Situazioni che si ripetono stancamente

Una bandiera che sventola a vuoto davanti alla sede della Provincia di Messina…324 Famiglie che hanno perso il sorriso…. e una dozzina di uomini che ciondolano tra il Duomo e le Poste Italiane nel cuore della città.

Quando la notizia era ancora fresca, il fallimento della Aicon S.p.A., i media assettati di “sangue e informazione” si sono buttati sulla vicenda con la solita affettata partecipazione. Ancora oggi possiamo leggere negli articoli ormai datati frasi del tipo: “Hanno scelto di manifestare per far sentire la propria voce e chiedere solidarietà ai messinesi” oppure “Un altro grido d’allarme, un altro appello disperato di chi ha lavorato per anni, di chi aveva fatto progetti di vita sulla sicurezza di quel posto di lavoro, di chi ad un certo punto si è trovato a vivere un dramma occupazionale inaspettato e oggi chiede ancora una volta aiuto”

Ed anche loro, i lavoratori, sono stati guidati dalle organizzazioni sindacali in modo tale da ottenere il massimo risalto. Si trovano ancora foto della loro presenza di fronte alla statua del Nettuno e davanti al Palazzo della Prefettura o per le strade di piazza Cairoli. Quelle foto mi fanno venire in mente una vecchia canzone di Bennato … situazioni che stancamente si ripetono senza tempo.

Non sono stati i primi e non saranno gli ultimi che si presenteranno con le loro bandiere e i loro bisogni davanti ai cancelli della Prefettura per chiedere delle risposte ad uno Stato o a delle Istituzioni che non rispondono…mai.

Oggi è veramente desolante vederli ciondolare davanti al Palazzo della Provincia, ultimi superstiti di un più ampio fronte, a parlare sempre delle stesse cose, a sgolarsi a vuoto, a dire a chiunque li voglia ascoltare che non si arrendono, che non è giusto perdere la loro professionalità. Impiegata bene e con un nuovo imprenditore la cantieristica di Giammoro potrebbe essere risollevata.

Ed hanno ragioni, questi sono stati uomini capaci di costruire dei capolavori. Non erano semplici barche quelle che costruivano ma delle regie marine, nove modelli di Yacht di lusso con una lunghezza che andava dai 54 piedi agli 85, interni di mogano e pelli, luci e fasto con prezzi che dal più piccolo al più grande superavano il milione di euro.

Barche e  yacht che vediamo solo una volta all’anno, quando il Tg 1 trasmette il suo puntuale servizio sull’apertura del Salone della Nautica di Genova… e noi a guardare a bocca aperta quelle meraviglie irraggiungibili.

Eppure erano vicino a casa nostra e non lo sapevamo. Non lo sapeva nessuno e nessuno voleva saperlo. Solo in questo modo si può spiegare il silenzio di fronte alle loro richieste, il silenzio di fronte alla loro famosa lettera in cui addirittura chiedevano scusa per il disturbo arrecato… “Non vogliamo impietosire nessuno, siamo consapevoli che troppi sono nella nostra critica situazione”.

Ho tentato di intervistarli ma il loro portavoce sindacale, un certo Giovanni, non era presente e loro quasi si sentivano intimoriti dall’interloquire. E’ stato vano chiedere l’intercessione di un collega cameramen che si trovava a passare di là o di un amico avvocato. Non ho capito perché senza il rappresentante sindacale non si può parlare comunque qualche notizia ero riuscito a carpirla un’ora prima. O miglio ero riuscito a fare una domanda che non ha ricevuto risposta e cioè del perché vi fosse solo la bandiera sindacale dell’USB ? E le altre ho chiesto, avete parlato con la CISL, con la CGIL. Loro di solito sono sempre in prima fila a difendere i diritti dei lavoratori. Perché mancano.

Uno sguardo perso nel vuoto di chi non sa darsi risposta, un silenzio muto e dignitoso di chi vede i suoi sogni andare in frantumi. Il silenzio di chi è stato abbandonato da tutti.

Pietro Giunta