Siria: se questi sono bambini

E poi ci sono sere che apri facebook per passare il tempo e scrivere le solite banalità e ti ritrovi a leggere questo:

Prima di addormentarvi nei vostri comodi letti un pensiero di un minuto a chi dormirà sotto le bombe e a chi domani mattina non si sveglierà

Un colpo allo stomaco potente e ben assestato. Rifletto. Nella mia mente appaiono le immagini di qualche giorno fa viste su facebook e sui media nazionali di quei bambini messi in fila, sembrava che dormissero invece erano morti. E commento lo status così:

“Un pensiero a chi bambino non riuscirà a vedere l’alba del nuovo giorno per colpa dei potenti. A chi bambino non diventerà mai grande e non avvererà mai i propri sogni. A tutti questi sogni costretti dagli eventi a non venir mai realizzati. Agli occhi dei bambini, quegli occhi che non mentono mai ma gridano silenziosamente tutto il dolore possibile”.

Da qui la mia volontà di indagare la situazione vissuta dai bambini in Siria. I bambini che sono le vittime sacrificali privilegiate di ogni conflitto organizzato a tavolino dai potenti del mondo. Bambini senza infanzia e senza sorriso.

Con Elisa Fangareggi di Time4life ho deciso di approfondire questo aspetto spesso taciuto dai grandi giornali e tv di tutto il mondo, quello dei bambini siriani.

Sono rimasta sconcertata nel vedere girare su facebook e poi rimbalzare nei vari telegiornali le immagini di tutti quei bambini uccisi dal gas nervino. Un nuovo genocidio, un nuovo sterminio di innocenti, a pagare è sempre la popolazione inerme. Non esistono guerre giuste. Si è sempre perdenti anche quando ci si siede sul carro dei vincitori. si è perdenti di vite umane, di diritti umani. Perché invece di dare risalto ai tanti genocidi occultati se ne perpetrano sempre di nuovi? Per i media noto che a volte è più importante la notizia sugli scontri in atto che il dolore e la percezione che i siriani hanno di quanto sta accadendo. Tu che idea ti sei fatta?

A me è capitato di vedere decine di bambini morti magari non colpiti dal gas ma morti per altre problematiche ed è veramente struggente. Fanno più notizia ottocento bambini che muoiono in un colpo per il gas e non quelli che muoiono per il freddo d’inverno nei campi profughi. Sono comunque bambini che muoiono a causa di una guerra. Dispiace che si parli di Siria adesso che ci sono stati migliaia di morti con le armi chimiche e non si parli di quelli morti nel corso dell’anno per i bombardamenti o per fame o per malattie che non sono potute essere curate. È un genocidio taciuto. Io lo paragono a quello del Ruanda del quale se n’è parlato dopo ma mentre succedeva nessuno ha fatto niente. In Siria è la stessa cosa. Si parla di centomila morti ma in realtà sono centomila morti sui documenti, morti sotto le bombe; non si parla delle persone morte nei campi profughi perché non sono curate, morti di fame o di freddo durante l’inverno.

Si dice che gli occhi dei bambini sono limpidi non mentono tu cosa vedi in quegli occhi? I bambini siriani sanno ancora sorridere?

Sono bambini che non hanno più lo sguardo di bambini. È vero che gli occhi dei bambini sono limpidi. Quelli dei bambini siriani no. Sono bambini che un’infanzia non ce l’hanno più. Gli è stata rubata. I bambini sono già grandi. Sono adulti piccoli di statura che vivono col terrore dei bombardamenti, che hanno vissuto cose atroci, che hanno visto esecuzioni. Quando disegnano, disegnano scene di sangue. A me i disegni che fanno impressione. Quando vedo certi disegni dei bambini pensi a cosa devono aver visto per fare un disegno del genere. Disegnano sangue, carri armati, pistole, fucili, i bombardamenti. Sono bambini che negli occhi hanno solo la paura. Le famiglie siriane sono state sempre numerose perché la famiglia islamica è per tradizione una famiglia numerosa. I bambini di 5 o 6 anni vengono mandati a cercare cibo per i fratelli più piccoli. È una responsabilità che non dovrebbero avere. Dovrebbero pensare al gioco, ad andare a scuola, a ridere e divertirsi e non avere l’ansia del fratellino che ti implora per qualcosa da mangiare.

C’è una storia nel tuo vissuto in Siria che porterai sempre con te?

Io sono ancora molto legata a una bambina che si chiama Marua e che è l’immagine di copertina del nostro gruppo facebook. È una bambina che ho incontrato in un campo profughi. Mi ricordo che io avevo già distribuito tutto, non avevamo più nulla. La vedevo che tossiva aveva la febbre alta a 38.5 e camminava a piedi scalzi nella neve. Non sapevo proprio come fare per aiutare questa bambina, avevamo finito completamente tutto e mi sono detta: “Va beh chi se ne frega le do i miei stivali”. Mi sono tolta gli stivali e la giacca e glieli ho regalati. Lei se n’è andata con i miei stivali così io sono tornata a casa scalza ma sapevo che da li a poche ore  mi sarei potuta asciugare i piedi e mettere un altro paio di scarpe. L’ho rivista in seguito e non aveva più la febbre, non aveva più nulla. Lì un paio di scarpe fa la differenza. È più semplice che un bambino con 39 di febbre senza scarpe possa aggravarsi di un bambino che ha le scarpe. Poi finalmente questa bambina a maggio è riuscita a passare in un campo in Turchia uscendo da un paese in guerra. Questa bambina è  nel mio cuore e che ci resterà per sempre.

Quali sono le percezioni che tu, i volontari e tutte le persone che operano per Time4life provate a al vostro ritorno a casa?

È sempre traumatizzante il ritorno perché tu non capisci dove sei. Arrivi a casa e magari trovi tua suocera che ti dice che le bimbe oggi non hanno mangiato tanto. Quindi non capisci in che dimensione sei. Queste esperienze insegnano molto perché impari a non dare per scontato quello che hai, anche solo una casa, i vestiti, è una fortuna immensa. Se prima ti capitava di desiderare la borsa nuova, un paio di jeans o una cena al ristorante, tornata dalla Siria ti rendi conto che di tutto quello non ti frega più niente perché sei già la persona più fortunata del mondo, puoi coprirti con le lenzuola, la sera puoi dormire nel tuo letto, nessuno patisce la fame e il freddo, l’acqua calda ce la abbiamo tutti. Anche solo l’idea delle bambine che vanno all’asilo con le maestre che le coccolano, la cameretta e i loro giochi, ti rendi conto davvero che hai tutto e non ti manca nulla.

Ma sei mamma?

Si sono mamma è ho 3 figlie. Essere genitore è anche questo, cioè essere genitore non vuol dire solo occuparsi dei propri figli, controllare che stiano bene. Secondo me essere genitore è anche occuparsi dei figli degli altri. Una donna se è mamma è mamma dentro, nell’animo, ecco perché una mamma se vede altri bimbi che stanno male soffre, non pensa solo ai propri figli che stanno bene. Bisogna aiutare le mamme siriane perché non sono in grado di fare le mamme per via della guerra, non hanno niente. Penso a cosa farei io in una situazione così. Per molte di queste mamme e persone noi di Time4life rappresentiamo l’unica speranza. Ci arrivano le e-mail in cui ci scrivono che è finito il cibo e il cui pensiero non ti fa dormire la notte perché ci sono di mezzo bambini a cui manca il cibo; mentre le mie figlie sono a letto con la pancia piena. Il fatto che lì non hanno nulla da mangiare ti mette un’ansia incredibile. Noi non ci fermeremo con l’attacco americano, non lo possiamo fare. In Siria ci sono bambini come se fossero figli miei e non hanno nulla da mangiare secondo te solo per paura dell’attacco americano posso fermarmi? Non posso anche se ho paura io non posso non aiutarli.

Chantal Castiglione

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