Troppe spese? Si taglia il sociale!

Crisi economica: la frase più pronunciata dai tg italiani negli ultimi anni. Sentiamo spesso parlare di una crisi mondiale, abbattutasi tanto sul sud quanto sul nord del mondo. Si parla di rincari, aumenti del petrolio, bollette in rialzo, famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese per le troppe spese. I governi promettono meno tasse e una pronta ripresa, dichiarazioni che fanno a pugni con la bancarotta che molti paesi stanno vivendo in Europa e nel mondo. La situazione economica, già di per sé gravissima, spesso viene aggravata da contesti familiari in grado di peggiorare o complicare ulteriormente le cose. Dalle ragazze madri a famiglie numerose in cui solo un membro lavora, dai pensionati ai disabili, come possono queste persone riuscire a sopravvivere in questa giungla in cui non solo le tasse ma anche i beni primari come il cibo e le medicine raggiungono prezzi vertiginosi? Spesso questo comporta una scelta al ribasso: si pensa a cosa rinunciare nel tentativo di far rientrare i conti a fine mese. Allora molti chiedono aiuto alle associazioni di volontariato ma anche alle istituzioni, ai politici, spesso restando a bocca asciutta.

In Europa sono 78 milioni le persone povere o a rischio povertà, dato che, tradotto in percentuale, tocca il 17% dell’intera popolazione del Vecchio Continente. L’Italia si ferma a poco più di 2 milioni e mezzo, raggiungendo l’11% dei suoi abitanti, non equamente divisi sul territorio. È ovviamente il Sud ad essere più colpito dalla povertà, a causa tanto delle famiglie numerose quanto della disoccupazione.  “Il sistema col quale si ottempera alle povertà più gravi è quello del banco alimentare”, spiega Dario Caroniti, assessore alle politiche della famiglia, parlando dei casi specifici di Messina. “Il banco alimentare è un’istituzione non governativa, non è espressione né del Comune, né della Provincia, né della Regione. Però viene finanziata su programmi nazionali o regionali e serve a fornire generi alimentari a coloro che ne hanno bisogno. A Messina, inoltre, ci sono due mense per i poveri, una a Cristo Re e una a Sant’Antonio, che cercano di aiutare coloro che non hanno neanche il posto dove mangiare o cucinare questi alimenti”. L’assessore Caroniti parla anche di progetti, soprattutto di un bando regionale sulle “nuove e vecchie povertà” in scadenza il 5 luglio e che, in collaborazione con le varie associazioni presenti sul territorio cittadino, sarebbe un importante aiuto per “assolvere ai bisogni primari che emergono in un momento di crisi come quello attuale”.

Discorso a parte merita la situazione delle “ragazze madri”, giovani donne che crescono i propri figli da sole, cercando di districarsi tra casa e lavoro (quando c’è): “l’amministrazione comunale ha dato per molti anni una forma di assistenza ad alcune ragazze madri ma nell’ultimo anno il programma si è interrotto. Si è cercato attraverso un progetto europeo di reinserire qualche forma di sostegno per queste donne ma attualmente non vi è un aiuto diretto”. Mancanza di fondi? “Si, perché abbiamo ereditato un problema di bilancio molto grave con debiti di molti milioni di euro, per questo abbiamo dovuto fare dei bilanci al risparmio per evitare lo scioglimento dell’amministrazione e documentare un piano di rientro finanziario: in ciò che non era strettamente necessario da un punto di vista legale, anche se lo era dal punto di vista sociale, poteva essere ridotto l’intervento dell’amministrazione”. Anche se attualmente non è prevista nessuna copertura a causa della grave mancanza di fondi in cui sembra versare l’amministrazione comunale, l’ass. Caroniti ci spiega come il Comune pensa di poter garantire un aiuto importante a queste donne, in un prossimo futuro: “prima (l’assistenza) era un privilegio garantito ad alcune persone che avevano quasi acquisito il diritto di ricevere un sussidio, mentre invece va realizzato un aiuto specifico, magari limitato nel tempo perché il Comune non può accollarsi una pensione sociale per le ragazze madri, e di volta in volta cercare di aiutarle a risolvere il problema immediato per poi portarle verso un’occupazione o un’attività in modo tale che non siano destinate a stare per sempre sotto assistenza e creare un’indipendenza economica”. Creare questa sorta di autonomia  è l’obiettivo principale tanto per risolvere i problemi di ragazze madri quanto per i ragazzi stranieri e delle zone a rischio, come si può evincere da un progetto riguardante l’inclusione sociale che cerca di avviare i giovani al lavoro dandogli una professionalità. “È un progetto che è stato finanziato dalla Regione e che partirà a breve, si spera entro l’estate, e che verrà presentato nel momento in cui ci viene confermato il finanziamento e la consegna della lettera ufficiale”.

L’inserimento lavorativo come colonna portante con cui l’amministrazione cerca di aiutare i cittadini si rivolge anche ai portatori di handicap, grazie a un progetto finanziato sempre dalla regione e che partirà dopo l’estate. La disabilità, nella nostra città, è una realtà importante testimoniata dai numerosi centri d’assistenza presenti a Messina e provincia anche se, recentemente, si è parlato spesso dell’eventuale chiusura di uno dei più importanti: il Centro Don Orione. “Al Don Orione sono stato più di una volta e apprezzo molto l’opera che viene svolta dall’istituto e dalla cooperativa Faro 85 che la gestisce con grande serietà nella puntualità di pagamenti e versamenti. Questo tipo di atteggiamento virtuoso andrebbe premiato anche se dovrebbe essere trovato un sistema: purtroppo quando si pubblica un bando si dà per scontato che i dipendenti vengano pagati invece spesso non è così”.

Ai vari tipi di assistenza già visti, dai disabili agli stranieri, e alla lotta alla povertà, deve aggiungersi l’importantissima battaglia contro la penetrazione criminale nelle famiglie disagiate. Il rischio che i quartieri più poveri divengano piccoli centri in cui il tasso di criminalità aumenti costantemente e coinvolga i giovani è altissimo, e il compito di ridurlo spetta ai CAG, Centri d’Aggregazione Giovanile. Sono otto i CAG presenti a Messina, distribuiti tra il sud e il nord della città: Ponteschiavo, Santa Lucia sopra Contesse, Villaggio Cep, Bordonaro, Villaggio Aldisio, Camaro, Gravitelli e Giostra ospitano dei centri d’aggregazione importantissimi al fine di coinvolgere i ragazzi fino a 18 anni in attività sociali e garantirne l’integrazione. “I Centri d’Aggregazione servono proprio a integrare, non sostituire, l’azione delle famiglie e della scuola in modo tale da realizzare una crescita sia dal punto di vista morale sia dal punto di vista dell’educazione”, spiega l’assessore, parlando dei grandi progressi ottenuti in quindici anni di attività: “mentre inizialmente era difficilissimo per gli operatori riuscire a ottenere dei risultati, a organizzare delle attività sportive senza che finisse a rissa, oggi abbiamo notato in varie iniziative che c’è una disciplina frutto di un risultato ottenuto negli anni e che valorizza queste realtà grazie alla serietà degli operatori stessi”. Valorizzare i giovani e cercare di controllare ambienti difficili al fine di migliorare la vita nella nostra città è uno dei compiti principali dei CAG, divenuti importantissimi, con il passare degli anni, anche per quanto riguarda l’integrazione dei giovani non comunitari presenti in città.

Se da un lato vengono distribuiti generi alimentari, si cerca di organizzare attività socialmente educative e si cerca di fornire assistenza dai bisognosi, dall’altro ci sono molte categorie che rischiano moltissimo una vita di rinunce e stenti, e c’è ancora molto da fare per cercare di sostenere i nostri concittadini in difficoltà. Aspettando la messa in atto dei progetti comunali che dovrebbero partire durante o dopo l’estate, si spera che venga fatto qualcosa in grado di garantire i beni principali a tutti per non dover cadere nell’assurdità di una scelta impossibile: a cosa rinunciare tra le cose essenziali per poter continuare a sopravvivere.