Terminal PD Sicilia

“La Sicilia che vuole cambiare Davvero!” è lo slogan del gruppone di dirigenti del Partito Democratico Siciliano che si è riunito il 28 giugno all’Hotel San Paolo Palace di Via Messina Marine a Palermo.  Intanto da Messina fioccano le prime analisi e le dimissioni del coordinamento provinciale dopo l’esito del ballottaggio e la vittoria di Renato Accorinti a sindaco del capoluogo. Dentro i democratici aria di congresso con Crocetta, un pò dentro e un pò fuori, che presenterà nelle prossime settimane il proprio movimento in altre regioni d’Italia.

“Un nuovo corso per il PD”. Quasi un leit motiv per gli iscritti del Partito Democratico che – occorre dirlo – resta ancora immune alla deflagrazione dei grandi partiti e movimenti ma al suo interno caratterizzato da una sempre meno distinguibile galassia di correnti. Non bastano più i recinti delle rispettive case di appartenenza: oggi si trovano agli antipodi uomini di peso come Francantonio Genovese (recentemente coinvolto nell’inchiesta sulla formazione professionale) e Totò Cardinale (protagonista dell’esperimento dei DR, con risultati positivi nel computo dei dati delle comunali messinesi) che rappresentavano i generali del troncone post-dc nel centrosinistra o Beppe Lumia (un piede nel Pd, l’altro nel Megafono del Governatore Crocetta) e lo storico troncone post Ds ormai in rotta con le scelte del Governo regionale e quindi dell’alleato Crocetta.

A Palermo c’erano quanti per anni (almeno quelli che hanno visto il segretario Lupo e Raffaele Lombardo fotografati insieme) hanno chiesto che venisse ascoltata la base del partito e quanti hanno sempre messo in discussione l’alleanza nata dopo il “ribaltone” che hanno portato il Pd dall’appoggio esterno iniziale all’ingresso in Giunta con l’ex Governatore Lombardo.

Il responso delle urne dei ballottaggi ha riportato così in chiaro tutte le criticità che attraversano il popolo del centrosinistra e la propria classe dirigente. Il territorio, gli iscritti e simpatizzanti, si sono ribellatati alle scelte imposte, spesso abbracciando nei piccoli e medi comuni – laddove i candidati sono ‘schedati’ per tutto quello che hanno fatto (compresi i cambi di casacca) – espressioni provenienti dalle fila del centrodestra dissolto cristallizzandosi ed in molti comuni isolani con la stessa contrapposizione Pd – Il Megafono.

Il ‘correntone’ verso il congresso con l’incognita Crocetta

Franco Piro, Gianni Battaglia, Mirello Crisafulli, Angelo Capodicasa, Mariella Lo Bello e tanti altri hanno scelto di fare il passo. La relazione di apertura è stata tenuta proprio da Franco Piro –passato socialista e nella Rete di cui è stato uno dei fondatori insieme a Leoluca Orlando, Nando Dalla Chiesa e Giuseppe Fava-  ritagliandosi così il ruolo di portavoce del ‘Correntone’ “Nuovo corso Pd”. Piro, già alla vigilia della kermesse aveva detto che la richiesta sarebbe stata quella di “un forte cambiamento nel Pd e nel governo della Regione”. Il caso emblematico di Piazza Armerina, dove il Megafono si schiera con il Pdl, è solo l’esempio tirato fuori nel brusio dei partecipanti. Il neonato gruppo punta il dito anche contro l’ attuale gestione del partito, che lo ha condannato “alla marginalità”, e chiede un “incisivo rimpasto” in giunta regionale, a cui – aveva affermato in precedenza Piro – serve “spessore politico”.

Nella relazione, l’ex triunviro della nascente Margherita siciliana, riporta il dato storico della vittoria del centrosinistra dell’ottobre scorso: “La vittoria alle elezioni regionali dello scorso anno è un’occasione storica da valorizzare facendo chiarezza”. Nell’analisi del dato delle amministrative, prende piede il cosiddetto voto di scopo, sostenendo come la gente vada a votare per obiettivi politici e amministrativi precisi. Mentre, continua Piro “registriamo sempre meno voto di scambio, se non altro perché ormai c’è veramente poco da scambiare”.

Non è una coincidenza ma per alcuni osservatori nel Megafono sembrano riemergere i tratti caratteristici dello stesso modello del partito lombardiano, cresciuto in Sicilia grazie alla gestione diretta del potere senza l’intermediazione dei partiti alleati. Gli ex diessini di “Nuovo corso” si preparano quindi al congresso, un congresso che mai come adesso può essere contendibile per l’indebolirsi della componente che ad oggi ha mantenuto numeri schiaccianti nell’Assemblea regionale del PD a sostegno del segretario Giuseppe Lupo, il quale non ha ancora deciso se ricandidarsi o meno.

Il caso Messina

Anche se a Roma il dato del capoluogo peloritano è stato subito assorbito senza particolari conseguenze, interessante è invece quanto scrive su “Europa” – il quotidiano ufficiale del Pd -Simona Bonafede, parlamentare renziana: “Messina è buddaci, no-global francamente no. È una grossa grassa trasversalmente impoverita discarica di faccende clientelari dove tutto è pubblico – e lì pubblico vuol dire cosa di nessuno. Se la consuetudine fosse legge, a Messina il nero sarebbe legale. Se la burocrazia si misurasse sulla solerzia con cui l’amico che lavora al comune ti fa avere il rinnovo della carta di identità, portandogli le foto e firmando le carte al bar, Messina meriterebbe un encomio per efficienza, customer-centricity, flessibilità – purché non includiate nel panel quelli che non ce l’hanno un amico in comune, tanto son pochi”. Parole nette che non sono però così lontane dalle cose che la nostra città ha consentito per anni.

Lasciando alle redazioni romane ogni sorta di analisi, il caso Messina rappresenta, comunque, la  sfida tra due visioni di società che sposano due profili opposti di governare.

Da una parte la composizione classica, un misto tra partiti, professioni e innesti giovanili già cresciuti nelle circoscrizioni e nelle giovanili di partito, e dall’altra parte il rassemblement arcobaleno – diverso da precedenti esperienze antagoniste della sinistra italiana – che ha sposato una linea non ambigua ma fortemente connotata di messaggi dalla comunicazione immediata, dalla forte presa sociale e dal connubio ‘protesta-rivalsa’.Il successo personale di Renato Accorinito ha scompaginato, quindi, le attese del centrosinistra allargato all’Udc con le conseguenti dimissioni dei dirigenti e la convocazione dell’assemblea provinciale. Allo stesso tempo ha riprodotto quella rottura del fronte antimafia che già si era consumato nella corsa a sindaco di Orlando, che sovvertendo il responso delle primarie ha deciso di candidarsi ugualmente. A Messina a contendersi la piazza non ci sono state due proposte di legalità incompatibili ma solo due forme di intendere le alleanze. Con il candidato del centrosinistra Felice Calabrò c’era Crocetta ma non Lumia, Sonia Alfano e quanti proprio a Messina si impegnano nel contrasto alle distrazioni di una macchina amministrativa che ritrovava propri pezzi nella vasta alleanza costruita attorno a Calabrò (con il suo ragguardevole 62% di consensi).

Proprio per recuperare sintonia con il senatore eletto nel proprio movimento e la parlamentare europea, che Crocetta si smarca subito, appreso l’esito della sconfitta di Calabrò.“Ho telefonato al sindaco di Messina Renato Accorinti per congratularmi. Considero la sua vittoria e quella a Ragusa di Federico Piccitto (M5S) come la richiesta di alternativa agli apparati, e questo non è altro che il mio ‘modello Sicilia’”. Un modello che il Governatore siciliano ricorda alla stampa come se non avesse mai parlato sul palco di Piazza Duomo a sostegno del candidato di bandiera. Errori di strategia che Crocetta fa ricadere quindi sui dirigenti del PdSono giunte, infatti, le dimissioni di Patrizio Marino, coordinatore provinciale del Pd. Il Presidente dell’assemblea provinciale, Angela Bottari, scrive alla stampa: “Essendomi pervenute le dimissioni del Coordinatore Provinciale del PD, Patrizio Marino, e della Tesoriera Provinciale del PD, Cettina Cannavò, come da Statuto, ho, nella qualità di Presidente, convocato l’Assemblea Provinciale del PD per le relative determinazioni”.Intanto, nelle prossime settimane Crocetta ha annunciato l’apertura di circoli del Megafono in Lombardia, in Piemonte e nel Lazio ed è proprio di queste ore la presentazione a Palazzo Vecchio del suo movimento. Presente in sala la vedova Caponnetto.