Catena Fiorello, sorella dello showman Rosario e dell’attore Beppe Fiorello, presenta il suo ultimo libro: ‘Un padre è un padre’, edito Rizzoli. Dopo ‘Nati senza camicia’, ‘Picciridda’, ‘Casca il mondo, casca la terra’ e ‘Dacci oggi il nostro pane quotidiano’, arriva un romanzo dal finale sorprendente che racconta la storia di un uomo che impara a essere padre e di una donna che scopre di essere figlia… e poi la forza sorprendente dell’amore.
Catena Fiorello, esuberante, dalle spiccate capacità linguistiche e mai scontata, anche in questo libro regala al lettore un viaggio denso di colpi di scena.
Facendo un giro in vari blog, si nota che ha dei lettori appassionati che tornano a leggere i suoi libri: “Scrive in modo avvolgente e coinvolgente” – e ancora – “Mi ha conquistata con Nati senza camicia. Mi ha letteralmente emozionato con Picciridda. Mi ha coinvolta e commossa con Casca il mondo casca la terra. Mi ha deliziato con Dacci oggi il nostro pane quotidiano! Lo so… quest’ultimo sarà l’insieme di tutte queste emozioni!”
Quanto è stimolante questo nel suo lavoro?
“È la fiducia che si manifesta: la stima di chi mi segue e sa che scrivo con onestà intellettuale, ovvero, una scrittura d’impeto e mai calcolo. Mai pensando che tal frase o tale situazione possono essere più incisivi e ammiccanti per catturare l’attenzione. Ma sempre, in primis, il rispetto per i miei personaggi”.
Leggo: “Catena Fiorello in questo romanzo racconta la storia che ha sempre voluto scrivere: quella di un uomo che impara a essere padre e di una donna che scopre di essere figlia. Perché padri, e figli, si diventa, grazie alla forza sorprendente dell’amore”.
Ma cominciamo dal titolo…
Un padre è un padre… sembra l’esatta negazione della consueta frase “La mamma è sempre la mamma”. Chi è un padre? Come dovrebbe essere? Com’è una figlia?
“Padre è colui che sceglie di amarti, senza se, senza ma. E laddove la biologia del legame c’entra poco, ecco sopravvenire la forza dell’amore, che esula dal ‘senso del sangue’ in sé. Biologia, appunto. Tutto il resto si chiama legame affettivo. E nessuno può dire niente. O aggiungere per spiegare. Padre o madre sono la stessa cosa, due pilastri fondamentali e inscindibili nel processo di evoluzione di un individuo, anche se spesso ci dilettiamo nel porre differenze che non hanno basi. La madre ti protegge nel suo involucro di carne prima che tu venga al mondo, il padre ti abbraccia dopo, e ti stringe forte. Non è la stessa cosa? Per me sì”.
Sono rimasta colpita dalla sensibilità con la quale si approccia a un tema così delicato e attuale allo stesso tempo, ovvero il difficile rapporto che spesso intercorre tra genitori e figli. Di solito questa capacità è il regalo di qualcosa che ha saputo, volenti o dolenti, donarci questa lente d’ingrandimento. Perché questa storia, tra le tante che si possono raccontare? E quanto c’è di autobiografico in questo libro?
“Forse di autobiografico è caduto dentro qualcosa. Anzi, certamente. Ma non volevo. Non era del mio vissuto felice che volevo raccontare. Anzi, discostarmene per parlare di chi, a differenza mia, lo status di figlio se l’è dovuto sudare, e ho scoperto un mondo di sottaciuti sentimenti e grandi dolori. Ma anche immense gioie. Questa storia perché? Perché amo divulgare le vicissitudini di chi mi sta vicino, e osservo con attenzione. Di chi, per anni subisce senza poter parlare. I vinti, sì, per me sono i personaggi più interessanti. Verga in me, è evidente, ha lasciato un segno”.
Mi chiedevo come fosse invece il rapporto con suo padre.
“Splendido, è l’unica affermazione che posso dare”.
Si evince, anche, dai suoi precedenti lavori l’attaccamento alla sua terra natia… che tuttavia ha lasciato. Quanto le ha donato come donna e scrittrice essere nata in Sicilia?
“La Sicilia è un marchio, nel bene e nel male. Quella terra, che quando vai via, ti spacca le ossa dal dolore, e da lontano la immagini sempre più bella del reale. Rimane lì, ferma e impassibile, e cede lentamente, sotto i colpi di chi la oltraggia senza mai stupirsi; ma fiera ti aspetta, e sa che ritornerai ancora”.
Cosa ricorda della Sicilia, cosa valorizzerebbe o esalterebbe? Qual è invece la cosa che più ama?
“Amo la grande civiltà dei miei conterranei. Lo dimostrano a ogni sbarco dei migranti (all’uopo segnalo sempre, e mai mi stancherò di farlo “Terraferma” il film di Crialese. Specie nei dialoghi in cui parla il vecchio pescatore. Grandioso). E valorizzerei di più la storia. Colossi di barocco e non solo, lasciati morire dall’incuria di chi dovrebbe conservare con cura, e invece se ne frega alla grande. Ma questa è un’altra storia, e per parlare di ‘stato di abbandono’ dovremmo infilarci in una disquisizione sulla politica che un mese non basterebbe a capirci nulla. Ma anche di questo scrivo in ‘Un padre è un padre’, il mio nuovo romanzo”.
Il limbo in cui rimasi in attesa di poter compiere il miracolo
della fusione con mio padre, durò il tempo che serve
per imparare ad amare.
Catena Fiorello, ‘Un padre è un padre’
In allegato la scheda del libro