Si è conclusa con una conferenza stampa e la consegna degli attestati, nella sala convegni del Parco Horcynus Horca la prima edizione della Summer School in Conservazione e Restauro delle opere d’arte Contemporanee che ha visto impegnati, dal 20 Luglio e per 150 ore, 21 ragazzi con una formazione di ambito artistico. Si tratta della prima di una lunga serie, come trapela dalle parole del presidente Gaetano Giunta: “ Diventerà un’offerta ciclica e permanente della Fondazione questa Summer School, che il prossimo anno si spera di rendere più internazionale con il coinvolgimento della parte più meridionale del Mediterraneo, anche con l’erogazione delle borse di studio.” Ed a chi fa un appunto sul costo di 5 euro per l’accesso al museo, come possibile deterrente per la fruizione dello stesso, ed in merito all’azione di riqualificazione culturale generale che il nascente museo può esercitare sulla città, Giunta replica: “ Con una punta di orgoglio possiamo dire di non contare su fondi pubblici, che nell’associazionismo e nel terzo settore non è cosa da poco. Il pagamento del biglietto ha dato in questi giorni al visitatore, non solo la possibilità di accedere al Macho ma di partecipare alle attività del Parco come il cinema d’autore ed i concerti dal vivo. Per tutto l’anno siamo attivi su progetti che coinvolgono, soprattutto le scuole, nelle nostre attività scientifiche e culturali; non abbiamo certo la pretesa di cambiare da questo punto della città tutto il contesto ma pensiamo di andare nella direzione giusta.”
Il restauratore- conservatore presso la Peggy Guggenheim di Venezia Luciano Pensabene, punta di diamante nel team autorevole degli insegnanti coinvolti, mostra tutto il suo apprezzamento per la novità e l’importanza di questo tipo di formazione specifica: “Quella sperimentata è un’esperienza formativa d’avanguardia che si riallaccia a quella rappresentata dal Master arte Contemporanea tenutosi tre anni fa presso l’Opificio delle pietre dure di Firenze; anche se lì si sono sperimentati cantieri di osservazione mentre a Messina i nostri ragazzi hanno fatto esperienza e pratica delle tecniche legate al restauro del Contemporaneo. Vivo fuori dalla Sicilia e mi manca molto quindi poter attivare progetti di questo tipo mi rende veramente felice”.
Il Macho, nato all’interno della straordinaria stratificazione della Torre degli Inglesi di Capo Peloro, rappresenta di fatto una collezione importante nell’ottica di quelle commistioni cultuali che esplodono in quell’ombelico simbolico che è di fatto il Mediterraneo, secondo le parole della curatrice Martina Corgnati docente dell’Accademia di Belle Arti di Brera; la quale ha avuto anche un ruolo determinante e magnetico nell’esplorare, secondo la tematica scelta per l’Horcynus Festival, il genocidio armeno, padre dimenticato di tutti i genocidi del ‘900. “E’ grazie a questi ragazzi ed alla loro completa disponibilità che il Museo ha potuto aprire in tempi così celeri” afferma con orgoglio l’architetto ed artista Gianfranco Anastasio direttore della Summer School ; ed a chi chiede in merito al possibile coinvolgimento occupazionale futuro di questi ragazzi, Giunta risponde: “ E’ chiaro che nel caso in cui si dovesse mettere mano a progetti di restauro di opere d’arte contemporanea, la Fondazione terrebbe in forte considerazione i ragazzi che si sono formati nella Summer” “Ritengo che gli allievi possano guardare ad un raggio più ampio, rincalza Pensabene, in quanto oggi c’è molto bisogno di professionalità nell’ambito del contemporaneo richieste non solo da musei ma anche da privati. I ragazzi troveranno comunque qui sempre un laboratorio permanente, dove poter crescere e sperimentare le innumerevoli tecniche acquisite”. La scuola ha in modo equilibrato intrecciato importanti comunicazioni in aula sulla concettualità e la matericità del contemporaneo, ed un lavoro specificamente pratico sulle opere d’arte della collezione Horcynus Horca, in parte confluite nel Museo, oltre che su un gruppo di opere provenienti da Capo d’Orlando. A partire dal Facility Report, scheda riassuntiva di tutte le caratteristiche dell’opera e del suo stato di conservazione, gli allievi, sotto l’occhio vigile dei restauratori Luciano Pensabene ed Enzo Fazio, hanno fatto esperienza di tutte le tecniche più frequenti come la pulitura, la stuccatura, il consolidamento ed il ritocco. Non sono mancate poi le uscite didattiche come al Museo Regionale per evincerne la logica espositiva e museografica, alle Terme di S. Calogero per una sezione della mostra A come Armenia, e presso il cantiere del seme d’arancia di Emilio Isgrò a Barcellona Pozzo di Gotto per una testimonianza di un cantiere di rigenerazione urbana condiviso.
Giuseppe Finocchio