“Emergenze e criticità penitenziarie sono circostanze che da quasi un mese si vivono quotidianamente presso l’Istituto Penitenziario di Siracusa.”
A dichiararlo è il Segretario Generale Aggiunto dell’OSAPP Domenico Nicotra che non può non ricondurre tali criticità al nuovo e mutato assetto organizzativo in essere presso l’istituto siracusano a fronte di oltre 500 detenuti presenti di cui almeno 350 classificati alta sicurezza e pertanto vicine alle organizzazioni criminali di stampo mafioso. A questi si devono aggiungere altri 100 detenuti stranieri il cui collegamento alle organizzazioni terroristiche o eversive non può essere escluso.
“Questa miscela esplosiva di delinquenza, prosegue Nicotra, è destinata ad acuirsi a seguito dell’apertura di nuove sezioni, tra l’altro ancora in corso di svolgimento, con innegabile pregiudizio per il delicato compito demandato ai poliziotti penitenziari, che sembrano essere tornati indietro di qualche decennio a causa dell’attuale assetto organizzativo, frutto di una scelta assolutamente non condivisa dall’OSAPP.”
“Turni di non meno di otto ore di servizio, neanche un minuto per poter garantire il passaggio di consegne, uffici fondamentali per il buon andamento di un Istituto Penitenziario che chiudono per fornire supporto ai colleghi ormai stremati che operano nelle sezioni.”
“Inoltre, impossibilità a programmare la propria vita privata perché il personale di Polizia Penitenziaria non solo non ha contezza del servizio programmato del mese successivo ma addirittura può capitare che alle ore 16:00 di una giornata lavorativa non sappia neanche il turno del giorno successivo.”
“È evidente, conclude Nicotra, che forse più di qualcosa a Siracusa non funziona e per questo, stante l’attuale e gravissima situazione come OSAPP – sempre al fianco dei poliziotti penitenziari – non possiamo esimerci dal denunciare tale incresciosa situazione che necessariamente deve rientrare per il benessere del personale oltre al fatto che qualora degenerasse potrebbe ripercuotersi sull’ordine e la sicurezza penitenziaria e pubblica.”