Mi sono recata in quel “pezzo di vita” nascosto tra i palazzi lussuosi di chi esce di casa in giacca e cravatta. Proprio li’, a due passi dal CSM vivono 450 persone che dormono in condizioni precarie e si danno il cambio per paura di essere cacciati.
I migranti eritrei hanno occupato insieme al Coordinamento per il diritto alla casa la vecchia sede dell’Ispra, (Istituto per la protezione ambientale)in Via Curtatone 3.
Migranti approdati a Lampedusa . Ma chi sono? Di chi si tratta? Da mesi sento che l’Italia li calpesta, non li aiuta, non gli permette l’espatrio. Ma perché?
Li ho trovati asserragliati all’ingresso. Erano spaventati, increduli , ma anche istruiti e pronti a lottare per quei diritti che gli sono stati negati.
Chiedono addirittura di volere pagare la luce che gli è stata tolta.
Vogliono andarsene, per loro l’Italia è solo la porta per l’Europa. Chiedono il diritto di espatriare ; sono “ sopravvissuti” alle traversate del Mediterraneo, pensavano di essere approdati in uno stato considerato civile, pensavano di essere accolti, sfamati e poi pagati per andarsene, ma non è ancora finita .Uno dei tanti ragazzi appoggiati all’ingresso del palazzo dice di voler andare in Irlanda. Chiedono addirittura di non essere identificati pur di non rimanere nel nostro paese. Vogliono continuare il viaggio verso paesi dell’Unione europea considerati più accoglienti , più civili, vogliono andare oltre a quel mondo di solo orrore che pensavano di aver lasciato .
Tutti parlano del centro di accoglienza di Lampedusa che andrebbe chiuso, di Ponte Galeria e di quei ragazzi che si sono cuciti la bocca per poter finalmente essere ascoltati; nessuno però prova a considerarli come una risorsa . Ragazzi, donne, bambini, anziani che raccontano una storia, una cultura, una vita .
Ho visto nei loro occhi l’intelligenza di persone che sanno, ascoltano, vogliono imparare – sono colti, non sprovveduti. Sono rimasta a parlare con loro e, attraverso i loro occhi abbassati, la loro dignità calpestata, la loro istruzione su ciò che concerne la legge italiana sul diritto d’asilo ho capito che : “Il nostro Paese è solo un ponte naturale valido per la sua posizione geografica, ma una volta superato il ponte trovi il mare pronto ad inghiottirti”e l’ ho capito ancora di più intervistando uno di loro mentre si recava alla Caritas per procurarsi il cibo.
Yassif, 24 anni – Oltre 300 migranti hanno perso la vita a Lampedusa. Tu eri li? Come pensi si possa dar fine a tutto ciò?
Io ero uno di loro. Sono stato fortunato anche se paghiamo per morire. Il governo italiano dovrebbe creare un programma politico per aiutare chi sbarca in Italia, per favorire la nostra integrazione ed evitare che queste tragedie continuino.
–Come hai imparato l’italiano?
Io sono laureato in mediazione culturale –conosco l’italiano da anni. Prima di partire dall’Etiopia ho studiato tanto.
-La tua famiglia?
I miei genitori sono morti quando avevo due anni, ho un fratello più grande – per fortuna siamo insieme, facciamo i turni per il pranzo, abbiamo paura che qualcuno ci rubi il posto per dormire.
-Come si sta in via Curtatone? Pensate di stare li’ per molto tempo?
Me lo auguro, almeno abbiamo un posto per dormire – adesso è tornata l’acqua e la luce. Stiamo meglio anche se avrei il desiderio di lavorare.
-Che lavoro vorresti fare?
Quello per il quale mi sono laureato, ma adesso va bene tutto.
-Cosa chiedi all’Italia?
All’Italia chiedo di avere rispetto per noi. Siamo stati trattati malissimo, non abbiamo avuto assistenza. Mulue aveva 21 anni, era un mio amico, da maggio attendeva nel Cara di Mineo di ricevere lo status di rifugiato politico. Si è suicidato il 14 dicembre. Noi tutti attendiamo di avere risposte dall’Italia, non vogliamo rimanere qui per essere trattati come se fossimo bestie. A Lampedusa la storia dei migranti disinfettati con l’idrante ha avuto tanto clamore, ma di Mineo? Chi ne parla? Al Cara di Mineo ci sono circa quattromila persone registrate mediamente ogni giorno. Dovrebbero soggiornare poche settimane in attesa di ricevere asilo politico: così non è, tutti i miei amici e parte della mia famigli (zie, cugini)stanno lì aspettando la burocrazia. Sai quanto dà lo Stato ai gestori di Mineo? 36 euro al giorno per ognuno di noi. Loro sono ricchi e noi veniamo trattati malissimo. Chiediamo allo Stato che tutto questo finisca – vogliamo che la burocrazia diminuisca perché vogliamo andarcene. Sogniamo una vita migliore.
Lascio Yassif con i suoi occhioni grandi e scuri pieni di lacrime e mi auguro che qualcuno faccia qualcosa .