Trattamento sanitario obbligatorio, un pasticcio irrisolto

In America gli sbronzi si fanno una notte in gattabuia, a Messina sette giorni di Trattamento Sanitario Obbligatorio. È quello che è successo ad una signora di una quarantina d’anni che aveva deciso di passare una notte in un bed&breakfast di Messina. La vicenda è assurta agli onori della cronaca perché il nuovo Sindaco di Messina, Renato Accorinti, durante una riunione della Giunta e senza delegare nessun’altro ha firmato il TSO, cioè l’ordinanza di trattamento sanitario obbligatorio. Un atto di competenza esclusiva del Sindaco ma che di solito e per prassi constante passa di mano in mano prima di essere firmato e potersi procedere alla cura del paziente.

Il gesto ha fatto infuriare Giuseppe Bucalo, un assistente sociale che è anche presidente dell’Associazione Penelope, il quale su Facebook si lamentava della fretta con il quale il Sindaco, senza avvalersi delle 48 ore che la legge gli concede “prima della firma dell’atto di carcerazione, magari sentendo la persona interessata, quando si può”, avesse firmato immediatamente l’atto.

L’aggravante, per Bucalo, era data dalla circostanza che alla Giunta Comunale partecipava il neo Assessore alla Sanità Nino Mantineo, già Presidente del Cesv-Centri e Servizi per il volontariato. Il quale, dopo aver dato la sua adesione alla campagna “Liberamente”, patrocinata dall’Associazione Penelope proprio per tutelare i pazienti sottoposti al TSO, si era trovato d’accordo sull’ipotesi di approfondire i singoli casi clinici entro le 48 di legge e notificare il provvedimento di TSO anche al paziente, come per altro farebbe intendere il combinato disposto dell’art. 5 comma primo e secondo, legge 180. e art 35 comma ottavo e nono, legge 833.

Ad ogni modo, il 4 Luglio al capezzale della paziente sottoposta a TSO, l’Assessore Mantineo e il Presidente Bucalo hanno fatto la pace. Ed infatti, pur in regime di TSO che sarebbe scaduto il 5 o il 6 di luglio, nessun rilievo hanno posto ai medici che avevano in cura la signora.

Delle due l’una, o la paziente aveva trasformato il TSO in Trattamento Sanitario Volontario, cosa che non è dato sapere, o la considerazione di un giorno in più di carcerazione non deve aver fatto molto scalpore. Visto il clamore mediatico, il Presidente dell’Associazione Penelope ha ritenuto opportuno insistere e dopo un comunicato su Facebook ha formalizzato all’Amministrazione Accorinti una proposta di adesione alla campagna Liberamente con la quale: 1) i vigili urbani dovrebbero notificare sempre il provvedimento di TSO ai pazienti e 2) il Comune sarebbe chiamato a sottoscrivere con l’associazione Penelope e con il Comitato Iniziativa Antipsichiatrica una convenzione per la gestione di un servizio di tutela denominato “Soccorso Viola”, garantendo la presenza dei volontari presso i reparti di psichiatria, per informare chi vi è sottoposto circa i propri diritti e raccogliere memorie, denunce e richieste di revoca del provvedimento da consegnare alle autorità preposte.

È chiaro che la vicenda della signora ci ha colpito, come ci ha colpito l’agire dei protagonisti di tutta questa storia ed è per questo che abbiamo deciso di ascoltarli. E pur convinti della buona fede e delle meritorie intenzioni di tutti, un non so che di amarognolo nella gola è rimasto.

Le loro voci in un prossimo articolo.

Pietro Giunta