Un centro antiviolenza che porta il nome di Lia Pipitone

Negli anni ottanta le quattro saracinesche in via Ammiraglio Persano ospitavano boss e gregari vicini a Totò Riina e Bernardo Provenzano. Ora, questo bene confiscato al boss Tommaso Campanella è stato donato all’associazione “Mille colori onlus” che ha fatto nascere un centro antiviolenza dedicato a Lia Pipitone. Una donna che per trent’anni è rimasto sconosciuta, ma che ora sta diventando in breve tempo un simbolo di lotta, grazie al libro scritto dal giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo e Alessio Cordaro, che fornisce una versione alternativa dei fatti. Lia, infatti, sarebbe stata uccisa per ordine del padre Gaetano Pipitone, boss dell’Acquasanta che non tollerava il desiderio di libertà della figlia. Noi de ilcarrettino delle idee abbiamo intervistato la dottoressa Adriana Argento per capire più da vicino l’iniziativa.

Il centro che avete inaugurato sequestrato al boss Campanella porta il nome di Lia Pipitone. Che importanza ha la storia di questa donna che si è ribellata alla mafia, la cui vicenda è rimasta sconosciuta per molto tempo?

Siamo venuti a conoscenza della storia di Lia Pipitone dalla lettura del libro “Se muoio, sopravvivimi” scritto da Alessio Cordaro, figlio di Lia Pipitone e Salvo Palazzolo, giornalista di Repubblica. Lia Pipitone rappresenta il coraggio di vivere e di lottare, rappresenta la passionalità dei giovani e la tenerezza di una madre. Il Centro è stato intitolato a Lia Pipitone sia perchè vogliamo dar valore ad “una donna libera” che voleva prendere in mano la propria vita e ribellarsi all’oppressione di un padre autoritario sia per dar voce ad un figlio che vuole che venga riconosciuta alla madre la giusta memoria di vittima. Attraverso il Centro intendiamo lanciare il messaggio di Lia che diceva:“Non bisogna mai spaventarsi di parlare e di confrontarsi”.

 Come è nata l’idea e grazie a chi è stata realizzata?

2) L’idea di aprire un Centro di Prevenzione, ascolto e lotta contri ogni forma di Violenza rappresenta la risposta alla necessità di un luogo “protetto” in cui poter ricevere ascolto, risposte e supporto ai propri bisogni. Un luogo in cui poter accogliere ed in cui ci si possa sentire accolti e “liberi” da pregiudizi, da etichette, ma soprattutto liberi di denunciare ogni forma di violenza,dove si possa prevenire ogni forma di oppressione e che tuteli le “ vittime” che vivono in condizione di privazione dei loro diritti. L’Associazione Millecolori onlus non ha ricevuto nessun finanziamento per la ristrutturazione e la messa in sicurezza del bene Confiscato alla Mafia, assegnatole dalla Pubblica Amministrazione,oggi sede del Centro, la cui totale realizzazione è stata possibile grazie all’impegno economico dei soci e dei volontari. L’Associazione ha potuto contare su un grande sostegno da parte del Dott. Antonio Ferrante, Presidente dell’Associazione Efatà, che ha collaborato per la realizzazione dell’inaugurazione ed intitolazione del Centro avuto luogo lo scorso 02 febbraio.

 La violenza ha molte sfaccettature. Molte non sono neanche denunciate. Quali sono gli ambiti in cui porterete il vostro contributo?

 Il Centro ha la finalità di sensibilizzare le persone sul tema della violenza nelle sue diverse manifestazioni, affinché  i segnali ed i meccanismi che innescano un comportamento violento siano più facilmente riconoscibili, e di conseguenza si possa sostenere la “vittima” affinché nella difficile scelta di  ciò che è giusto e praticabile per sé in un contesto che fornisca un supporto costante e competente per incrementare la propria sicurezza e quella di eventuali figli. La violenza alle donne, in famiglia tra le mura domestiche, la violenza psicologica, la manipolazione relazionale, gli atti di bullismo dentro e fuori la scuola o il cyberbullismo, i comportamenti di mobbing in ambito lavorativo e le condotte di stalking sono tutti fenomeni che possono sfociare in atti di violenza efferata e bisogna riconoscerne i segnali per chiedere l’aiuto necessario. Il percorso di sostegno si rivolge a persone di ambo i sessi e di tutte le età e prevede ascolto, consulenza psicologica e legale alle vittime di comportamenti persecutori ed ai loro familiari, alle vittime di umiliazioni, di molestie e di violenze da parte di persecutori da cui non riescono a fuggire. Il Centro intende intervenire attraverso uno Sportello Telefonico per ricevere le informazioni di prima necessità, colloqui individuali, informazione e sostegno per riconoscere le dinamiche di un comportamento aggressivo, sostegno nell’attivazione di forme di tutela personalizzate, collegamento con i servizi sociosanitari territoriali e con comunità di prima accoglienza, orientamento legale, colloqui con parenti, amici e conoscenti delle vittime di violenza. Inoltre sono previsti eventi di sensibilizzazione ed iniziative sul territorio per far conoscere il “fenomeno della violenza”, in un’ottica di prevenzione e di sostegno alle vittime.

Insomma,il tentativo di zittire completamente l’esuberanza e la voglia di libertà di questa giovane donna è fallito anche grazie a questa iniziativa. Lia continua a parlare ed è diventata un monito per chi ogni giorno subisce violenze e soprusi.

Claudia Benassai