Siamo arrivati anche noi. Tardi, ma ce l’abbiamo fatta.
Da qualche giorno la Corte Costituzionale ha stabilito che il divieto di praticare la fecondazione eterologa è incostituzionale.
Meglio tardi che mai.
Cerchiamo di ricostruire un po’ la storia.
Il 19 febbraio del 2004 viene istituita la legge 40, legge che consente alle coppie sposate o conviventi di sesso diverso, in età potenzialmente fertile di poter praticare la fecondazione assistita. Questa norma impone, però, una serie di divieti e sanzioni che limitano moltissimo la libertà di azione delle coppie e dei medici stessi, ponendosi, infatti, al di sopra del loro parere, al di sopra dello studio dei singoli casi, al di sopra della stessa volontà delle coppie.
L’Italia si spacca in due, gli oppositori della legge 40 e i sostenitori: c’è chi sostiene che tale norma violi i diritti dei cittadini, chi invece si appella alla volontà di Dio.
Il 25 Marzo i Radicali Italiani depositano il referendum abrogativo in Corte di Cassazione, referendum che viene sostenuto sia da esponenti di sinistra che di destra. Più di un milione firme consentono di portare avanti questa proposta, che viene a concretizzarsi il 12 e 13 Giugno del 2005. Quattro sono i referendum su cui il popolo italiano è chiamato a esprimere il proprio parere. Ma, si sa, non c’è niente che influenzi il nostro popolo più che la chiesa cattolica, soprattutto se a parlare sono Papa Giovanni Paolo II e il Cardinale Ruini.
Il quorum non viene raggiunto.
Tuttavia da questo momento in poi la Corte Costituzionale emanerà una serie di sentenze che smonteranno mattoncino dopo mattoncino il muro costruito dalla legge 40.
Fino ad arrivare ai nostri giorni, in cui si è stabilito che il divieto di fecondazione eterologa, imposto da suddetta legge, è incostituzionale.
Le coppie completamente sterili potranno ricorrere al gamete, maschile o femminile, di una persona esterna alla coppia e così avere un bambino attraverso la fecondazione assistita.
Le tecniche in uso sono attualmente tre: l’inseminazione semplice che consiste nell’inserimento del liquido seminale nella cavità uterina; la fertilizzazione in vitro con trasferimento di embrioni, che prevede il prelevamento di tre ovociti nei quali, dopo averli sistemati su una piastra, viene versata una goccia di liquido seminale, se gli ovociti si fecondano vengono trasferiti nell’utero. L’ultima tecnica è la fecondazione in vivo, il cui utilizzo, però, è quasi nullo poiché molto invasiva.
E così, adesso non sarà più necessario cambiare stato per poter semplicemente far valere i propri diritti. Siamo arrivati per ultimi, solo vent’anni dopo la Francia e 24 dopo la Gran Bretagna e la Germania, ma siamo arrivati.