Fate la guerra e non la pace. Sono queste le considerazioni che mi vengono in mente dopo tutte le critiche che Renato Accorinti ha ricevuto per il suo gesto eclatante di alzarsi sulla sedia e gridare ai potenti del mondo “fate la pace e non la guerra”.
Le richieste di dimissioni sono pervenute da più parti: da D’Alia che formalmetne ha presentato l’istanza; dal presidente dell’ARS Ardizzone, il quale invece ha tentato di sminuire il gesto definendolo semplicemente “un atto e un effetto da social”; dai vari consiglieri comunali di Messina che, non preoccupati di raggiungere la maggioranza necessaria per l’approvazione della delibera “Messina beni comuni”, cioè quella sulla spazzatura, hanno preferito trovare le parole per criticare il gesto di Accorinti, che secondo loro non doveva essere fatto perché veniva meno il ruolo istituzionale del Sindaco.
Anche la stampa (locale, cartacea, sui social…) ha sottolineato la violazione del ruolo istituzionale perché il Sindaco si è presentato in maglietta e non in giacca e cravatta e perché la magliatta ha lasciato la scritta “FREE TIBET” a favore di un altro tema corale che riguarda tutti: “benvenuti migranti, siamo tutti migranti”.
Ma forse la considerazione più grande che dobbiamo fare è che siamo stati tutti invidisiosi di Renato Accorinti. Tutti noi avremmo voluto avere l’occasione di dire ai sette grandi della terra “fate la pace e non la guerra”, oppure non mettete muri e aprite le porte ai migranti.
Le nostre considerazioni, però, vanno a 24 ore prima, cioè quando si sapeva che Renato Accorinti doveva andare al G7 di Taormina, al teatro con quella bella musica classica. Le considerazioni che si facevano erano le seguenti: come si vestirà? Farà un passo indietro, come molti gli avevano chiesto, per farne cento avanti? E quindi si sarebbe messo in giacca e cravatta abbandonando la classica maglietta? E come si vestirà la sua accompagnatrice che è stata oggetto di critiche in Consiglio Comunale (critiche che sono più vicine alle lavandaie e alle comari dei marciapiedi piuttosto che a un consesso civile come dovrebbe essere il Consiglio Comunale di Messina). I fatti privati sbandierati in pubblico, che non hanno nessun senso e nessuna rivelazione o valutazione efficace.
Inoltre, si considerava che se Accorinti avesse fatto un passo indietro, sarebbe venuto meno non soltanto ai suoi principi, ma sarebbe stata un’offesa per tutte le altre istituzioni a cui non aveva prestato la stessa attenzione. E poi pensiamo a Cecilia Caccamo: questa consigliera comunale che si è trovata al centro del mondo e mentre le first lady andavano a prendersi la granita sulle vie di Taormina, lei come si sarebbe dovuta vestire? Certo, i soldi per Dolce & Gabbana non li aveva e per dire la verità non aveva neanche i soldi per avere vestiti come la prima dama francese. Le avremmo voluto fare queste domande, però non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Poi come il suo compagno si è messa in maglietta anche lei… soltanto che quello era Renato Accorinti e quindi ha dato adito a critiche sempre più ferree, lei era una semplice consigliera comunale, per giunta donna e pur avendo anche lei una maglietta con un bel messaggio non ha avuto la stessa risonanza. Anzi, i quotidiani se ne sono pure fregati. Come per dire che quindi non è il contenuto l’importante, ma la forma, l’arida forma.
Poi se si va a dire a un potente della terra (che una settimana prima in Arabia Saudita aveva venduto 1100miliardi di armi) “fai la pace e non la guerra”, non si guarda al contenuto, si guarda alla forma.
Le penne erano già pronte a trovare l’inghippo se Renato Accorinti non fosse andato al Corteo del NO G7, perché è ovvio che se hai due assessori che vanno al corteo NO G7 e tu invece vai al G7, c’è una frattura all’interno della tua Amministrazione. Ma Accorinti ha superato anche questo: è andato sia al G7 sia alla manifestazione del NO G7 e lo ha fatto in un ruolo al quale pochi hanno prestato attenzione. Infatti, non era con i comunisti e non era con i partiti di sinistra, era con il Movimento Cambiamo Messina dal Basso. Quello stesso Movimento che lo ha portato alle elezioni a Sindaco e che poi fondamentalmente non lo ha mai criticato in modo specifico e non lo ha abbandonato in tutti questi quattro anni.
Diciamo la verità: vorremmo essere stati tutti Renato Accorinti in quel momento… per poter dire anche noi quello che ha detto ai sette grandi del mondo.
@PG e Carmen Fasolo