Tempo pessimo per votare

L’appena trascorso momento elettorale della città di Palermo porta alle tante riflessioni cui spinge “Saggio sulla Lucidità”.

L’incipt della storia di Saramago diventa titolo e ci ritroviamo a fare i conti con quell’amarezza di essere prede, vittime di “geni” salvifici, di media deliranti, incastrati in oscuri ingranaggi.

C’è una difficoltà a distinguere l’individualità, la credibilità, il peso delle parole e dell’onestà, tutto è fortemente sminuito.

 Non è necessario essere in una città senza nome per sentirsi incredibilmente impoveriti di valori.

Tra la gioia di qualche vincitore elettorale, non può sfuggire il malumore maturato nelle donne per la tanto combattuta preferenza di genere e il suo effetto su queste elezioni.

Abbiamo esultato nell’agosto 2016, era costata fatica salvare la doppia preferenza. Gli emendamenti all’ARS in opposizione avevano preoccupato. C’era chi avrebbe voluto cancellarla, era essenziale venisse difesa la partecipazione delle donne nelle istituzioni. Il via libera all’approvazione della norma sulla legge elettorale avrebbe dato respiro e posizioni.

 Qualcosa non ha funzionato, la norma non ha funzionato, le riflessioni non possono mancare.

Probabilmente avevamo lo strumento per arrivare a un equilibrio più marcato di presenze, soltanto 12 su 40 le Consigliere elette nella città di Palermo.

C’è chi attribuisce all’inesperienza delle donne in politica lo scarso risultato. Inesperienza aggravata da incombenze tra attività politico-sociale e lavori di cura. Davvero lo squilibrio di genere nei posti di decisione si deve attribuire alla mancanza di tempo?

Eppure, Palermo ha un movimento associazionistico e culturale invidiabile, le donne ci sono e si muovono con determinazione. Dedicano tempo e passione per portare avanti i valori in cui credono e non sempre  l’impegno sociale e politico vuol dire colmare il vuoto di un nido.

C’era qualcosa da presumere in merito alla norma ed è sfuggito? Abbiamo avuto il petto gonfio di orgoglio per un Disegno di Legge per primi portato avanti, ieri minato dall’ipotesi del controllo del voto, oggi dai dubbi. Non tutto è stato previsto per tingere di rosa i consigli comunali, soprattutto una forma di tutela maggiore per le candidate.

Non doveva essere una novità, non ci doveva sbalordire, siamo abituate alla cultura maschilista imbottita di pregiudizi.

 La capacità di emarginare, della furbizia, a discapito della lealtà, di imporsi e affermarsi, non c’è nulla di nuovo in questo distinguersi degli uomini.

Eppure, la sintesi, colta dai commenti sul risultato elettorale, per l’ennesima volta rende colpevole la donna. Donne impegnate con la famiglia, donne poco furbe, donne impreparate, donne strumentalizzate.

 La sintesi si esprime anche per bocca di donne elette, comprendiamo, è tempo di costruire equilibri non di lotte ai candidati uomini. Siamo noi per prime a riconoscere Il potere espresso dagli uomini, ce lo dobbiamo dire.  

Si ritorce il risultato, come in un rituale suicida, si avverte la sensazione che in fondo alla strada il buio calerà su questa Legge nata senza piacere a tutti. 

Allora, è di conforto ritornare alla scheda bianca di Saramago, il grande valore di cittadini nel loro gesto legale. Essere legittimi sovversivi, non ci sarebbe bisogno di armi e sangue innocente, basterebbe veramente poco.

La forza di un giorno, anche pieno di pioggia, poco adatto per votare, buttato al di là dell’oggi, probabilmente è l’unica forma di vitalità per sostenere battaglie non facili e cambiare qualcosa.

Oggi è un tempo veramente pessimo per votare.