Anche se rumorose, non sempre le tragedie sono ricordate. L’alluvione che l’uno Ottobre ha colpito i paesi Giampilieri e Scaletta Zanclea fa parte di queste. Troppo presto, infatti, l’opinione pubblica, l’amministrazione locale e lo stesso Governo hanno messo da parte un problema di massima importanza: 37 morti, vittime della violenza dell’acqua, 1500 persone tutt’ora sfollate, due paesi rasi quasi totalmente al suolo.
“Sono venuto a conoscenza della tragedia soltanto la mattina del 2 ottobre” racconta Nicola Calì, noto attore e regista messinese “ la notte del primo ottobre l’avevo trascorsa restando all’oscuro di tutto. Ero nella stessa città, ad una distanza relativamente breve, eppure è dovuta trascorrere l’intera notte prima che la notizia potesse giungere all’intera città. Mi sono sentito lontano da un avvenimento che avrebbe dovuto coinvolgermi quasi direttamente. Dal punto di vista mediatico la notizia è stata diffusa troppo poco e la verità non è venuta in superficie. È per questo che, alla fine del 2009, ho pensato di girare un documentario, per sensibilizzare la gente, cercare di rendere la nazione vicina al dolore della nostra città”. In molti hanno parlato dell’idea di girare un film sulla tragedia che ha colpito i paesi di Giampilieri e Scaletta, ma fino ad ora niente di concreto è stato portato avanti, Nicola Calì è stato il primo a muoversi concretamente in questa direzione. Una grande esperienza nel campo e delle valide conoscenze hanno permesso al regista di realizzare la sua idea: “Ci sono stati momenti in cui sembrava che il progetto prendesse forma ed altri momenti in cui la realizzazione sembrava bloccarsi. Quando ho capito che l’idea stava per essere messa da parte mi sono mosso in maniera più decisa ed è così che si è dato il via alla realizzazione”.
La produzione maggioritaria proviene dall’azienda Video One di Bologna, ma un contributo è stato dato anche dalla Iudor, una società di produzione di spettacoli nata per iniziativa dello stesso Nicola Calì.
“Non ho mai voluto fare un film” continua spiegando il regista “la mia idea è stata da subito quella di girare un documentario, non riuscirei a elaborare una pellicola con l’utilizzo della fantasia riguardo ad una tragedia simile”, ciò che importa di più al regista è comunicare il dolore dei sopravvissuti all’alluvione, raccontare l’accaduto, evidenziare la realtà che troppe volte viene oscurata.
Ma le vittime capiranno questa volontà?
Dopo 10 mesi ci si sente abbandonati, dimenticati, emarginati, esclusi da quella società che dovrebbe proteggere e garantire i diritti di ogni cittadino. La rabbia e la delusione animano i sentimenti di ognuno dei sopravvissuti alla tragedia, non sono in molti a voler parlare, il dolore, per alcuni, è troppo grande per essere visto da gente estranea: “Abbiamo cercato di entrare in contatto con la gente del luogo e tramite l’aiuto di Corrado Manganaro siamo riusciti a farlo, parlando e intervistando sia alcuni testimoni dell’accaduto sia i soccorritori. Abbiamo cercato di scegliere le persone con le storie più importanti, ma non tutte hanno accettato di essere intervistate.” Ognuno ha reagito diversamente all’occhio poco discreto della telecamera: “Alcuni sembravano più freddi e distaccati, altri mostravano un maggiore emotività, ma probabilmente ognuno di loro provavano le stesse sensazioni. Hanno vissuto un’esperienza impossibile da comprendere, noi possiamo solo cercare di star loro vicino”.
Un passo per aiutare ognuna delle vittime, questa è l’idea che Nicola Calì ha del documentario: “Mi era stato proposto di fare le interviste direttamente a Giampilieri, per renderle più realistiche, ma sono stato contrario, mi sembrava crudele costringere queste persone a tornare nel luogo in cui hanno vissuto per anni e rivederlo distrutto. Io stesso la prima volta che ci sono stata sono rimasto senza parole.
Mi piacerebbe invece proiettarlo nei luoghi del disastro, anche se è presto per dirlo ancora. Quasi sicuramente non riusciremo a finire il documentario entro giorno 1 Ottobre, però un’anteprima quasi certamente verrà proiettala”.
Le intenzioni sono ottime, le previsioni possibili anche, l’unico giudizio che però conterà sarà quello delle vittime, la volontà del regista sarà compresa oppure si sentiranno fenomeni da baraccone?