“Sono 60 su 90 gli Onorevoli della Regione Siciliana che sono debitori nei confronti dell’Agenzia Regionale alla riscossione, Riscossione Sicilia.” A dichiararlo è stato l’Avv. Antonio Fiumefreddo amministratore unico dell’Agenzia e nominato dal Presidente Rosario Crocetta per mettere ordine nei ruoli fiscali dei Siciliani.
Se i 60 Onorevoli su 90 di cui parla Fiumefreddo possono considerarsi alla stregua dei centinaia di migliaia di Siciliani e cittadini Italiani che sino al 21 Aprile possono aderire al piano di rottamazione delle loro cartelle esattoriali, pagando al fisco solo l’importo dovuto per i debiti a ruolo dal 2000 al 2016, senza sanzioni e interessi. La stessa cosa non può essere riconosciuta agli Onorevoli Regionali che sono incappati, pur non essendo indagati, nella conclusione delle indagini della Procura di Catania. La quale, sempre dietro denuncia di Fiumefreddo, ha ipotizzato il reato di abuso d’ufficio a carico di 9 funzionari e dirigente di Riscossione Sicilia che avrebbero favorito tre parlamentari regionali cancellando i loro debiti e creando un danno erariale di quasi 390 mila euro.
I tre parlamentari regionali che sarebbero stati favoriti dagli indagati sono Nello Musumeci, leader del movimento ‘DiventeràBellissima”, Nino D’Asero, attuale capogruppo del NCD all’Assemblea e Raffaele Nicotra, deputato regionale del Pd. In particolare, secondo la Procura Catanese, Musumeci e D’Asero avrebbero ottenuto la chiusura di procedure esecutive di pignoramento presso terzi nonostante avessero ancora dei debiti con Riscossione. Nicotra invece sarebbe stato favorito con la cancellazione di un fermo amministrativo di un veicolo e con la chiusura di una procedura esecutiva di un pignoramento immobiliare pur avendo anche lui ancora dei debiti col fisco.
Tutti i tre parlamentari, che ribadiamo non sono indagati, hanno subito smentito e attraverso dichiarazioni e conferenze stampa hanno chiarito la loro posizione nei confronti di Riscossione Sicilia. E cosi Nello Musumeci nel corso dell’apposita conferenza stampa ha dichiarato: «Sono contribuente di Riscossione Sicilia dal 2009, da quando ho chiesto, da contribuente come tutti gli altri, tre rateizzazioni finora accolte; due sono state interamente pagate, con oneri di mora, agio e interessi. Si tratta in larghissima parte di manifesti elettorali e altre spese, e continuo a pagare senza alcun favoritismo. Ecco perché questa vicenda mi lascia tanta amarezza, ma anche la voglia di dire a tutti che Nello Musumeci è un cittadino come tutti gli altri e nessuno mi ha mai cancellato un solo euro di tasse».
Raffaele Nicotra ha precisato: “non hanno nulla a che vedere con la mia attività di deputato. Si tratta – aggiunge – di debiti contratti da una società di cui io ero titolare, una azienda nata oltre quarant’anni fa, e che ha purtroppo, come tante altre, subito gli effetti della crisi ed è in liquidazione da due anni. Adesso, come la legge mi consente, ho chiesto di rottamare la cartella e sto iniziando a pagare. Ma sempre a causa di quel debito – conclude Nicotra – mi era stato pignorato un quinto dello stipendio. Ho chiesto la sospensione almeno di quest’ultimo provvedimento, altrimenti finirei per pagare due volte la stessa somma”.
Il capogruppo del NCD all’Ars Nino D’Asero ha usato invece il comunicato stampa per chiarire la propria posizione: non ho mai ricevuto nessuna istanza di pignoramento e quindi non avrei potuto beneficiare di alcun favore. Ho rateizzato quanto dovevo alla Serit, così come consentito ad ogni cittadino”.
C’è voluto poco perché la questione assumesse i toni dello scontro politico e dalle stanze paludate e paludose della Commissione Bilancio Regionale finisse direttamente su You Tube. Protagonisti il Presidente della Commissione l’On.Vinciullo, l’On Lentini e Fiumefreddo, l’accusa quella di rapporti non chiari, di una politica infiltrata e di nomi e di cognomi da fare solo alla magistratura e non in altre sedi. «Io non ho tasse da pagare – ha gridato Lentini in Commissione- e sei lei continua con questi toni, noi soldi non gliene diamo». Il riferimento è ai fondi che la Regione Sicilia deve mettere per coprire il rosso di Riscossione Sicilia.
Dal 2001 ad oggi la somma autorizzata dalla Regione Siciliana per la ricapitalizzazione dell’Agenzia di riscossione e stata di 56 milioni. L’ultima rata, pari a 13 milioni, è stata anche oggetto di un carteggio riservato tra Crocetta e l’Assessore all’Economia Alessandro Bacci che ha portato ad uno scontro politico di ampia risonanza, al coinvolgimento del Monte dei Paschi di Siena e del contenzioso milionario sulle quote che la banca aveva nell’Agenzia di riscossione.
Se il terreno di scontro sono i milioni di euro e la stessa esistenza dell’Agenzia, la risposta di Fiumefreddo in commissione bilancio acquista una luce più chiara. «Queste parole hanno un profilo estorsivo e chiedo che questo verbale venga trasmesso alla Procura». Finito lo scontro verbale con l’On Lentini, la rissa è continuata e Fiumefreddo è stato ripreso più volte dal Presidente Vinciullo che considerava la Commissione Bilancio come casa propria. Non anche la casa di Fiumefreddo e, per esso, neanche dei Siciliani che lo hanno messo su quella poltrona.
“Mi hanno buttato fuori dalla seduta con la forza, ha continuato Fiumefreddo, sono stato preso fisicamente da alcuni assistenti che si sono persino frapposti tra me e Vinciullo che inveiva e che voleva arrivare alle mani”.
Ma non poteva finire così e con l’approssimarsi delle prossime elezioni politiche Regionali anche la vicenda degli Onorevoli contribuenti della Regione Sicilia è diventata , dopo quella sui vitalizi alla Regione Siciliana, l’ennesimo terreno di scontro tra il Presidente della Regione Rosario Crocetta e il Presidente dell’Assemblea Regionale Giovanni Ardizzone. Con il primo che in difesa di Fiumefreddo ha dichiarato: “Non rimuoverò mai Fiumefreddo da Riscossione Sicilia, continueremo la battaglia contro sprechi e privilegi” e il secondo che, per contro e in difesa del buon nome del parlamento regionale, ha denunciato Fiumefreddo per diffamazione a corpo politico dello Stato. In pratica ha promosso l’azione a tutela del Parlamento Siciliano investito dalle dichiarazioni dell’avvocato risultate, spesso, datate e generiche.
Tutto questo infarcito dai passaggi televisivi che alcuni dei protagonisti, Crocetta e Fiumefreddo, hanno trovato nell’Arena di Giletti. Ma non basta e stante il rumore assordante che la vicenda ha avuto, il passaggio dalla Rai al Parlamento Nazionale è diventato un finale prevedibile.
Ci ha pensato il Sen. Peppe Lumia, paragonando la vicenda di Fiumefreddo a quella di Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi che ha subito un recente attentato, a presentare un’apposita un’interrogazione parlamentare chiedendo di sapere: “quali misure di protezione si stessero predisponendo per evitare che l’incolumità personale dell’avvocato Fiumefreddo possa essere messa in pericolo; quale sostegno, in base alle proprie competenze, il Governo voglia mettere al servizio dell’azione di trasparenza e risanamento che l’avvocato ha avviato con Riscossione Sicilia e che di fatto risulta un punto nevralgico dell’esercizio della sovranità democratica. L’azione di Antonio Fiumefreddo ha colpito interessi emblematici del sistema di potere siciliano: burocratico-clientelare e affaristico-mafioso”.
A fare da contrappeso all’interrogazione di Lumia, la richiesta del Presidente dell’ARS Giovanni Ardizzone di essere sentito dalla commissione antimafia “in ordine alle notizie emerse nelle ultime settimane sui media nazionali in merito alla Sicilia e in particolare all’Assemblea regionale”. Con riferimento all’Agenzia di Riscossione Sicilia e attraverso una nota rilasciata a Livesicilia , Ardizzone puntualizzava: “ribadisco come, ogni qual volta in aula si ripropone la questioni di ricapitalizzare Riscossione Sicilia, vengono sollevati polveroni mediatici con l’evidente fine di condizionare il libero voto dei singoli deputati.
Da Presidente del Parlamento, ne tutelerò le prerogative, a dispetto di chiunque ritenga di doverlo delegittimare”.
@PG