Un Viaggio straordinario: il Marano Spot Festival

di Pina Arena

È  “Il Viaggio” il tema    del   Marano Spot Festival 2019 , il festival giovane,  della comunicazione sociale ideato e curato da ventidue anni  da  Rosario D’Uonno, in nome  della legalità, della giustizia, della  condivisione delle battaglie di conoscenza e cultura per un mondo di speranza, d’inclusione, di approdi sereni  e di pace per tutte e tutti.

Il viaggio reale, il viaggio come metafora, il viaggio che ciascuno di noi  affronta  nel suo particulare, sul suo vascelletto personale,  e quello che affrontiamo insieme, donne e uomini   che condividono  quel  giardino-terra  “che ci fa tanto feroci”.

Qui , a Marano, si approda da terre diverse, da scuole di ogni ordine e grado, dal Nord al Sud del nostro Paese, da Milano,   Empoli,   Catania, Aci Catena,   Foggia,   Bologna,  Varese,   Gorizia, Carate Brianza, Roma, portando ognuno, studente o insegnante,  il proprio bagaglio di storia ed esperienza, raccontando tutti  uno spicchio di desiderio di mondo più giusto  attraverso i corti realizzati nelle scuole su temi tanto diversi e tanto vicini: la  parità e la differenza, il rispetto e l’ascolto, la resilienza e la resistenza al dolore e  alla malattia, la paura di non riuscire a volare, l’incontro-scontro con il cambiamento.

Qui si ritrovano amiche e amici antichi e cari, si stringono nuove relazioni che diventano presto irrinunciabili e antiche, si ascoltano voci diverse, delle ragazze e dei ragazzi delle scuole, di chi nella scuola lavora e battaglia, dei giovani registi  che da tutto il mondo dedicano le loro opere all’impegno sociale, dei giovani dell’organizzazione del Festival  sempre presenti, attenti, disponibili,  appassionati alla causa della manifestazione a cui alcuni si dedicano fin dagli anni dell’infanzia.

Qui ci emozionano le Madri del Festival, generose donne partenopee, che nutrono gli ospiti cucinando  per tutta la comunità del Festival, depositarie di quella cultura antica dell’ospitalità che segna la civiltà greca e mediterranea di cui sono continuatrici. Ci emozionano  raccontandoci il loro viaggio in uno corto minimale e sapiente, pieno delle loro parole e dei loro sguardi autentici: raccontano  il dolore, la  maternità, la fuga del tempo, la perdita di chi amiamo, l’allontanamento della Madre,  il gioco della sorellanza,  la sfida scherzosa del corteggiamento  ammiccante, il viaggio di chi sfida la sorte nella speranza di un approdo.

Qui ascoltiamo gli  uomini  e delle donne associazioni:   di Libera, con  Armando Rossitto  che sa parlare ai bambini e liberare la loro bellezza, con  don Luigi Ciotti che tocca l’anima e purifica tutto ciò che sfiora con le sue parole potenti, con il suo sguardo limpido di Uomo Giusto; dell’associazione “Saveria Antiochia”,  con Iole Garuti, instancabile testimone dell’impegno delle donne contro le mafie.

Qui incontriamo Michele del Gaudio, uomo di Legge e Diritto che   con nobilissima umiltà  rilegge e rimastica per noi  le parole sacre  Costituzione e le passa  in forma di briciole a noi tutti.

Qui assistiamo allo spettacolo  di un gruppo teatrale unico: studenti dei licei e giovani del carcere minorile di Nisida,  insieme,  rappresentano la vicenda eroica delle Quattro giornate di Napoli. Rappresentazione simbolica, nutrita di conoscenza storica,  forte di cultura e lieve di  grazia giovanile.  Esperienza di incontro, inclusione,   di viaggi che s’intrecciano.

Qui scopriamo la storia di Blessing, che viene dalla Nigeria e racconta il suo viaggio di giovane donna inconsapevole verso la schiavitù a cui la condanna una donna ingannatrice che si finge amica,    e poi la fuga -“a costo di morire, ma c’era  altra scelta?”-  verso la libertà,  grazie all’aiuto di un’altra donna, suor Rita della casa Ruth. Ora Blessing  aiuta    altre donne vittime di tratta e grida, nel suo italiano cadenzato e caldo di donna africana, la sua battaglia e la sua vittoria,  l’inferno da cui è scappata e la nuova vita che ha conquistato. 

Qui  ascoltiamo la storia dell’imprenditore coraggioso che dà lavoro ai ragazzi che escono dal carcere e nessuno vuole assumere. Li sottrae alla ricaduta nella rete  della camorra.

Qui  incontriamo le opere prodotte da registi professionisti,  italiani, iraniani, indiani, portoghesi, francesi, americani. Ritornano  i temi  della guerra che insanguina il mondo, della violazione dei diritti dell’infanzia, dell’apocalisse che  è sotto i nostri occhi inconsapevoli, del diritto di vivere e del diritto di morire, del viaggio di chi cerca occasioni di vita dignitosa, lontano dalla povertà.  Le loro storie  toccano il cuore, aprono la mente, allargano gli orizzonti. Educano emozioni, sentimenti.

Qui ascoltiamo le parole semplici e forti   dei familiari delle vittime innocenti della camorra: salgono sul palco accompagnati dalle bambine e dai bambini del Festival.  Raccontano  con fermezza  e dignità   eroiche il loro viaggio che continua , a partire da un momento tragico, infinito,  che ha portato via loro una persona cara, un figlio, una figlia, la madre, il fratello. Il loro racconto è appello, denuncia, invito a far ciascuno la propria parte perché  altri non   debbano vivere    quello che   loro ed i loro familiari hanno vissuto.

 

Qui  non finiamo di sorprenderci di fronte alle magie e  al gioco scherzoso, alle battute fulminanti e gaie,  del mago Gentile. Conquista tutte e tutti  Nicole Magolie, compagna d’arte del mago,, che  canta con  voce calda e potente. La osservo mentre ringrazia il pubblico dei giovani in delirio:  non immaginavo che una diva potesse essere anche simpatica. Lei lo è.

Qui scopriamo il valore terapeutico e civico della musica e delle orchestre giovanili nelle scuole  che aprono vie dell’inclusione e  dell’incontro con la Bellezza  . Succede nelle scuole del Venezuela come nei Quartieri spagnoli a Napoli.

Qui , per noi, è stata allestita e curata da Rosario D’Uonno la mostra Cinema e Costituzione: apre universi nuovi, suggerisce inediti collegamenti, fa volare l’immaginazione, viaggia tra storia e arte . L’abbiamo visitata e rivisitata:  vorrei visitarla ancora e che  nelle nostre scuole si potesse visitare. 

 Qui ritroviamo amici che non tornano, ma ci sono sempre. Ci accompagnano, continuano a   viaggiare  con noi. Per questo motivo il premio intitolato ad Enrico Trucco, quest’anno assegnato al nostro corto “Il risveglio di Biancaneve”  è per noi doppiamente valoroso: porta il nome di Enrico, amico, artista, uomo gentile, regista lieve, ironico, che lasciava sempre il segno  con i suoi racconti ironici, sorprendenti ,  graffianti. Anche il nostro lavoro, la nostra Biancaneve,  porta il suo segno.

 Da Marano  ci si rimette in viaggio   diversi, migliori, e “il rito” del pianto che accompagna i saluti degli studenti gemellati si rinnova ogni anno  sempre intenso e struggente.

Quest’anno, nel tempo difficile che viviamo , di regresso umano, di arretramento, di emergenze umanitarie, di perdita dei diritti,  il Festival di Marano è stato per me, per tutti noi, non solo importante ma   necessario, portatore di salute intellettuale, di speranza che la condivisione e la solidarietà aprano porte e vie nuove.. Lunga vita al Festival e grazie a chi lo rende possibile.