“E’ molto positivo che si stia lavorando sulla riforma del servizio civile: lo avevamo già chiesto al precedente Governo che aveva avviato il processo”. Così Fabrizio Cavalletti della direzione della Cnesc (Conferenza nazionale degli enti di servizio civile’) ha commentato alla stampa l’approvazione in Consiglio dei Ministri del 22 gennaio scorso del disegno di legge delega di riforma del servizio civile nazionale. Cavalletti ha poi elencato le convergenze e le divergenze della Cnesc dai contenuti del Ddl, indicando, fra l’altro l’opportunità di fissare un contingente minimo annuale (40mila volontari) e quella di aprire il servizio civile a immigrati e detenuti in pena alternativa.
Nello specifico alla Cnesc “piace poco quanto è legato ad una eccessiva flessibilità, con 20 ore come orario minimo settimanale”. “Avremmo preferito non al di sotto delle 25 ore, altrimenti si rischia di accavallarsi con esperienze di volontariato ed anche il senso dell’incentivo economico può venire meno – ha spiegato Cavalletti, Non ci piace poi il discorso del cofinanziamento con la compartecipazione degli enti al costo servizio civile. Gli enti già compartecipano, e molto, accollandosi costi non indifferenti per organizzazione e cooordimento, parte della formazione, il monitoraggio”.
Sui rapporti tra istituzioni (Stato e Regioni), “la legge delega – conclude Cavalletti – mi sembra che lasci un certo margine alla possibilità di confronto, non prende una decisione netta. Speriamo che il carattere nazionale non venga messo in discussione e che si valorizzino funzioni e competenze delle Regioni per la loro vicinanza al territorio, come valutazione, monitoraggio e verifica dei progetti quando si attuano, aspetto ora un po’ carente, e vorremmo che gli ambiti venissero riunificati».
Anche Amesci, attraverso il suo presidente Enrico Maria Borrelli, si è detta soddisfatta dell’approvazione del Ddl in Consiglio dei Ministri. “Il sistema necessita di un intervento profondo – ha dichiarato Borrelli – di interventi in grado di modernizzare un sistema che in questi anni alla sua rapida diffusione ha mostrato crepe e limiti. Soprattutto l’elemento nuovo del coinvolgimento dei Ministeri del Welfare e della Gioventù spero consentirà al sistema di collegarsi non solo con le altre aree di interesse per i giovani, ma anche allo stesso Governo di definire una programmazione più ampia, soprattutto per quanto attiene alle risorse economiche, sempre più insufficienti alla necessità di dare risposte positive ai tanti giovani che chiedono di svolgere la fondamentale esperienza di servizio civile”.
Intanto, lo scorso weekend si è svolta a Roma, l’VIII Assemblea dei rappresentanti e dei delegati dei giovani in servizio civile. L’incontro si è aperto con Paolo Molinari, dirigente dell’Ufficio Organizzazione e Risorse dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC) che ha evidenziato che il Disegno di legge delega arriverà presto alla discussione del Parlamento con molto probabilità a partire dal Senato. Molinari ha anche aggiornato i delegati sugli avvenimenti più recenti del servizio civile, ed ha anticipato che a breve tornerà a riunirsi il Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta, ricostituito dal Sottosegretario Giovanardi dopo un anno dalla fine dei lavori del precedente mandato.
L’Assemblea è proseguita con una tavola rotonda sul tema “Servizio Civile tra obiezione di coscienza e nuove prospettive”, moderata dai rappresentanti nazionali dei giovani in servizio civile, alla quale hanno partecipato Licio Palazzini (Presidente della Consulta Nazionale del Servizio Civile) e Alberto Trevisan (obiettore di coscienza). Palazzini, nel suo intervento, ha collegato la storia dell’obiezione di coscienza con il servizio civile di oggi, sottolineandone gli aspetti di libertà e di cittadinanza responsabile, oltre ad evidenziare alcune “incomprensioni” che ancora oggi ci si porta dietro da quel periodo.Trevisan, che prima della legge 772/72 fu condannato al carcere per la sua obiezione di coscienza, ha raccontato la sua esperienza, ricordando tra gli altri i “compagni di viaggio” che lo hanno sostenuto nella sua scelta: da mons. Nervo, ad Aldo Capitini e Pietro Pinna, da don Lorenzo Milani ad Alex Langer. Trevisan ha anche chiesto ai giovani presenti di riuscire a definire un proprio “codice deontologico” che possa caratterizzare sempre chi vive l’esperienza del servizio civile, e a portare avanti il testimone di questa esperienza di pace e nonviolenza anche alle prossime generazioni.
l dibattito della Tavola rotonda è tornato tra l’altro sulla recente questione della convenzione con la BNL per i pagamenti dei giovani. Lo scorso novembre, infatti, l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (Unsc) ha modificato per i volontari in servizio dal 1 dicembre le modalità di pagamento dei compensi, passando dal libretto postale nominativo al versamento esclusivamente su conto corrente bancario intestato o cointestato al volontario. La banca scelta dal Governo è la BNL – Gruppo Bnp Paribas, che secondo l’ultimo Rapporto del Presidente del Consiglio nel 2008 è risultata in testa all’elenco degli istituti bancari che hanno offerto servizi ad aziende esportatrici di armamenti italiani.
Diverse associazioni del Servizio Civile Nazionale – segnala il sito Esseciblog nel fornire diversi documenti al riguardo – hanno criticato la scelta da parte governativa della BNL e sostengono che la circolare sarebbe in contrasto con il servizio civile nazionale quale “strumento di difesa non armata e nonviolenta del Paese”: le associazioni hanno pertanto invitato i volontari a non usufruire della convenzione con la BNL in quanto considerata “banca armata”.