Un vecchio scialle, un leone spelacchiato e il giudizio di Dio

Un vecchio scialle celeste, una collana di pseudo-perle bianche, forse il ricordo di una lontana parente morta da tempo. I capelli bianchi delle vecchiette che non hanno mai avuto i soldi per frequentare i parrucchieri e non hanno mai potuto usare la tinta turchese. Un fazzoletto di carta nelle mani per asciugare le lacrime e la disperazione che non potendo trasparire dagli occhi sormontati da lenti spesse si percepisce dal resto del viso e da una bocca aperta, rossa e sdentata, colta nel momento del singhiozzo.
Tutta la severità e la condanna di un dito indice giudicante che invoca il giudizio universale degli uomini e di Dio sui responsabili. Ma dietro non c’è Dio. C’è solo uno sguardo perso nel vuoto che non riesce ad avere più nessuna autorevolezza e una coppola nera anacronistica e fuori tempo che sovrasta il viso rotondo e bonario di un vecchio nonno. Un nonno che vedresti bene incorniciato nel calore di una famiglia, fosse anche quello della pubblicità del panettone natalizio, piuttosto che in una casa di riposo.
Un vecchio leone spelacchiato. Canuto con pochi e radi capelli. Il viso arrossato che risalta rispetto al pallore cadaverico e spento della facce che gli stanno intorno. Un taglio di barba all’Ulisse in bianco e nero degli anni 60. Una voce possente, forte e sicura nella condanna definitiva e senza appello che lancia all’ingiustizia degli uomini e del fato, che pur non potendo essere sentita con le orecchie rimbomba nell’anima del giusto.
E’ notizia recente che abbiano trovato i soldi per scongiurare la chiusura di Casa Serena, permettetemi di essere pessimista e finché non vedo l’esecuzione dei lavori necessari ad evitarne la chiusura non ci credo, ma non bastano i soldi per cancellare lo strazio, l’allarme sociale e il disagio di una Città che sempre di più si trova allo sbando.
Un Commissario, uomo di legge ed ex Procuratore della Repubblica, inquirente e giudice che ancora non comprende la differenza che corre tra amministrare una città ed arrestare e condannare un delinquente. Un Commissario che ammantato dalla corazza del motto Dura lex, sed lex prende decisioni formalmente esatte ma profondamente ingiuste e inique. E’ vero che Casa Serena con le carenze strutturali che si ritrova dovrebbe essere chiusa, ma la domanda da porsi è un’altra. Vero o no, che le carenze di cui si parla hanno per lo meno cinque anni ? Vero o no, che i precedenti amministratori e i dirigenti non hanno mai fatto niente per porvi rimedio ?
Allora se “La legge (è) dura, ma (è sempre) la legge”” prima di proporre di chiudere Casa Serena si sarebbe dovuto chiamare a risponderne i responsabili e pur concesso che forse in quel caso la decisone potrebbe essere considerata giusta, allo stesso modo non si potrebbe mai dire che essa possa essere anche equa.
Quello che colpisce però è la capacità dei nostri amministratori di stare sul pezzo. Meglio dei giornalisti più affermati e quotati della televisione gli ex Assessori si sono buttati a pesce sulla vicenda e tra “cazzotti” politici e disconoscimento delle proprie responsabilità hanno tentato di rifarsi una veste bianca e riciclarsi per il futuro. E tra Gianfranco Scoglio che su Fb.- postava “La responsabilità della paventata chiusura di Casa Serena è esclusivamente della Regione. Il Comune, non o avendo altre risorse, aveva presentato il progetto per il finanziamento a valere sui fondi del P.O.R. per l’ integrale restauro e messa a norma dell’ edificio. La Regione ha rifiutato il finanziamento perchè ha ritenuto eccessivamente onerosa la spesa rifiutando anche la possibilità fi un parziale finanziamento per gli interventi più urgenti. La prova è che oggi si tenta di finanziare con risorse comunali(?) uno stralcio di quel progetto pari ad € 700.000,00.”
E un Dario Caroniti che risponde : “ In verità io non avevo mai avuto ufficialmente la delega agli anziani né alle disabilità, ma mi ero ugualmente interessato di quei problemi che notavo continuassero a rimanere senza soluzione alcuna. Tra questi il contenzioso che si era istaurato da circa un anno tra l’amministrazione e la casa famiglia di Aci Sant’Antonio e il mancato adeguamento alle normative sulla sicurezza della struttura che ha ospitato per anni la casa di riposo comunale Casa Serena. Debbo dire che per entrambi si era ricercata con certosina pazienza una soluzione condivisa, ottenendo dei risultati che allora sembravano soddisfacenti. Nessuno però, dal momento della mia decadenza dalla carica di assessore ad oggi, mi ha mai chiesto che cosa avessi fatto in questi anni e semmai avessi lasciato in sospeso qualche progetto”
Si inserisce l’ex Assessore Pippo Isgrò, che convinto che la sua autocandidatura a futuro Sindaco di Messina gli consenta d’intervenire su tutto e su qualsiasi cosa, pare sussurri per le vie della Citta “Per casa Serena sono sufficienti 80.000,00… se mi lasciavano fare le cose che avrei voluto fare, io….”.
La verità come sempre è un’altra e dimostra l’incapacità amministrativa e politica di tutti questi signori, infatti se i soldi per casa Serena sono stati trovati non è dovuto al lavoro o impegno di nessuno pare infatti che essi siano una trance anticipata delle tasse (la Tarsu) che la Serit ha versato nelle casse comunali.
Pietro Giunta