Il tema è molto serio. Perché riguarda la difesa della donna, la lotta al più odioso dei crimini, ma chiama in causa anche il valore e il ruolo dell’informazione. E di conseguenza della reazione dell’ opinione pubblica.
Mi sono decisa a scrivere questo post, dopo aver letto editoriali o commenti fb (non servizi di cronaca per lo più corretti) di analisti e giornalisti, dopo la sentenza della Cassazione su uno stupro di gruppo. Seguiti ovviamente da fiumi di like e commenti ulteriori, sempre più carichi di rabbia.
Tutti a gridare allo scandalo per la conferma della condanna ai responsabili dello stupro, a cui è stata tolta l’aggravante di aver “commesso il reato con l’uso di alcool”, né di armi o stupefacenti, come prevede la legge. Cioè traducendo, i giudici hanno ribadito la condanna di secondo grado per la violenza sessuale, hanno riconosciuto che una donna ubriaca è in condizione di inferiorità psichica e quindi non può essere consenziente nel rapporto, e quindi c’è la violenza sessuale. Come i giudici della Suprema Corte hanno riconosciuto, confermando la condanna – lo ripeto – per i responsabili. Hanno però stabilito che gli autori dello stupro non hanno costretto la donna a bere. Lei ha bevuto per sua iniziativa, loro non l’ hanno minacciata, drogata o indotta ad ubriacarsi. Lei ha bevuto, perché le andava. Questo non toglie la gravità del reato commesso, per cui pagheranno la loro pena a condanna definitiva. La sentenza stabilisce semplicemente che non c’è quell’ aggravante. Certo questo potrebbe far abbassare la pena nel nuovo processo di secondo grado che sarà celebrato, certo questo semplifica in un certo senso il procedimento giudiziario per i due cinquantenni torinesi, che dovranno ora affrontare un nuovo dibattimento, dopo essere stati prima assolti, poi condannati con le attenuanti generiche e ora di nuovo rimandanti ad un altro processo. Ma la legge è legge e noi viviamo in uno Stato di diritto (per fortuna). Dove anche i più feroci criminali devono essere condannati per quello che hanno commesso. Senza nella di più. Il cuore del diritto di difesa.
Detto tutto questo è compito e dovere dell’ informazione far capire il senso di quella sentenza e non alimentare facili indignazioni, come se i giudici avessero stabilito che si può violentare una donna ubriaca. O che per questo è meno grave.
La violenza sessuale è il crimine peggiore che si possa commettere su una donna. E solo da troppo poco tempo e con troppa fatica è stato finalmente riconosciuto in tutta la sua gravità e nelle sue sfaccettature, come ben sa Franca Viola che cambiò la storia rifiutando il matrimonio riparatore dopo uno stupro. La legge ora infatti prevede che ad esempio una donna ubriaca è in una condizione di inferiorità. Ma ora ovunque leggo commenti indignati anche da parte di colleghe, soprattutto donne, che si sono sentite offese, che vedono nella pronuncia della Suprema Corte un passo indietro, che si chiedono addirittura se la Corte fosse composta in prevalenza da uomini.
Siamo ancora a questo punto? A pensare che i giudici decidano in base a pregiudizi sessisti e non col codice alla mano? Codice aggiornato con le sofferenze di troppe vittime, ubriacate ad esempio con l’inganno o drogate e poi violentate. Ed è doveroso in quel caso che alla condanna per lo stupro si aggiunga l’aggravante appunto di aver commesso quel reato, servendosi di alcol o droga. Ma se le cose non sono andate così?
Ci rendiamo conto della portata di questi attacchi all’ Istituzione? Tutto può essere criticato, Cassazione compresa, ci mancherebbe, ma solo una volta che l’informazione è corretta, completa, non frutto di reazioni di pancia sulla base di qualche titolo acchiappa clic.
Da donna e da giornalista che si occupa di vicende giudiziarie penso che arrivare a diffondere questi commenti, alimentando dietrologie inesistenti, sia soprattutto un danno alle donne e alle loro battaglie sacrosante. Oltre ad essere letale per l’autorevolezza dei media, che non dovrebbero inseguire facili consensi, ma preoccuparsi di assolvere al proprio fondamentale compito, tutelato anche dalla Costituzione. E quindi raccontare le notizie nel modo più oggettivo possibile. Il ruolo della stampa torna ad essere cruciale ora per la democrazia, in tempi di fake news, notizie distorte e casi nati solo sul web.
Come difendiamo l’importanza e l’autorevolezza del nostro ruolo, se contribuiamo ad alimentare informazioni inesatte? Richiede lettura, attenzione e sforzo la comprensione a volte anche complessa e tecnica di sentenze, ma questo è il nostro compito. E aggirarlo attraverso le semplificazioni è un inganno. Che danneggia tutti.
Questi commenti poi, che con grande facilità in un telefono senza fili virtuale alterano sempre di più i fatti, si traducono in una progressiva erosione della fiducia in un’ Istituzione fondamentale per uno Stato di diritto, la Giustizia appunto. ( E questo è un tema centrale per i magistrati, che ora finalmente stanno cominciando ad interrogarsi sui rischi di una Giustizia non compresa).
Quindi, car* collegh*, la verità, vi prego, sulla sentenza della Cassazione.
Articolo tratto da: http://raffaellacalandra.blogradio24.ilsole24ore.com/2018/07/17/la-verita-vi-prego-su-stupro-e-cassazione/