Sono le 9.30 del 14 luglio 2017 e nella deserta aula bunker dell’Ucciardone fa già molto caldo.
Arrivano uno ad uno prima i pm Tartaglia e Di Matteo, poi i vari avvocati della difesa.
Entra la Corte, sono circa le 10.20 e si capisce quasi subito che qualcosa non va.
L’imputato Riina, che avrebbe dovuto presenziare in collegamento dal carcere di Parma, non risulta essere presente, e non ha neanche comunicato la sua rinuncia a partecipare all’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia, che si sarebbe dovuta tenere oggi per ascoltare anche la testimonianza dell’ex capo del Sismi Nicolò Pollari.
Pare che il medico non abbia autorizzato il trasporto in lettiga di Totò Riina che gli avrebbe consentito di partecipare all’udienza.
La stranezza è stata anche la mancanza della consueta comunicazione di rinuncia, fatto che ha impedito il procedere dell’udienza e ha portato automaticamente al rinvio.
Quindi, nonostante il tribunale di Milano abbia ritenuto da giorni che Riina, anche se le precarie condizioni di salute (sulla base delle certificazioni mediche presentate) potrebbero portarlo alla morte improvvisamente, può partecipare alle udienze del processo milanese (in cui è imputato per le minacce all’ex Direttore del carcere di Opera) perché è in grado d’intendere e volere, il medico incaricato non ha ritenuto opportuno firmare l’autorizzazione necessaria, per l’udienza di Palermo.
Il dubbio che dietro quest’anomalia ci sia l’intenzione di dare una spinta alla pronuncia del tribunale di sorveglianza di Bologna, che dovrà decidere se il tipo di detenzione (41 bis) è ancora adeguata allo stato di salute di Riina oppure no, sembra essere lecito.
In aggiunta a tutto questo, si potrebbero anche prospettare una serie di assenze a catena che, di fatto, bloccherebbero il processo di Palermo.
Tutto si rinvia al 20 luglio, e staremo a vedere se questa strana modalità per assentarsi proseguirà oppure se il Capo dei capi darà notizie diverse di sé.