Ci aspettano tempi tristi.
I signori del mondo seminino l’ignoranza e l’egoismo,
vogliono che nella gente si insinui il germe subdolo e distruttivo della paura.
Non dovete più credere a chi vi offre le cose senza che dietro di esse vi sia stato un lavoro, un impegno.
Domani ve le toglierà e voi non avrete né la capacità, né i mezzi per poter realizzare i vostri desideri.
Dovrete tornare da lui e pregarlo perché soddisfi il vostro bisogno.
La vostra più grande ricchezza è la gioia del capire,
della scoperta che scioglie ogni volta il dolore del non sapere, del non sentirsi all’altezza.
La cosa che fa più grande un uomo è l’umiltà di affrontare giorno dopo giorno,
nella chiarezza limpida delle cose concrete, la sofferenza e la gioia dell’imparare.
Il dono più bello che ricevo da voi durante la lezione, è quel sorriso lieve, timido e birichino insieme,
che riempie il vostro sguardo, quando cominciate a capire qualcosa di nuovo.
Ricordatelo sempre questo piccolo miracolo che avviene nel silenzio della vostra mente.
E’ la radice di tutte le cose veramente grandi e belle che l’uomo ha avuto il dono di poter realizzare
21-12-1992
Angelo Tripodo
Ho il privilegio di conoscere parecchie belle persone. Gente con cui confrontarmi su tanti argomenti, relazioni strette in tempi adolescenziali e non solo, ma in cui c’è, generalmente, un denominatore comune: la musica. Non so datare la mia amicizia con Francesco Ghirlanda e Giuseppe Risitano, due dei protagonisti dell’omaggio ad Angelo Tripodo svoltosi alla Sala Laudamo giovedì 10 Marzo; so che grazie a loro ho incontrato, seppur di sfuggita, Tripodo quando era in vita e suonava, mettendo in pratica entrambe le cose meravigliosamente.
Ritenevo obbligatoria questa premessa, sebbene fortemente autoreferenziale, per far capire che quello della Laudamo non è stato un concerto come tanti altri, magari tutti ben suonati, partecipati, applauditi; il contatto minimo, quasi insignificante con Tripodo ha caricato emotivamente la giornata per me, per cui è facile immaginare chi ha vissuto a stretto contatto con lui cos’abbia potuto provare. C’era un’atmosfera di sacralità che si respirava sin dal pomeriggio, quando, montando la strumentazione (due batterie, un basso e un pianoforte), già si poteva percepire che non sarebbe stata una esibizione semplice, né per chi suonava, né per chi partecipava in platea.
Dal punto di vista stilistico l’introduzione spiega bene l’atmosfera che si verrà a creare: più delle parole spese per Tripodo può la musica — la passione per la musica, che lui ha contribuito a far crescere nel trio che esegue Caravan. Nino Magazzù al basso, Ghirlanda e Risitano alla batteria. Poi, sul finale, si aggiunge anche il piano di Giovanni Renzo. Non ha molto senso sottolineare l’eccellente prova tecnica dei quattro musicisti, autori di esibizioni personali impeccabili nonostante l’evidente emozione, specie nei primi minuti. L’omaggio prosegue con brani come Aisha, Moon and sand e Over the rainbow, con le prime due che vedono alternarsi alla batteria Risitano e Ghirlanda e l’ultima in versione piano solo. Poi Evidence e Inner Urge con basso e batteria, prima dell’impro con Luciano Troja, direttore artistico della Filarmonica Laudamo, che si unisce al piano alle due batterie e al basso. La serata viene chiusa da un solo alla batteria di Risitano e da Suid Afrika di Max Roach suonata da Ghirlanda.
Dopo l’esibizione c’è tempo per un ulteriore, toccante ricordo di Tripodo, mentre l’emozione delle prime battute ha lasciato il posto allo splendore di circa un’ora di musica; è evidente la soddisfazione per la riuscita dell’omaggio, tant’è che la grande affluenza di pubblico permette una replica a seguire per chi non è riuscito ad assistere in prima battuta. Cambia solo l’arco temporale, per il secondo gruppo: il pomeriggio di magia vissuto da chi scrive e molti altri, per loro diventa una serata. Ma l’atmosfera, la bellezza e il ricordo, quelli no, non cambiano: restano costanti e indelebili. Come la memoria e l’omaggio a un uomo che ha trascorso la sua esistenza a meravigliare con la sua musica.