Maggio 1993. Una terribile frana colpisce la zona di Tremonti, Messina, coinvolgendo il complesso abitativo “Casa Nostra”. 13 palazzine vengono colpite dal moto franoso, con immediata evacuazione delle stesse. 6 di queste verranno dichiarate inagibili e abbattute. 78 famiglie rimaste senza casa, da un giorno all’altro.
Luglio 2013. Venti anni dopo. Nulla è cambiato. Tante leggi, decreti, promesse, parole, ma fatti, nessuno. Ciò che rimane sono gli scheletri delle 7 palazzine abbandonate, che da 20 anni dominano con la loro presenza inquietante un quartiere ormai degradato, senza illuminazione, con strade inagibili e pericolose. I bambini non giocano per strada, la sera non si esce di casa. Un cimitero di cemento senza nessuno che porti un fiore. Fino a quando un gruppo di cittadini stanchi del degrado e della vergogna, spinti dalla volontà e dal desiderio di migliorare, decide di unirsi nel comitato “RisaniAmo Casa Nostra”. Iniziano ad agire, a dispetto di una politica che per vent’anni ha solo fatto promesse, andando contro il pensiero comune che vede nel messinese un nullafacente buono solo a lamentarsi. Questo gruppo di cittadini ha fatto ciò che nessuno ha fatto in vent’ anni: ha agito. Sia sotto il punto amministrativo che fisico. Evitando rapporti con partiti politici e mediatori, il comitato si è rivolto direttamente ai vertici, scrivendo e contattando assessori, responsabili, protezione civile e politici. Documenti alla mano, ha richiesto e ottenuto l’attenzione del presidente Crocetta e del sindaco Accorinti, con le rispettive giunte, per sbloccare una situazione imbrigliata in una burocrazia che da vent’anni sembra confermare quanti sostengono che si è bravi solo a spillare latte da una mucca molto produttiva. L’attività del comitato non si è svolta solo davanti ai computer, al telefono, o nelle aule del Comune di Messina. Si è svolta fra le macerie di un passato di cui vergognarsi, del quale rimpossessarsi per rinascere, come l’araba fenice il cui nome troneggia all’interno della sede del comitato. Con il loro agire hanno dimostrato che il nascondersi dietro il muro delle lamentele non porte a niente. Quel muro lo hanno abbattuto. E i risultati si vedono, si toccano con mano.
25 luglio 2014. Viene firmato il decreto regionale che sblocca 2,5 milioni di euro per pulizia, bonifica, demolizione e risanamento di Tremonti. Fondi che rientrano nei 10.900.000 di euro stanziati dalla Regione per il risanamento. Il progetto per la zona di Tremonti prevede la costruzione di un parco urbano che interesserà l’area occupata dalle palazzine colpite dalla frana. Il parco conterrà spazio verde attrezzato per bambini ed anziani, 3 cavee per spettacoli, 2 campi di bocce con tribuna, 8 gazebi e il capolinea dell’ ATM. “Di questi 10.900.000 euro, 2,5 milioni sono stati indicati dall’assessore De Cola quali risorse per finanziare il progetto del 2006. Per vent’anni la mala gestio da parte della politica ha portato a una situazione divenuta insostenibile. L’attuale giunta, a distanza di un solo anno dalla fondazione del nostro comitato, ha già dato risposte concrete arrivando alla firma del decreto regionale del 25 luglio. Siamo profondamente grati a tutta la giunta, agli assessori De Cola, Ialacqua, Bartolotta e a quanti in questi anni hanno lavorato affinché il risanamento possa compiersi. Il prossimo 1 dicembre ci sarà l’espletamento della gara di appalto e l’inizio dei lavori è stimato per i primi mesi del 2015. Abbiamo già fatto richiesta affinché si istituisca un centro sociale, sia per fornire una base al comitato, sia per riconoscere il comitato stesso come gestore del parco. La speranza è quella di gestire in maniera continuativa e presente il futuro parco in modo da non perdere il decoro tanto desiderato”. Con queste parole, con gli occhi pieni di un orgoglio sincero per aver visto premiati gli sforzi di un’intera comunità, Silvestro Bonanno, portavoce del comitato RisaniAmo Casa Nostra, ci racconta gli eventi degli ultimi mesi. Insieme ad altri membri del comitato, esprime la sincera gratitudine dell’intera comunità nei confronti di un’amministrazione che ha dimostrato come le promesse possono non rimanere tali, evolvendosi in fatti, concreti e tangibili. “Aspettiamo il 1 dicembre per conoscere i vincitori della gara di appalto, ma nel frattempo continuiamo con la nostra azione di bonifica e pulizia iniziata più di un anno fa” continua Bonanno, mostrandoci con fierezza i frutti del lavoro di una comunità che, senza partiti e senza i soliti ‘agganci’, ha iniziato un’opera di risanamento dal basso davvero sorprendente. Giocando con ironia e umorismo, i lavori della comunità trasmettono in modo vitale lo spirito di rinascita dei cittadini. A piazza della vergogna, (così intitolata dal comitato l’area su cui interessano le 7 palazzine abbandonate, simbolo tangibile del degrado della zona, N.d.r.) lo scenario che offre la collina è paragonabile al set di un film post apocalittico. Le palazzine incombono come cadaveri mai caduti e ciò che resta al loro interno è testimone di una realtà che non si vorrebbe conoscere. Strade ancora inagibili che da vent’anni non rendono giustizia a un panorama che nessuno ammira più. Ma ciò che è veramente inquietante, è quanto ancora viene conservato all’interno degli edifici abbandonati. Fino a poco tempo fa rifugio di senzatetto, ricovero per tossicodipendenti e nascondiglio per armi e refurtive. Oggi quei palazzi sono contenitori silenziosi delle tracce di un passato che faceva e fa tuttora paura. Negli appartamenti abbandonati rimangono stanze ricoperte di detriti, vetri rotti e vegetazione. Alcuni locali precedentemente occupati abusivamente contengono ancora mobili, vestiti, oggetti personali, tutto abbandonato come se qualcosa avesse costretto alla fuga improvvisa. Camminare all’interno di quelle stanze è come entrare prepotentemente nell’intimità di qualcuno, violare la riservatezza di tante vite che hanno trovato riparo in mezzo al nulla. Ci si sente come intrusi. L’istinto è quello di parlare sottovoce, come per non disturbare delle presenze che, seppur incorporee, vivono negli oggetti, nei vestiti appesi sui muri, nelle padelle accatastate sui mobili, in un calendario fermo per sempre, nelle scarpe abbandonate accanto a un materasso lurido, il letto di qualcuno che lì, ci ha dormito veramente.
Ma la realtà alla quale assistiamo oggi, non è quella di un anno fa. Prima dell’istituzione del comitato RisaniAmo Casa Nostra in quelle stanze non si poteva neanche entrare. I palazzi erano irraggiungibili e l’eternit regnava sovrano. Come il castello circondato dai rovi di una celebre fiaba, gli edifici incombevano con la loro presenza inquietante senza poter essere violati. Oggi, l’azione del comitato ha reso questi luoghi meno pericolosi, più puliti. “Abbiamo tentato di antropizzare il territorio. Con il lavoro dei volontari e la collaborazione di Messinambiente, siamo riusciti a ripulire la zona interessata dagli edifici da demolire. Ripulendo piazza della vergogna e la palazzina che interessa sulla stessa, siamo riusciti a dare una sede al comitato. Possiamo organizzare assemblee, riunioni. Abbiamo ripulito la zona dalle erbacce e dai rovi, Messinambiente è venuta a ottobre per smaltire l’eternit. I bambini ora possono giocare in uno spazio che abbiamo dotato di porte in legno per permettere che si giochi a calcetto. Abbiamo riciclato i balconi degli edifici da abbattere per costruire recinzioni e mettere in sicurezza alcuni vialetti. L’invito è quello a non perdere la speranza. I cittadini di Casa Nostra sono come morti viventi che vogliamo resuscitare.” Il motto del comitato è ‘W Noi, abbasso i cucchi’, e troneggia sulla ‘gabbia dei cucchi’ allestita in mezzo alla piazza “per far capire che perdere la speranza è come aver già perso. Andiamo contro chi con rassegnazione non crede nella rinascita” ci racconta Bonanno mentre mostra con orgoglio il portico in cui ha sede il comitato, interamente ripulito e i cui muri riportano la storia di Tremonti e Casa Nostra, con documenti, foto, pannelli. Tutto prodotto con materiali interamente riciclati. E sulle pareti è riportata la storia, la vera storia, quella degli inganni e del potere che ha portato al dissesto e al disastro.
Dalle connivenze tra politica e mafia, fino al dissesto idrogeologico, alla frana, all’oblio. Vent’anni di agonia che sembrano essere giunti al termine. La storia sembra un racconto che si ripete. Una tragedia che non solo poteva evitarsi, ma che è stata provocata. Silvestro Bonanno ci mostra i documenti riportati nella “Casa Nostra Story”, su una delle pareti del palazzo, e ci racconta come la tragedia del 1993 sia stata provocata da una “gestione criminale del territorio. Per permettere le costruzioni, DC PSI e PC hanno convertito aree dichiarate come verde pubblico e servizi in aree edificabili. La zona a monte attualmente occupata dalle costruzioni dell’ingegnere Puglisi, la cui edificazione ha previsto lo sbancamento della collina con l’uso delle mine, e la zona Bartolomeo a valle, per la quale l’ingegnere Rizzo, ai tempi vicesindaco, non rinnovò il fermo dei lavori nonostante la frana fosse ancora in corso. Due operazioni che hanno deviato il corso delle acque a monte e lesionato il piede della collina a valle, causando un dissesto idrogeologico che portò al cedimento e alla frana del 1993”, continua Bonanno, sottolineando come per le costruzioni dell’area Bartolomeo che non ebbero il rinnovo per il fermo dei lavori non fu mai fatta un’opera di canotaggio, o meglio, qualsiasi intervento sia sempre stato boicottato: “a livello giuridico la frana è scomparsa. I lavori continuarono e i periti affermarono che le case crollarono perché erano state mal costruite. Nessun cenno alla frana. Nessun canotaggio. C’è chi ha dato tutta la colpa alla mafia, giocando sulle parole ‘Casa Nostra – Cosa Nostra’. Noi come cittadini ci ribelliamo a questo e diciamo che la mafia non agisce da sola. Ha sempre qualcuno con cui operare. Noi di Casa Nostra siamo stati vittime di Cosa Nostra e della politica che negli anni non ha fatto nulla. Ora le cose sono cambiate. Ora che abbiamo mosso le acque con i nostri interventi concreti, senza limitarci alle sterili lamentele, tutti si interessano e parlano della collina della vergogna. Noi sappiamo di avere agito con le nostre forze, abbiamo dimostrato che i cittadini possono camminare a testa alta senza partiti e senza politici.”
E ancora: “vogliamo essere un esempio di comunità virtuosa. Vogliamo dare il buon esempio e fare in modo di essere un incentivo per tante altre iniziative, per tutta la città di Messina e per tutte quelle zone che necessitano del risanamento. Un’altra scommessa che vorremmo vincere è quella con i giovani. Il nostro desiderio è quello di vedere il nostro lavoro proseguire nel futuro. Al momento non ci fermiamo. Continuiamo per essere da esempio, per camminare a testa alta. Per fare in modo che la parola vergogna sia sostituita dalla parola dignità”.
Gaia Stella Trischitta