«Dopo l’articolo che avete fatto la volta scorsa con voi non ci parlo». Questa è stata l’accoglienza che ci ha riservato il sindaco di Spadafora, Giuseppe Pappalardo, quando ci siamo presentati al Comune. Il motivo è presto detto: a due mesi di distanza dal nostro primo incontro, quando avevamo documentato la presenza di un canile abusivo nella struttura di San Martino costruita per ospitare anziani su un terreno donato da un privato cittadino, nulla è cambiato.
Quel giorno di marzo il sindaco Pappalardo ci aveva mostrato il provvedimento, firmato e protocollato un quarto d’ora prima del nostro incontro, con cui si autorizzava per trenta giorni il ricovero dei cani nella struttura. «Ma chiuderemo le porte e le finestre dello stabile, così resteranno nel cortile» aveva assicurato.
La realtà è ben diversa. L’unico intervento realizzato nell’enorme stabile occupato abusivamente dai cani è costituito da una rete a pochi metri dal cancello che impedisce ai cani di avvicinarsi all’entrata. Ma nulla è stato fatto per preservare la struttura dall’usura e dalle deiezioni degli animali.
Questa vicenda ha diversi profili di illegalità, che il sindaco e l’amministrazione hanno dimostrato di non voler sanare. In primo luogo non è possibile cambiare la destinazione d’uso di un immobile senza prendere un provvedimento amministrativo specifico. Nel caso della struttura di San Martino, invece, è stato fatto proprio questo: l’edificio era stato costruito per ospitare anziani e invece ora è dedicato a un canile, che dunque è abusivo.
In secondo luogo, per realizzare un ricovero per cani sono necessarie delle autorizzazioni da parte dell’Azienda sanitaria locale. Competente per San Martino è quella di Gualtieri Sicaminò. I dipendenti del Servizio veterinario dell’Asl di Gualtieri, raggiunti telefonicamente, escludono categoricamente di aver mai rilasciato una qualsivoglia autorizzazione sanitaria per un canile a San Martino.
Eppure il sindaco, il capo dei Vigili urbani e la presidente dell’associazione “Mille zampe” che si occupa dei cani randagi a Spadafora, quando due mesi fa ci avevano incontrati al Comune, avevano assicurato che l’autorizzazione sanitaria era cosa praticamente fatta, giusto il tempo di richiederla e tutto sarebbe stato in regola. La situazione era stata legalizzata per trenta giorni appena un quarto d’ora prima del nostro arrivo.
Quel tempo è scaduto da un pezzo, il 4 aprile. Com’è possibile, detto tutto ciò, che i cani siano ancora lì? Il sindaco Pappalardo non vuole parlare con noi. E alla nostra domanda «Con chi possiamo parlare allora?» dà una risposta che ci lascia di stucco: «Se non parlate con me non parlate con nessuno». Viene da dire che il Comune “è cosa sua”.
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