Messina, 29 ottobre 2016 – “Possiamo dire che ce l’abbiamo fatta a donare un sorriso in più ai nostri ragazzi”. Con queste parole don Alessandro Di Gregorio, parroco di San Nicolò di Bari, interviene con grande commozione alla cerimonia di inaugurazione del campo sportivo di Giampilieri. “Oggi celebriamo un segno di rinascita, un segno importante per noi”. Importante non solo per la popolazione che sette anni fa ha visto i propri compaesani sprofondare nel fango. Importante per tutta la città di Messina. Un piccolo passo verso una rivincita che si fa attendere da troppo tempo.
Questa volta non si parla di disastri. Finalmente al nome Giampilieri non viene affiancata la parola morte. Il fango che per troppo tempo si è reso protagonista indiscusso di conversazioni e ricordi, ora è spazzato via. Mai dimenticato. Sempre vivo nella memoria. Ma da oggi almeno, ai ricordi legati a questo piccolo paese se ne aggiungerà uno che reca in sé la viscerale voglia, il disperato bisogno del segno di un nuovo inizio.
Insieme al parroco, anche Monsignor Benigno Luigi Papa, amministratore apostolico della Diocesi di Messina Lipari S. Lucia del Mela, don Andrea La Regina di Caritas Italiana e don Giuseppe Brancato, direttore della Caritas diocesana, l’on. Filippo Panarello, il sindaco di Messina Renato Accorinti e l’assessore Sebastiano Pino. Tutti uniti per celebrare una piccola grande vittoria.
Nell’omelia, Monsignor Benigno Luigi Papa ha sottolineato: “Rinascita. Questa parola è importante, bisogna guardare al futuro con speranza. E la rinascita dovrà essere integrale, comprendere tutte le dimensioni dell’esistenza, comprendere la dimensione religiosa e la dimensione della relazione della comunità col suo territorio” perché “Il destino del territorio e delle comunità coincidono”.
Una speranza mai abbandonata, nonostante il tempo trascorso, le difficoltà e il senso di abbandono. “Per favore – ha continuato il parroco citando Papa Francesco – non lasciatevi rubare la speranza. Questo campetto significa questo per ciascuno di noi”.
Un lieto fine di una storia lunga sette anni, iniziata con una tragedia e terminata con un nuovo piccolo grande segno di ripresa. A sette anni dalla messa a disposizione di 200 mila euro da parte del CEI (Conferenza episcopale italiana), il progetto sposato da Caritas italiana è ora realtà, nonostante il blocco burocratico durato due anni, superato grazie anche alla costanza e all’impegno del comitato ‘Salviamo Giampilieri’.
“Ringrazio la Caritas diocesana, – continua il parroco – che prima con don Tanino Tripodo e poi con don Giuseppe Brancato ci ha seguito instancabilmente. Grazie agli arcivescovi, Monsignor La Piana e l’amministratore Monsignor Benigno Luigi Papa. Grazie all’onorevole Pippo Panarello e al Comune di Messina, proprietario del terreno su cui sorge il campetto, concesso in comodato d’uso gratuito. Grazie quindi al sindaco Renato Accorinti e all’assessore al Patrimonio Sebastiano Pino. Grazie alla famiglia D’angelo che ha eseguito i lavori, al signor Anastasi che ha attrezzato il campetto. Grazie a tutti coloro che hanno lavorato per questo campo, elettricisti, falegnami … Il campo non è ancora finito. Ha piovuto, non abbiamo terminato il manto esterno. La prossima settimana finiremo tutto, è una promessa. E’ un bene comune, è un dono: abbiamone cura”. Ai ringraziamenti del parroco si sono aggiunti quelli di don La Regina, rivolti all’amministratore apostolico Monsignor Papa in riferimento all’aiuto dato per la riscoperta della dimensione caritativa come dimensione fondamentale. “Ho insistito in questi anni su quest’opera – afferma -. Ho fatto domande sullo stato dei lavori, e dalla burocrazia si è passati alla condivisione, condivisione di un percorso. L’opera che inauguriamo stasera è un’opera segno. Segno che Dio non dimentica. Accettiamo questo dono che arriva e preserviamolo perché sia un dono anche per le prossime generazioni: è la strada della fraternità e della solidarietà”.
Ora ci si aspetta solo di ritrovare la gioia del gioco in un luogo in cui, di serenità e risate spensierate, si era decisamente sentita la mancanza. Per troppo tempo.
GS Trischitta