, oltre ciò, non vi sono elementi – escludendo la comune convinzione di un pianeta – che facciano a buon ragione seguire piste jihadiste. Effettivamente potrebbe bastare, direte voi, potrebbe bastare a dare un volto al carnefice e ad ufficializzarne la condanna, ma evidentemente – se indagini in corso ci sono – non è proprio così che funziona. D’altra parte vi è un che di disarmante se una lista di possibili bersagli del terrorismo islamico – tra i quali figurano anche siti europei, in Francia, Germania, Gran Bretagna – , pubblicata su un sito internet costantemente controllato da numerosi Servizi Segreti occidentali, possa rimanere visibile per quasi un mese senza che ciò comporti una reazione o l’organizzazione di precauzioni da parte del mondo occidentale. E mentre le speculazioni sulla vicenda si accumulano, il numero degli indagati da parte dello Stato egiziano aumenta, e le indagini conducono fuori dall’Egitto, verso Sud e verso Est. E se l’ex imam di Milano, Hasan Mustafa Ismayl  – in intervista ad AKI–ADNKRONOS INTERNATIONAL – ipotizza un coinvolgimento di CIA e Mossad nell’esplosione di capodanno, noi ci manteniamo nell’universo dello scibile, e torniamo alla caterva di frasi, interviste, dichiarazioni, contro-dichiarazioni, accuse e difese che ogni volta si tramutano nel vero soggetto di cronaca, riducendo a comparsa i fatti: in questo caso i morti, le continue ingiustizie subite dai cristiani in terra d’Egitto, la protesta dei copti, il loro urlo contro la discriminazione, gli scontri con la polizia, i tentativi di mantenimento dell’unità nazionale da parte di un Governo debole, che solo i brogli elettorali e l’appoggio incondizionato dell’Occidente riescono a tenere a galla, la capacità di non cedere alle strumentalizzazioni di una Chiesa che rimane nella sua riservatezza e nel suo dolore.

Ma veniamo ai fatti adesso. Quelli importanti intendo, che essendo decisamente numerosi ci costringono a stilare una classifica, e ad escludere – a malincuore, naturalmente – dalla trattazione le parole importanti di personaggi dall’alta risma istituzionale ed intellettuale quali Barack Obama, e ancor più di lui, Maurizio Gasparri e Roberto Castelli. Le dovute scuse ci introducono quindi al podio delle notizie più significative a proposito dell’attentato ad Alessandria d’Egitto, scelte anche in base allo spirito di conciliazione e di dialogo che esse esprimono.

3° POSTO. Il podio è stato raggiunto meritatamente dalla stampa italiana, attraverso il lavoro di due giornali noti per rappresentare i valori inattaccabili della cronaca, l’imparzialità nel racconto dei fatti e la libertà nell’espressione della propria legittima opinione: Il Giornale e l’Occidentale, rispettivamente attraverso le firme di Andrea Tornielli e Carlo Panella. Le tesi dei quotidiani si basano sullo scambio d’opinioni fra papa Benedetto XVI e Ahmed Al-Tayeb, rettore dell’università islamica Al-Azhar. Un confronto fatto di due sole battute fra due forti autorità religiose, che si conclude immediatamente con le rettifiche e i chiarimenti da parte di Padre Lombardi, ma che puntualmente si trasforma nell’ennesima bomba terroristica contro il libero mondo occidentale. Quella che viene considerata da Ahmed Al-Tayeb come «una visione sbilanciata su musul­m­ani e cristiani che rischiano di essere uccisi in tut­to il mondo» da parte di Benedetto XVI si trasforma nella disperata difesa dell’innocente mondo cristiano contro il satanasso islamico che minaccia di spedirci fra le fauci di un dantesco Lucifero. «C’è da trasecolare nel leggere le dichiarazioni di Ahmed Al- Tayeb» che secondo l’arguto cronista, vorrebbe impedire – magari con una scimitarra puntata al collo del Santo Padre – al Papa di «alzare la voce» di fronte «alle stragi di Natale e di Capodanno, di fronte alle autobombe nelle chiese o alle bombe usate per “sfrattare” i cristiani iracheni»; il Giornale per antonomasia condivide ed esalta le tesi di una «strategia di violenze che mira ai cristiani». La paura di Tornielli è forse che il demone anti-cristiano parta dai deboli cristiani d’Oriente – ben poca cosa – ed arrivi con il suo forcone in Occidente, pronto a sposare i gay ed a tassare gli immobili della Chiesa. Sulla stessa linea si stagliano le posizioni dell’Occidentale. Al titolo dell’articolo di Tornielli – «Egitto, dopo la strage l’islam minaccia il Papa» – il quotidiano online ne contrappone uno più “moderato”: «Le parole d’odio della guida di Al-Azhar, l’attacco al Papa dimostra una volta per tutte cos’è l’islam “moderato”». Secondo il Panella «le parole intollerabili e intolleranti pronunciate da Ahmed Al-Tayeb […] demoliscono senza pietà le facili tesi che attribuiscono ai terroristi di Al-Qaeda la responsabilità delle violenze e del martirio di centinaia di cristiani in terra di Islam. Parole che esprimono astio, maleducazione addirittura, che non tollerano che un cristiano parli nemmeno di quanto accade nel territorio abitato dalla Umma […] le sue parole a favore di una convivenza pacifica tra cristiani e musulmani in Egitto, alla luce di queste critiche rivolte al Papa, significano solo che i cristiani devono accettare di sottomettersi ai musulmani. E’ questo quel che pensano ormai sempre di più i musulmani moderati, è in questo humus che cresce poi la mala pianta del terrorismo». Si commenta da solo; io l’avrei intitolato «Il dialogo è aperto!».

2° POSTO. Si scala la classifica, ed anche il ruolo di regime. Franco stavolta ha sgominato tutti i suoi colleghi pidiellini per la minchioneria intrinseca delle sue affermazioni. Il Frattini, infatti, ha annunciato che a fine mese proporrà a Bruxelles – in barba ad ogni “Dichiarazione dei diritti” prodotta dal 1776 ad oggi – che «l’Ue fornisca aiuti in cambio di diritti» a «quei Paesi che collaborano» e che vengano «diminuiti se non eliminati» a quelli che non collaborano nel proteggere i cristiani. Anche lui condivide la grande paura del Tornielli forse. Frattini, povero diavolo – spero non si offenda – e i suoi colleghi, ardenti difensori della cristianità. Così idioti – dal greco idiòtes – da essere convinti che ci sia davvero qualcosa in comune fra i cristiani di Alessandria e loro, così ottusi da non capire che i cristiani d’Egitto sono i musulmani d’Italia. Voi che concedete e revocate diritti, guardate in Cisgiordania com’è liberale il vostro Occidente.

1° POSTO. La medaglia d’oro però, il premio “per la lotta ad ogni discriminazione e l’impegno in favore del dialogo fra le culture” è senza dubbio da assegnare a Stefano Allasia e Mario Carossa, rispettivamente deputato nazionale e consigliere regionale della Lega Nord, per le dichiarazioni riguardo il nuovo luogo di culto islamico che sorgerà a Torino grazie ai soldi provenienti dal Governo del Marocco e con il beneplacito del Comune. Infatti, se l’Allasia teme «che Torino diventi un’altra Alessandria d’Egitto», il Carossa rincara: «Non credo a un Islam moderato. Nel resto del mondo i cristiani vengono ammazzati proprio dai seguaci di Allah». Ma le preoccupazioni del deputato aumentano di istante in istante: «temiamo l’ingresso di qualche manovratore occulto dal mondo arabo: già stanno cercando di uccidere la cristianità, che almeno non islamizzino il Paese». Tornielli e Frattini docent. Ed è ancora il nostro rappresentante nazionale a raggiungere il momento più alto della propria democratica discussione, con un’altrettanto democratica e rispettosa richiesta: «Chiediamo che le celebrazioni siano fatte in lingua italiana!». Forse davvero non capite, forse non siete in mala fede. Continuate a pensare che una religione sia meglio dell’altra. Che voi siate meglio degli altri. Voi, con la croce di Malta sul petto e la croce uncinata sulle spalle. Pensate di essere così diversi dai vostri avversari fondamentalisti. Non capite che l’odio è odio, che siano le bombe a veicolarlo o le parole, che sia il terrorismo delle armi o delle leggi a diffonderlo.

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