Cari lettori
siamo lieti di annunciarvi che il carrettinodelleidee.com allarga i suoi orizzonti di interesse sul mondo del sociale, accendendo i riflettori su alcune realtà che da sempre si caratterizzano come luoghi di sofferenza e di marginalizzazione.
Ci sentiamo orgogliosi di essere riusciti a dare voce, grazie al nostro giornale , a chi normalmente, per condizione giuridica, non ha questo diritto, mi riferisco agli ospiti dell’Ospedale psichiatrico giudiziario (O.P.G) di Barcellona Pozzo di Gotto.
Innanzitutto,
La nostra rubrica, vuole essere e rappresentare, una finestra su un mondo poco conosciuto, quello della detenzione in un ospedale psichiatrico giudiziario, quale è l’O.p.g. di Barcellona Pozzo di Gotto. Dovete sapere che gli opg – ospedali psichiatrici giudiziari – sono delle strutture che hanno una doppia natura: strutture sanitarie e al tempo stresso istituti dove si eseguono misure di sicurezza detentive (G. Tamburino). Il loro compito è quello di armonizzare le misure sanitarie e le esigenze di sicurezza, cosa alquanto difficile che li porta a occupare una sorta di limbo istituzionale.
Non intendiamo qui discutere sulla contraddizione che affligge da sempre gli O.p.g., quali istituti che dovrebbero garantire da un lato, la cura di soggetti afflitti da patologie psichiatriche, dall’altro le esigenze di controllo, tramite la detenzione, ne tanto meno soffermarci sull’annoso e controverso dibattuto sul concetto di pericolosità sociale del malato di mente autore di reato.
Possiamo solo dire che il problema fondamentale di tutti gli Ospedale psichiatrici giudiziari è che queste strutture sono troppo simili al carcere per essere annoverate tra le istituzioni dedite alla cura delle malattie mentali, ma al tempo stesso, è fortemente presente il carattere psichiatrico dell’Istituzione, soprattutto dopo la promulgazione della legge 180, per essere considerati carceri comuni.
La conseguenza immediata di questa contraddizione è che, anche i problemi che riguardano il malato di mente autore di reato risultano, salvo poche eccezioni, scarsamente affrontati (F.Introna, M.Tantalo).
Il primo importante problema del malato di mente autore di reato riguarda il trattamento poiché non è difficile immaginare che l’aspetto sanzionatorio del carcere, mal si concilia con le esigenze di trattamento di soggetti, le cui irregolarità di comportamento, sono espressione di una malattia (G: Russo).
Il rischio maggiore a cui si va incontro, è la possibilità di compromette il trattamento stesso, vanificando in primis l’intento iniziale contenuto nel nostro ordinamento giuridico, motivo per cui questi soggetti si trovano internati.
Questa inconciliabile esigenza di cura e controllo, ci ha motivato nel voler fortemente realizzare questo canale comunicativo, che dal carcere va verso il mondo esterno, nella rubrica del nostro giornale appunto, dedicata proprio a loro, agli internati dell’O.p.g. di Barcellona Pozzo di Gotto. Si chiamerà “Vento di libeccio” (Viento scioscia stanotte/ trase pe’ sotta e fatte sentì’ / viento viento / viento nce resta pe’nce ‘ncazzà’/ Viento/ trase dint’e piazze/ rump’e fenestre / e nun te fermà’/ Viento viento/ puorteme ‘e voci/’ chi vo’ alluccà’. Pino Daniele) Questo per noi è “Vento di libeccio” Un vento freddo, impercettibile, penetrante, che lascia nelle ossa l’umido di un freddo lontano, insinuante irriverente; porta con sé umori e odori che credevi perduti, silente e prepotente, non si annuncia ma comunica la sua presenza con voci distanti.
Si tratta sostanzialmente di una corrispondenza periodica, in cui gli internati ci racconteranno la loro realtà, fatta di reclusione e malattia. Con “Vento di libeccio”, vogliamo dare il nostro personale contributo agli internati, offrendo la possibilità di arricchire il percorso trattamentale a cui si stanno sottoponendo hai fini di una positiva evoluzione dello stesso; inoltre, pensiamo di incoraggiare, indirettamente, il reinserimento sociale di soggetti che, potrebbero rappresentare una risorsa per la società.
Infondo, il nostro giornale è nato per essere uno strumento territoriale al servizio del sociale, in questo specifico caso, rappresenta un valore aggiunto all’interno di difficili percorsi riabilitativi, quali sono quelli degli internati degli O.p.g. Per loro appunto, vorremmo fungere da strumento complementare a tutte le attività utili al reinserimento sociale.
Grazie alla nostra rubrica avranno l’opportunità di vivere una diversa esperienza, attraverso questa finestra di dialogo con il mondo esterno, hanno la possibilità di raccontarsi e raccontare i loro particolari percorsi di vita, fatti di errori a volte insanabili, di malattie che prendono il sopravvento sulla ragione, un mondo fatto di segregazione, con il solo fine di essere partecipe a quel progetto fondamentale che è la riabilitazione, il recupero e il reinserimento sociale del malato di mente autore di reato, partendo dalla convinzione che si tratta di un soggetto che ha fallito un progetto di adattamento alla realtà.
Le lettere dei ospiti dell’O.p.g. vanno intense come espressione, come comunicazione oggettiva di particolari esperienze individuali, ma anche e soprattutto come traduzione di pensieri e sentimenti. Stimolare l’espressione significa permettere all’altro di spiegarsi, aprirsi creando uno scambio che si fa incontro intenzionale e pluridirezionale.
Si è più volte dibattuto sulla possibilità che questo tipo di istituzione, anziché curare, faciliti la cronicizzazione delle patologie mentali. Proprio per dare un aiuto concreto, affinché questa possibilità venga scongiurata, il carrettinodelleidee.com ha pensato a loro, immaginando di contribuire a stimolare un fecondo e creativo rapporto con il mondo esterno.
Ai nostri affezionati lettori, “Vento di libeccio”, offre una nuova opportunità, quella di conoscere ed entrare in contatto con realtà poco medianiche, quale è la realtà del carcere appunto, poco conosciuta dall’opinione pubblica, come tutte le istituzioni totali del resto, che vivono una sorta di opacità che ne garantisce la permanenza e la riproduzione.
Vogliamo darvi la possibilità di stimolare un personale atteggiamento critico e allo stesso tempo, di riflessione profonda, poiché avrete la possibilità di guardare la realtà con gli occhi di un internato in O.p.g., che si racconterà settimanalmente, portando fuori i problemi, i pensieri, i desideri, ma anche le speranze di un detenuto particolare, il malato di mente. Siamo certi che anche voi nel tempo maturerete lo stesso nostro convincimento…Noi pensiamo che i malati di mente autori di reato sono soggetti che non hanno certo bisogno di una banale e popolana condanna, ma vanno aiutati, ove possibile, nel loro difficile cammino riabilitativo.
Attraverso “Vento di Libeccio” noi ci stiamo provando!
Dott.ssa Nicoletta Rosi