E poi accadono dei fatti e delle circostanze, a margine della celebrazioni in onore di Giorgio Boris Giuliano, il capo della squadra mobile di Palermo morto il 21 Luglio del 1979, ucciso dalla mafia con un colpo alle spalle mentre prendeva in un bar il suo primo caffè, che mantengono accesa la fiaccola della legalità. Fatti e circostanze che hanno visto in pieno Luglio e con temperature da deserto, la Sala del Consiglio Comunale di Messina riempirsi di Consiglieri Comunali, del Vicesindaco Guido Signorino, del Segretario Le Donne e ovviamente dei rappresentanti della Provincia, della Questura e del Tribunale di Messina, tutti riunti per onorare e ricordare la memoria di un poliziotto morto per Mafia. La sua morte non l’ha reso famoso, nella memoria collettiva della legalità, come altre morti eccellenti, Borsellino, Falcone, Il Gen. Della Chiesa ecc. Ma l’ha fatto diventare, purtuttavia, un eroe civile. Il primo eroe, nel lontano 1979, morto di mafia e per la legalità.
Forse è per questo che il Sindaco di Messina è stato particolarmente colpito dagli interventi del Sostituto Procuratore delle Repubblica Messina, Dott. Sebastiano Ardita e del Questore di Messina Dott. Giuseppe Cucchiara.
“Questi interventi, queste persone. Averle vicine sono degli “apporti” eccezionali”.
Con questo spirito, e dopo i saluti del Presidente del Consiglio Comunale Emilia Barrile, Renato Accorinti ha aperto le celebrazioni in memoria del capo della squadra mobile di Palermo tenutesi a Messina, in concomitanza con Palermo e con altre città dell’Isola. “Prima, ai tempi di Boris Giuliano non si sapeva cos’era la mafia. C’era, non c’era. Boh! Non si sapeva. Sono state queste persone che hanno lasciato una traccia importante. Oggi sta diventando un dilagare questa ricerca di legalità, questo vivere in un percorso di legalità personale e profondo”.
Organizzato dal Comitato Centro cittadino 2008, il tributo a Boris Giuliano, ha visto oltre l’intervento di Renato Accorinti anche della Presidente del Consiglio Comunale Emilia Barile nella qualità di padrona di casa. Infatti, è stata proprio l’Aula Consiliare del Comune di Messina a riportare, il chiaro e per certi versi commovente intervento del Questore di Messina, Giuseppe Cucchiara, che nel ricordare il suo periodo di lavoro a Palermo, raccontava di come si fosse trovato insediato nello stesso ufficio e con gli stessi mobili che avevano visto all’opera il Comandante delle squadra mobile di Palermo ucciso dalla Mafia e di come in uno di quei cassetti avesse trovato il fascicolo amministrativo di ruolo di Giuliano. Fascicolo che ogni dipendente pubblico possiede e che lo accompagna per tutta la sua carriera.
E’ stata poi la volta del Procuratore Ardita a inquadrare il periodo storico in cui si trovò ad operare Giuliano a raccontare la escalescion della mafia emergente dei Corleonesi, della intuizione di seguire, nelle indagini da svolgere, il flusso di denaro proveniente dalla vendita della droga. Metodo che sarà seguito da Falcone nella sua attività di magistrato inquirente e che porterà al successo del Maxiprocesso. Particolare è stato ricordare la metodologia d’indagine di Giuliano che l’ha visto, anche in questo caso per primo, prendere contatti e fare corsi d’aggiornamento direttamente con la leggendaria F.B.I americana.
P.G.