Non convince tutti ma alla fine anche il Parlamento europeo ha dato il disco verde alla direttiva che prevede la confisca di beni provento di reato. La norma è passata con 631 voti favorevoli, 19 contrari e 25 astensioni. Tra i paesi meno convinti spunta la scrupolosa Germania.
Arriva anche l’ok dell’Europa, quindi, ad un provvedimento importante per la confisca dei beni dei boss e di altri reati gravi come la corruzione. Non si tratta di una questione che riguarda solo il nostro paese tanto da ottenere da Strasburgo il via libera alla direttiva europea sulla confisca dei beni su tutto il territorio dell’Unione.
Nel testo di importanza l’attuazione anche alle norme sul riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati, proprio come accade in Italia: l’esempio delle attività di Libera e delle altre associazioni che rendono produttivi i beni confiscati ai mafiosi va seguito in tutta Europa. “E’ importante che l’Ue continui ad attrezzarsi con leggi ispirate al ‘modello Italia’ per frenare il dilagare in Europa delle attività illecite delle mafie “ osserva Sonia Alfano, europarlamentare che nel corso del proprio mandato si è impegnata per estendere in Europa la cultura antimafia. “Nel lavoro di redazione del testo abbiamo dovuto fare i conti – ammette però il Presidente della commissione speciale CRIM (sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro) – con quegli Stati membri che preferiscono provvedimenti legislativi che tutelino gli imputati piuttosto che le vittime dei reati”.
Le fa da eco l’altra europarlamentare siciliana Rita Borsellino secondo cui “l’approvazione della direttiva sulla confisca dei beni mafiosi rappresenta un passo importante nella lotta al crimine organizzato ma da sola non basta”. “Se alcuni Stati membri fossero stati più coraggiosi e avessero creduto di più nell’Unione Europea – commenta Rita Borsellino – oggi, sicuramente, avremmo avuto uno strumento di contrasto al crimine organizzato molto più efficace. Purtroppo si è deciso di non includere tra le norme minime comuni la confisca senza condanna in caso di morte dell’imputato, una fattispecie, presente nell’ordinamento italiano, che ha permesso di infliggere duri colpi alla criminalità organizzata”. “Mi auguro – conclude Borsellino – che a questa direttiva seguiranno, a livello europeo, altri provvedimenti per rafforzare gli strumenti del sequestro e della confisca. L’Ue non può permettersi ulteriori ritardi: le mafie sono un problema europeo e intaccare il loro potere economico è fondamentale per contrastarle in maniera efficace”.
L’accordo dovrebbe essere formalmente approvato dal Consiglio nelle prossime settimane. Gli Stati membri avranno tempo 30 mesi per trasporre la direttiva nella legislazione nazionale. I beni potranno essere confiscati a seguito di una condanna penale definitiva, ma anche nel caso di procedimenti che non possono giungere a conclusione.
Le nuove norme consentiranno agli Stati membri di confiscare beni ottenuti mediante attività criminali, tra cui ad esempio corruzione, partecipazione a un’organizzazione criminale, pornografia infantile o criminalità informatica. Secondo il testo, i 28 dovrebbero adottare misure che consentano l’utilizzo dei beni confiscati per interesse pubblico e ne incoraggino il riutilizzo sociale. Oggi, meno dell’1% dei proventi di reato sono confiscati. Il disegno di legge, già informalmente concordato con i governi nazionali, è parte di una più ampia strategia dell’Ue per combattere frode e corruzione. All’appello però mancano stati come la Danimarca e il Regno Unito che non hanno sottoscritto l’accordo sul congelamento e il sequestro dei beni di provenienza illecita approvata dal Parlamento Ue, a cui si aggiunge l’atteggiamento timido della Germania che in altre sedi non ha mai mancato di principi saldi ma che evidentemente non reputa un problema l’inasprimento di strumenti di contrasto alle organizzazioni criminali.
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