Rileggere, interpretare la realtà attraverso gli occhi dei testimoni silenziosi. Riavvolgere il nastro della storia e fissarlo a vent’anni fa. Tempi bui per la Sicilia. Tempi bui per l’Italia.
Le immagini si scoloriscono, ma le sensazioni di rabbia miste a malinconia, riescono ancora a tenere viva la memoria. Questa volta Torino ha incontrato Palermo, e con essa i luoghi simbolo di storie, personalità, che hanno animato strenuamente la lotta alla mafia. Il viaggio dell’istituto magistrale Regina Margherita di Torino è cominciato durante l’anno scolastico, con incontri, dibattiti, la voglia di prendere coscienza con fatti che non si trovano nelle pagine dei libri, ma nell’animo della giustizia. Una storia ha colpito più di tutti, quella di Rita Atria: la siciliana ribelle. Testimone di giustizia, nata in una famiglia mafiosa ma desiderosa di riscatto. Riscatto che ha preso piede con la collaborazione con la Stato e con il profondo legame che si creò con Paolo Borsellino. La sua giovane vita si è stroncata in via D’Amelia a Roma.
Rita ha creduto che morto Borsellino cadeva anche il muro di protezione nei suoi confronti, così sì è lanciata dal settimo piano. Abbiamo sentito il parere delle giovani ragazze che hanno conosciuto simboli come lei, saggiandone gli umori. Per Martina questo viaggio in Sicilia ha rappresentato: “Una grande impronta e una grande presa di coscienza”. Per Margherita invece l’impatto è stato forte: “È stato molto emozionante, noi all’epoca delle stragi non eravamo ancora nati, venendo qui abbiamo capito meglio la paura e le emozioni di quei momenti”. Ma procediamo per gradi. La scuola di cui stiamo parlando, come le altre scuole dell’Italia è approdata nella capitale siciliana con la “nave della legalità”. L’impegno era quello di ricordare i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e con essi gli uomini delle istituzioni che hanno perso la vita. La permanenza, per questi ragazzi però si è allungata di un giorno.
Il ministero dell’istruzione, infatti, ha voluto premiare l’accuratezza profusa e l’impegno per questi temi che ha portato alla realizzazione di un dvd dal titolo “la paura e il coraggio” -sulla storia appunto di Rita-, organizzando un incontro con il presidente dell’associazione antimafia dell’associazione omonima, Santo Laganà e con le fondatrici storiche: Nadia Furnari e Michela Buscemi. La coordinatrice del progetto la professoressa Anna Bubbio ci ha spiegato la genesi: “Tutto nasce con il patrocinio della fondazione Falcone. I ragazzi hanno letto il libro di Nando Della Chiesa. L’approfondimento alla storia di Rita poi, si è concretizzato con la ricerca di articoli che ne raccontavano la storia. Il video ha voluto racchiudere la vicenda, cercando di rimanere fedele alla verità. È stato tutto molto emozionate”.
Alla preside della scuola invece abbiamo chiesto di spiegarci il senso dell’iniziativa: ”È fondamentale perché le famiglie insegnano poco, la televisione anche. Come fanno a manipolarli? Si parli di valori, dei concetti che sono alla base della nostra civiltà. Non contano soltanto il denaro, l’apparire, i valori effimeri. L’impatto con la realtà vera ci ha colpito molto come d’altronde la paura e il terrore che tragedie simili hanno scatenato. Queste esperienze si leggono negli occhi delle persone.
Nulla vale quanto la testimonianza diretta. È facile parlare della legalità in astratto”. L’ “escursione-guida” è continuata davanti alla lapide, dove i ragazzi hanno lasciato un pensiero a quella ragazza, che, ha osato ribellarsi alla mafia. Di questa giovane coraggiosa rimane nella sua Partanna una villa e una lapide poco riconoscibile. Nella società intera invece resta la grande tensione morale, il desiderio di cambiare. “È importante capire l’importanza di persone come lei: Non poveretta perché morta, ma grande perché ha denunciato” ha dichiarato Nadia Furnari. Infine resta la consapevolezza che se i giovani incontrano la storia di veri uomini e vere donne, forse, il mondo può cambiare.