Quando si entra nel giardino così ben curato, con puttini, fontane, un tempietto bianco che ricorda il ballo del film “Cinderella Story”, le chiome degli alberi che quasi si “accarezzano” sui vialetti in pietra, sembra di fare un salto direttamente alla fine del Settecento, in quelle atmosfere antiche e magiche al contempo, in cui nacque la meravigliosa “Villa Cianciafara”.
E’ proprio quest’incanto che spinge a saperne di più, a scoprire le curiosità su questa Villa, destinata particolarmente alla produzione agricola, con un palazzo circondato da case coloniche, frantoio, magazzino per il vino, il forno, la cappella , la stalla, il fienile…
Visitando queste ville nobiliari si ha la sensazione di sfogliare il libro del tempo e tornare indietro, in pagine intrise di storia, di ricordi della nostra Sicilia. Nella Villa Cianciafara visse Filippo Cianciafara, fotografo ed incisore, cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ed il poeta Lucio Piccolo. Villa Piccolo di Capo D’Orlando, infatti, è un’altra meravigliosa Villa storica siciliana,che racchiude anch’essa ruralità, poesia, fotografia.
L’Ingegnere Giuseppe Mallandrino Cianciafara, erede di Villa Cianciafara, con la sua immensa gentilezza, simpatia e cultura, ci guida, passo passo, alla scoperta di tradizioni affascinanti, curiosità, racconti e speranze che ci fanno sognare, tra le righe di questa intervista speciale.
Villa Cianciafara ha una storia molto ricca , che affonda le sue radici nel passato, nelle tradizioni antiche…c’è una storia particolare, che si lega simbolicamente alla sua Villa, che può raccontarci?
Questa Villa nasce alla fine del 700′. I proprietari vi si recavano in occasioni. Fu acquistata nel 1838 dai Cianciafara.
Come elemento particolare, si può ricordare, quando negli anni 20′, è venuto qui, perchè amico dei miei nonni, Amedeo di Savoia, Duca d’Austria, Vicerè in Etiopia. E’ venuto in forma privata, in visita ai miei nonni. Questo è certamente un elemento fuori dal comune, legato a questa Villa.
Può farci immergere nella magica atmosfera d’altri tempi della sua Villa, raccontandoci un ricordo cui è affezionato?
Un ricordo molto importante era la Festa della Vendemmia. Io sono arrivato a pestare l’uva con i piedi, il procedimento, fu, poi, modernizzato negli anni 50′. Quando si finiva di vendemmiare, il contadino offriva il pranzo a tutti in campagna.
L’indomani si veniva colpiti da questa atmosfera piena di “alcolicità”, dato che iniziava subito a fermentare.
Quando finiva la Vendemmia, era tradizione fare una grande festa, offerta da mio nonno, cui partecipavano tutti i contadini. Il cuoco dei miei nonni cucinava. Sulla tavola si trovavano “alivi cunsate” ecc. , come colapasta si usavano i cesti. La pasta si metteva nella “maedda” di legno. Si cantava, si ballava, si decorava con le lanterne ( quelle che ci sono anche oggi, le “lanternine cinesi”), si faceva il tiro alla fune, l’albero della cuccagna. La Vendemmia era una grande festa!
Attraverso i racconti dei nonni, si ricordano e tramandano sempre preziosi insegnamenti, tradizioni. Può raccontarcene uno, tramandato dai suoi nonni, legato a Villa Cianciafara?
C’è un detto che mio nonno ripeteva e l’ho ereditato, ripetendolo anch’io
“Per dilapidare le proprie sostanze ci sono tre sistemi : il più gradevole le donne, il più veloce il gioco, il più sicuro l’agricoltura.
Un episodio significativo che mio nonno raccontava riguardava un contadino che andò in America, dove si fermò più di 10 anni, tornò alla fine degli anni 30′ e disse a mio nonno : “Se Mussolini fosse stato in America come lo fui io, non avrebbe fatto guerra all’America!”.
Si sarebbe, quindi, reso conto della potenza dell’America se avesse visto ciò che ho visto io , come contadino.
Villa Cianciafara ospita vari importanti eventi, come il recente “Le Vie dei Tesori”, vari concerti…Può dirci in anteprima uno dei prossimi eventi in programma?
Uno dei prossimi eventi in programma sarà il 12 Novembre, gli amici del Rotary, di cui sono socio, mi hanno chiesto di organizzare qui la “Festa del Vino Novello”. Per l’occasione predisporrò delle foto di 70, quasi 100 anni fa, in cui si vedono i lavori nella vigna.
Vorrei, poi, una sera, organizzare l’Opera dei Pupi. Ho contattato , già, il “Puparo” di Catania, perché vorrei dedicare il Calendario degli eventi ( in fase di preparazione) alla “Sicilianità”, a fatti tipicamente siciliani.
Vorrei dedicare anche una serata a Quasimodo, Pirandello…nel campo della letteratura, la Sicilia, ha premi Nobel, grandi risultati.
Può lasciare un messaggio speciale per tutti i lettori?
Ricordo che, da ragazzo, non vedevo l’ora di finire gli esami universitari a Palermo, per tornare a Messina. Qui, trovavo un ambiente “frizzante”, coinvolgente. Ora, ho l’impressione che questa vivacità non ci sia più, che Messina si sia “opacizzata” . Vorrei ci fosse una ripresa, quindi.
C’è una crisi, non solo economica, a mio avviso, ma anche etica, nei confronti della creatività, dell’intelletto. Messina, non valorizza quasi per nulla le cose che ha. Mi sento, infatti, impegnato ad aprire la mia Villa anche per questo. Certo, rispetto alle ville di Palermo , sembra la casa del guardiano! ( ride divertito) , ma come dire, “Ho questo cappello e che faccio? Lo tengo sulla testa? Lo offro!”
Maria Schillaci