Ci saranno anche Dario Fo e Sabina Guzzanti , sebbene in collegamento video via skype, stasera a Piazza Cairoli, per chiudere con una festa la campagna elettorale del comitato messinese per il si al referendum che domenica 17 aprile chiederà ai cittadini italiani se vogliono abolire la norma del decreto Sblocca Italia che prolunga all’infinito le concessioni per trivellare i nostri mari ed estrarre petrolio e gas naturale.
Una campagna e un quesito definiti “dannosi ” e “inutili” da diversi importanti attori politici, in testa il presidente del consiglio Renzi e il presidente emerito della Repubblica Napolitano, ma che rivestono tuttavia grande importanza dal punto di vista del valore della partecipazione democratica e soprattutto delle scelte strategiche sul tema dell’energia.
Le nove regioni che hanno promosso i sei referendum di cui quello di domenica prossima è l’unico ammesso dalla Corte Costituzionale, come pure le centinaia di comitati di cittadini contro le trivellazioni e le associazioni ambientaliste hanno l’obiettivo di impedire che decisioni importanti , come quelle sulle concessioni alle compagnie petrolifere di proseguire l’attività estrattiva a mare, siano monopolio esclusivo del governo e siano invece affidate al dibattito democratico e alla concertazione con gli enti che rappresentano la volontà dei territori.
Lo ha spiegato chiaramente ieri mattina Enzo Di Salvatore, il professore di diritto costituzionale dell’Università di Teramo che ha contribuito alla stesura del quesito di domenica prossima, ospite del comitato Fermiamo le trivelle di Messina. ” La filosofia del decreto sblocca Italia toglie la parola e ogni possibilità di intervento alle popolazioni che poi soffrono le conseguenze delle grandi opere e ai loro legittimi rappresentati. Quando si decide dove e come trivellare, su quali fonti energetiche investire il ruolo di regioni e comuni è fondamentale e non può essere bypassato per decreto. Oggi tuttavia una prima sfida l’abbiamo vinta. Si parla finalmente di petrolio, gas e dei rischi connessi all’estrazione e alla raffinazione, fuori dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Si mettono in evidenza i pesanti interessi economici ( la vicenda che ha portato alle dimissioni del ministro Guidi è in questa misura esemplare) che condizionano le decisioni del Governo in materia di energia. Col voto di domenica, se vinceranno i si , sarà possibile mettere in discussione la politica energetica del paese e lanciare un vasto dibattito per l’adozione di un piano basato sul fotovoltaico , sulle altre fonti rinnovabili e su razionalizzazione ed efficientamento dei consumi.”
Che quella di domenica prossima sia essenzialmente una battaglia di democrazia lo ha rilevato anche l’assessore all’ambiente del comune di Messina Daniele Ialacqua , presente all’incontro del professor Di Salvatore con i media . ” Messina , la Sicilia, soffrono le ricadute negative di politiche del territorio sbagliate” ha ricordato ” è un vero peccato che l’assemblea regionale abbia per pochi voti negato l’adesione della Regione al Referendum. Sarà forse perché , avendo scelto di puntare su uno sviluppo fondato sugli inceneritori e non riuscendo ad affrontare con politiche adeguate l’inquinamento prodotto da impianti come quello di Gela o di Priolo, il Governo Crocetta ha paura del giudizio popolare?”
Il Sindaco Renato Accorinti , assente perché impegnato in una serie di incontri istituzionali alla regione, ha comunque partecipato alla conferenza stampa indetta dall’Anci Sicilia a Palermo, insieme allo stesso Enzo di Salvatore e al sindaco del capoluogo Leoluca Orlando.
“Facciamo appello ai comuni e ai cittadini siciliani di andare a votare e soprattutto a votare Si al referendum sulle trivelle” questo il messaggio lanciato dai primi cittadini di Palermo e Messina ” e a non perdere l’occasione per promuovere un modello alternativo di sviluppo che certamente favorirebbe la nascita migliaia di posti di lavoro. Quella del petrolio è una battaglia di retroguardia e andare a votare vuol dire partecipare a una scelta, quella di evitare la marginalizzazione della Sicilia solo se usciamo dalla logica del petrolio torniamo ad essere competitivi e a ripartire.”