L’Unione inquilini, nella giornata di ieri, è riuscita a far rinviare di un mese lo sfratto per due famiglie con gravi problematicità, ma ancora una volta punta il dito contro l’Amministrazione Comunale, ritenuta sorda alle richieste di coloro che hanno più bisogno e vivono in situazione di disagio costante.
Il primo dei due provvedimenti di sfratto è stato emesso a carico di una famiglia composta da sei persone (tra le quali un minore); il secondo a carico di una famiglia di tre persone, una delle quali affetta da una patologia oncologica che la obbliga a continui e pesanti cicli di chemioterapia.
Attraverso trattative con la controparte, si è riusciti nell’intento di evitare che il provvedimento avesse effetto immediato. Nonostante ciò, però, il problema si ripresenterà nella sua gravità tra trenta giorni, così come sottolineato dallo stesso sindacato che attacca Accorinti e la macchina amministrativa comunale, incapace di dare risposte, alla luce anche delle istanze che le due famiglie hanno presentato per accedere alla cosidetta “morosità incolpevole” (l’impossibilità a provvedere al pagamento del canone locativo a ragione della perdita o consistente riduzione della capacità reddituale del nucleo familiare). Tale richiesta non è stata accolta perché carente dell’assenso del proprietario dell’immobile a un nuovo contratto, requisito essenziale ma che pone una grande limitazione.
L’associazione inquilini sottolinea che tali difficoltà possono essere però superate attraverso l’uso di alloggi da destinare all’emergenza abitativa o l’assegnazione in deroga alla graduatoria di alloggi pubblici in caso di grave situazione sanitaria. A tal proposito, l’Unione Inquilini richiede quindi un incontro con il primo cittadino, essendo lui la massima autorità sanitaria locale che può intervenire per questioni che riguardano la salute e l’incolumità psico–fisica dei cittadini e quindi può disporre soluzioni come nel caso della famiglia con soggetto oncologico a carico.
Un mese comunque passa in fretta e per queste famiglie, qualora non si dovesse trovare nessuna alternativa, vi è l’obbligo di lasciare la propria residenza vivendo quindi un dramma nel dramma. Si spera che le soluzioni possano essere trovate e anche in fretta.