“Gli occhi azzurri di Viki”, “Vikis blaue Augen”: un bel racconto bilingue, in italiano e in tedesco, della scrittrice siculo-tedesca Ada Zapperi Zucker che apre un nuovo capitolo nella sua storia di autrice attenta ai segni del tempo e della nelle nostre vite, nelle nostre anime e perfino sui nostri corpi. Romanzo per l’infanzia e non solo.
Nel filo del racconto ci sono due bimbe, Lena e Viki, che volano con la mente e con il corpo, una nonna che narra alle nipoti una storia infinita e pone domande a se stessa, un nonno che costruisce marionette, i Normanni ed il loro viaggio dal Nord alla Sicilia.
Il racconto scorre seguendo, nel fluire del tempo, la Storia di cui le nostre storie sono parte, coinvolgendo il più grande dei siculo-Normanni.
Una storia che ha inizio ma non finirà mai.
La nonna narratrice conduce le giovani protagoniste, e noi con loro, in un mondo che naviga tra realtà e fantasia, perché è sempre fantastico il mondo reale allo sguardo meravigliato e curioso delle bambine.
Tutto nasce dalla domanda della “fanciullina” Lena che chiede alla nonna perché gli occhi della sorellina Viki sono azzurri mentre mamma e papà e tutti gli altri membri della famiglia gli occhi li hanno castani.
Si può rispondere in mille modi, ma la nonna, quasi parlando con se stessa mentre racconta alle nipoti, si porta indietro in un tempo incredibilmente lontano e in un luogo difficile da raggiungere ma che fu il centro d’Europa e del mondo della nonna stessa.
Con il corredo gioioso dei disegni dei nipoti di Ada Zucker, Anne, Lilly, Gioia, Neliò, Naomi , il racconto segue il ritmo rapido delle giornate della vita di Lena e Viki, tra le lezioni a scuola, il rientro della mamma dal lavoro, le sorprese preparate da due nonni che le accolgono e ritornano bambini quando le nipotine sono con loro , tra marionette e racconti senza fine.
Resta così il segno della gioia dell’incontro tra infanzia e terza età, quando i nonni non vedono l’ora di ritrovare le nipoti e le nipoti attendono fiduciose ed impazienti risposte a mille domande.
Tra storia di parole e racconto di disegni, l’autrice tesse una trama di affetti e scoperte che fanno pensare ad un gioco, ma “Gli occhi azzurri di Viki” è molto di più: è narrazione del valore delle radici, nel tempo della storia e delle nostre vite.
Non è un caso che tutto parta da un albero birichino, occhialuto, con la chioma rivolta al cielo, dotato di piedi che non camminano e di radici che percorrono le profondità della Terra.