Nella sua magnifica ma troppo breve vita, Catena Maria Marino ha compiuto, con gentilezza e tenacia, con spontaneità e intelligenza, il difficile equilibrio a cui tendono da sempre le battaglie delle donne: la realizzazione piena di sé e della sua identità di donna. Ha saputo, con naturalezza, cultura e sapienza, conquistare e creare armonia tra i suoi molteplici universi: il suo mondo intimo -abitato dagli affetti familiari, nuovi e antichi, innanzitutto da Salvatore, suo compagno di vita, e dai loro bellissimi figli- ed il mondo esterno, fatto di lavoro a scuola, teatro, canto, rapporti di autentica amicizia, fratellanza e sorellanza.
Catena aveva un così forte e gioioso sentimento dei suoi centri, da riuscire a condurli con sé sempre, a trapiantarli o a ricrearli, nei tanti passaggi della sua vita, da Mazzarino a Catania, da Acireale a Noto. In ciascuno di questi luoghi ha rinnovato le sue radici, piantato alberi e fiori, che ora continuano, in luoghi diversi e in modi diversi, a spandere il loro profumo.
Non c’è una foto in cui Catena non sorrida. Sorrideva di gioia di vivere, di amore per le persone che hanno avuto il privilegio di averla compagna o amica, nella vita, a scuola o sul palcoscenico, di conoscerla da tempo, o di sfiorarla per un attimo. La sua intelligenza ironica illuminava le cose, apriva prospettive nuove, suggeriva sempre soluzioni e altre strade anche quando sembrava che le strade si stessero chiudendo. Aveva benevolenza per il mondo.
Aveva il dono di rendere straordinario quello che faceva e toccava: gli alunni ricordano l’insegnante attenta e appassionata, quella che non dimenticheranno mai. Una voce, tra tante, quella di Marco Belfiore, suo alunno, che la saluta giovanilmente su fb “ Mi hai aiutato a diventare quello che sono. Grazie prof mi mancherai, anche se qualche volta in classe t’ho fatta incazzare, vorrei tornare indietro… Ciao guerriera”.
Il regista Davide Sbrogiò, direttore artistico della compagnia teatrale “La Quinta Inquieta“ della quale Catena faceva parte, ricorda l’ultima loro conversazione: dieci mesi fa, poco prima che Catena salisse sul palcoscenico per debuttare nello spettacolo “Harvey “, le chiese se era emozionata. Rispose: “Si….lo sono, perché sento che questo sarà l’ultimo spettacolo della mia vita “ . “Eppure quella sera – scrive Davide – nonostante le tue precarie condizioni di salute, reggesti la scena fino all’ultima battuta, dando prova di una forza e di un amore verso ciò che facevi che sarà sempre un esempio indimenticabile per noi che abbiamo avuto il piacere di lavorare con te.” Di questo momento conosco l’ antefatto che risale a pochi giorni prima: in ospedale, nel reparto di oncologia, Catena, ricoverata per il riemergere prepotente della malattia con cui combatteva da un anno, eppure sorridente e propositiva, chiede in prestito a Catia, medico e cugina-sorella, un camice per lo spettacolo previsto per la settimana successiva. ”Lo tengo con me, così mi preparo entrando nel personaggio”. Ci racconta che i compagni di teatro l’aspettano e aggiunge sorridente e combattiva “Voglio esserci!“. Era la sua partita con la morte e “per la vita”, battaglia che lei, come ricorda Cettina Raudino, ha vinto, chiaramente e assolutamente, per il segno forte di Amore e Bellezza che lascia in ciascuno e ciascuna di noi.
Un mese fa, a Noto, sua amata città di adozione, in una chiesa gremita di persone giunte per darle l’ultimo saluto anche da altre città -da Mazzarino, paese natale, da Catania, città dei suoi studi universitari, da Ragusa, luogo di affetti giovanili- avevo la chiara impressione che ognuno di noi scoprisse con senso di meraviglia le tante altre vite di Catena in cui ciascuno di noi ritiene di avere avuto una parte importante, perché lei aveva il dono di far sentire amato e importante ciascuno di noi. Così, lì, nella Cattedrale della bianca Noto, proprio nel giorno dell’ultimo saluto, il desiderio di ognuno di noi di averla vicina e presente, che la sua vita ed il modello di vita che ci ha donato continuino a far fiorire bellezza, approdano a due straordinarie intitolazioni: Davide Sbrogiò comunica emozionato che il Gruppo Teatrale “La Quinta Inquieta” si chiamerà “Gruppo di Teatro Catena Marino”. Corrado Spataro, ex preside del “Raeli”, suo fratello di elezione, , esprime, il desidero che nel tempo tutti sappiano chi è stata Catena e chiede che le venga intitolata la sede delle Scienze sociali: che ci sia una targa che ricordi la sua presenza tra studenti, docenti, “nella scuola viva”. Così, anche attraverso due semplici targhe, come dice Marianna, “la sua luce continuerà a brillare per noi dalla terra verso l’infinito che l’ha accolta”.
Pina Arena