Trinariciuti di ieri e di oggi

Giovanni Guareschi, l’autore
di Don Camillo, sulla rivista “Candido”,  il cinque aprile del ’47 coniò questo
neologismo che equivale a indicare un uomo con tre narici. Scriveva: “Perché
nel mio concetto base, la terza narice ha una sua funzione completamente
indipendente dalle altre due: serve di scarico in modo da tener sgombro il
cervello dalla materia grigia e permette nello stesso tempo l’accesso al
cervello delle direttive di partito che, appunto, debbono sostituire il
cervello. Il quale cervello, lo si vede, appartiene oramai ad un altro secolo.»

Guareschi, noto giornalista di
destra, con la sua definizione si riferiva ai militanti del PCI, proni alle
direttive dei loro dirigenti nazionali, i quali, a sua volta erano proni alle
direttive provenienti da Mosca. Togliatti non gradì il termine, ma non seppe
controbattere a Guareschi, se non con insulti, chiamandolo, in un comizio a La
Spezia, “tre volte idiota moltiplicato per tre” e definendolo
“l’uomo più cretino del mondo”. Guareschi scrisse su «Candido» di
ritenere questi insulti un “ambito riconoscimento”.

Oggi si sono affacciati alla ribalta, se mai siano scomparsi, nuovi trinariciuti.

I trinariciuti continuano ad affollare le assemblee politiche, ottusi e prontamente allineati con le proteiformi esternazioni dei leader; ingombrano gli uffici, con la testa piena di regolamenti paradossali da starnutire in faccia all’utenza, senza avere su di essi alcuna opinione; perpetuano e tramandano pregiudizi, fungendo per loro da ricettacolo naturale. Intasano i siti o i profili facebook sparando cazzate non appena qualcuno si permette di dire qualcosa contro il loro leader-idolo.

Spesso agiscono in gruppo, come truppe cammellate.

In altre parole, quella del trinariciuto è una stupidità sussiegosa e conformata – che è bene saper riconoscere. Nota: Dalla nascita della Repubblica, Guareschi è stato il primo e unico giornalista italiano a scontare interamente una pena detentiva in carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa.