Germana Locatelli ha 31 anni e dieci anni fa scopre di essere affetta dalla sclerosi multipla. Da subito capisce che non può far altro che conviverci con la sua malattia e decide che fin quando potrà non cambierà nulla della sua vita. Continua a gestire insieme alla sorella Romina il Bar Ristorante Pizzeria Edicola Patrunzì a Monte Marenzo, Lecco, ma se per lei la sua patologia va affrontata con coraggio e forza, per i suoi clienti non è così. Il suo locale con il tempo comincia ad avere sempre meno clienti e oltre che con la sua malattia deve fare i conti con le ristrettezze economiche. Inizialmente Germana associa la sempre meno affluenza al ristorante alla crisi, più tardi un conoscente svelerà al padre che molti decidono di non frequentarlo più per la malattia della figlia. Tra le varie province, infatti, il locale è etichettato come “quello dove lavora la tipa infettiva”. Facendo un’accurata ricerca tra i vari siti che parlano della malattia ci rendiamo conto che è quello che si potrebbe dedurre da una lettura frettolosa degli stessi. Su molti, infatti, si legge che diverse teorie propongono cause sia genetiche che infettive, senza però articolare le specifiche.
La sclerosi multipla è una malattia autoimmune cronica che colpisce il sistema nervoso centrale, rendendo difficile la comunicazione tra cervello e midollo spinale e NON È UNA MALATTIA INFETTIVA, non si trasmette da individuo a individuo. Ma secondo le ricerche condotte finora, l’esposizione ad agenti infettivi (virus, batteri) soprattutto nei primi anni di vita è da annoverare tra le possibili cause dell’insorgenza della malattia. Come spiega anche il sito ufficiale dell’AISM (Associazione Italiana sclerosi Multipla).
Intervistiamo Germana.
Secondo te, quanta informazione o disinformazione c’è su patologie di questo genere o quanto pregiudizio?
C’è ancora poca informazione o troppa poca voglia di sapere su questa malattia. Molti dei miei clienti abituali hanno deciso di non frequentare più il mio esercizio. Inizialmente mi sono detta: sarà una casualità, magari la crisi. Successivamente mi è giunta voce che molti non lo frequentavano più a causa della mia patologia.
Quando hai capito che la poca affluenza degli ultimi tempi nella tua Pizzeria era associata alla tua malattia?
Non lo pensavo fin quando mio padre al ritorno dal paese d’origine mi ha raccontato di aver incontrato un conoscente e dopo avergli detto che adesso abita a Monte Marenzo, l’amico ignaro che io fossi sua figlia ha aggiunto: “Ah sì, dove c’è quella pizzeria con la tipa infettiva”, palesando così tutti i miei dubbi e paure. Molti preferiscono non frequentare il mio ristorante perché credono che la mia sia una malattia contagiosa.
L’impressione è che se evitando ciò che ci spaventa questo non può raggiungerci.
Germana continua a credere e sperare che l’informazione possa superare paure e pregiudizi e a marzo ha organizzato il primo incontro informativo in collaborazione con l’AISM, tenendoci a precisare che tutto questo non nasce con l’intento di far pubblicità al suo locale, come si legge su vari social network.
“All’incontro ho riscontrato molta partecipazione e questo mi rende felice”.
Germana oggi è una donna che dimostrando grande coraggio ha deciso di provare a sconfiggere sia i limiti imposti dalla sua malattia che le sue paure, ma soprattutto le paure degli altri provocati dalla poca informazione o come lei ci suggerisce dalla poca voglia di sapere. A lei i nostri migliori auguri.